E’ partita a reti unificate la grande operazione ‘Dimenticare il Caimano’. In nome della ‘responsabilità’, delle imprese che chiudono, delle
partite Iva alla fame, dei debiti non pagati dalle pubbliche
amministrazioni, delle aste dei Bot prossime venture, e chi più ne ha
più ne metta. Ci stanno spiegando – tutti o quasi – che solo il ‘dialogo fra le
forze responsabili’ – può risolvere queste emergenze: il particolare
che le emergenze in questione siano state create proprio da queste forze
‘responsabili’ viene ovviamente tralasciato.
Quindi, dimenticate il Caimano: i suoi processi, le sue illegalità,
la sua cricca di farabutti, la sua impresentabilità, la sua tendenza
all’eversione, le sue leggi ad personam, le sue mirabolanti promesse mai
realizzate, i suoi insulti ai giudici o alla ‘Consulta comunista’, le
sue barzellette anni Cinquanta, le sue Santanchè, i suoi La Russa, i
suoi Verdini, i suoi Capezzone, le sue nipoti di Mubarak.
Dimenticare tutto, subito: stamattina la radio di Confindustria paragonava il dialogo tra Pd e Pdl alla grosse koalition
«che ha rilanciato l’economia tedesca», oggi sul ‘Corriere’ Antonio
Polito ci spiega che il Pd deve «elaborare il lutto della vittoria
mutilata» e piantarla con l’idea di fare da solo, sulla Stampa Luca
Ricolfi tesse
‘l’elogio dell’inciucio’, sul ‘Messaggero’ l’editoriale si intitola
‘Larghe intese necessarie anche al tavolo del governo’ – e l’altro
giorno (ancora sul Corriere) un grottesco Aldo Cazzullo rimproverava gli elettori delle primarie piddine che scelgono il candidato di sinistra.
Dimenticare tutto, subito: che giovedì si elegge il nuovo Presidente
insieme. Ma quale Caimano, mai stato il Caimano. Ora Berlusconi è il
leader del centrodestra moderato e rilascia interviste gentili anche a
Repubblica, in cui spiega
pacatamente che «all’amnistia non ci pensa, anzi non ne ha mai sentito
nemmeno parlare», e «l’urgenza è l’economia», quindi «bisogna trovare un
accordo» e «va bene un Pd per il Colle».
Sarà la quarta o la quinta volta, in vent’anni di berlusconismo, che
il Cavaliere ridiventa affidabile, generoso, disinteressato, avveduto,
bipartisan.
Di solito gli capita – casualmente, s’intende – quando perde le
elezioni, quando rischia di restare fuori dai giochi, quando ha bisogno
di una sponda con quelli che fino a un mese prima insultava. E
ovviamente quando i suoi processi si mettono male, quando le sue tivù hanno bisogno di alleanze.
E quelli, ogni volta, ci cascano: i suoi ‘non sono voti di serie B’, per carità, e ‘basta con la logica del nemico da abbattere‘.
Ci cascano, ancora una volta, senza capire che questa è davvero l’ultima: non per il Caimano, ma per loro.
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