sabato 20 aprile 2019

La condizione giovanile in Italia

Il Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo edito da Il Mulino, giunto nel 2017 alla quarta edizione, è diventato in questi anni un solido punto di riferimento sulla complessa e dinamica realtà giovanile.
Oltre all’aggiornamento annuale sulle scelte formative, sui percorsi lavorativi, sulla progettazione di una propria famiglia, su valori, aspettative e atteggiamento verso le istituzioni delle nuove generazioni, il Rapporto 2017 contiene tre focus dedicati ad altrettanti temi chiave:  il primo riguarda lo scenario post Brexit e le possibilità di rilancio di un processo in grado di superare nuovi timori e vecchi confini. Il secondo, dedicato alle nuove tecnologie di comunicazione e ai social network, analizza come stia mutando quantitativamente e qualitativamente il loro uso e quale sia l’impatto di tale mutamento sulla vita sociale e relazionale. Il terzo, infine, riguarda le condizioni di vulnerabilità e disagio, con un’analisi sia dell’aspetto emotivo sia di quello comportamentale, in connessione con il contesto familiare, sociale ed educativo.
Il filo rosso che unisce i vari capitoli è il racconto di una generazione in equilibrio precario tra rischi da cui difendersi e opportunità a cui tendere, penalizzata da freni culturali e istituzionali che non permettono una piena valorizzazione di potenzialità troppo spesso misconosciute e sottoutilizzate.
In libreria si può acquistare il nuovo volume di Rapporto giovani edito da il Mulino.

Cinque argomenti chiave del Rapporto Giovani sono presentati da cinque brochure tematiche in formato pdf:
Che cosa è il Rapporto Giovani
I giovani e la famiglia
I giovani e la scuola 
I Neet 
I giovani e i social

 

I dati proposti in questa pagina sono stati estratti dal volume
“La Condizione Giovanile in Italia – Rapporto Giovani 2017”

 


 

mercoledì 17 aprile 2019

Economia circolare, la sostenibilità come modello di sviluppo

Il sistema economico attuale, ovvero produrre senza alcun riguardo per le materie prime, per il loro utilizzo non condiviso e per lo smaltimento selvaggio degli scarti (c.d. sistema lineare), figlio della rivoluzione industriale, è giocoforza sempre più inefficiente e costoso, sia per l’ambiente, che per i cittadini-consumatori e per le imprese.
Le parole chiave del modello lineare sono “prendi, produci, getta” (Take, Make, Dispose).
Ma è possibile sostituirlo?
Sì, attraverso l’applicazione del modello dell’economia circolare basato sulle famose tre “R” (Reuse, Reduce, Recycle):  
ridurre (gli imballi dei prodotti, gli sprechi di materie prime, eccetera), riusare (allungando il ciclo di vita dei beni) e riciclare (gli scarti non riutilizzabili).
Nell’economia circolare i prodotti sono pensati per avere una nuova vita grazie alla riparazione, alla ricostruzione, alla trasformazione o al riutilizzo come nuove risorse per altri prodotti.
L’economia circolare può creare un modello di sviluppo completamente nuovo. Proficuo, in quanto riduce gli sprechi. Riuso, riciclo e recupero sono le parole chiave intorno alle quali costruire un nuovo paradigma di sostenibilità, innovazione e competitività, in uno scenario in cui anche i rifiuti si trasformano da problema in risorsa.
Uno studio della Ellen McArthur Foundation (centro di ricerca sull’economia circolare) evidenzia come, solo in Europa, l’economia circolare può generare un beneficio economico da 1.800 miliardi di euro entro il 2030, può dare una spinta al Pil (il prodotto interno lordo, vale a dire la ricchezza) di circa 7 punti percentuali addizionali, può creare nuovi posti di lavoro e incrementare del 3% la produttività annua delle risorse.

Lo scenario europeo: verso una UE più sostenibile

Il 2 dicembre 2015 la Commissione Europea adottò un ambizioso pacchetto sull’economia circolare composto da un piano d’azione con misure relative all’intero ciclo di vita dei prodotti: dalla progettazione, all’approvvigionamento, alla produzione e al consumo fino alla gestione dei rifiuti e al mercato delle materie prime secondarie.
“La creazione di un’economia circolare in Europa costituisce una priorità fondamentale per questa Commissione – ha detto il primo vicepresidente Frans Timmermans, responsabile per lo sviluppo sostenibile – Siamo in procinto di chiudere il cerchio di progettazione, produzione, consumo e gestione dei rifiuti per creare un’Europa verde, circolare e competitiva”.
Il passaggio a un’economia più circolare rappresenta una parte significativa degli sforzi della Commissione, al fine di modernizzare e trasformare l’economia europea, orientandola verso una direzione più sostenibile. L’economia circolare offre alle imprese la possibilità di realizzare vantaggi economici considerevoli e di diventare più competitive. Consente di realizzare significativi risparmi di energia e benefici per l’ambiente, crea posti di lavoro a livello locale e offre opportunità di integrazione sociale ed è strettamente correlato alle priorità dell’UE in materia di posti di lavoro, crescita, investimenti, agenda sociale e innovazione industriale.

Lo scenario italiano: consumatori sempre più sensibili
In Italia, negli ultimi anni, è cresciuta la sensibilità sul fronte dei rifiuti: secondo stime del Conai nel 2018 il tasso di riciclo salirà al 68,7%, mentre circa l’11,8% sarà avviato al recupero energetico. Significativi risultati anche per carta e cartone, per cui ad oggi l’80% viene riciclato, secondo i dati del consorzio Comieco. Sono 540mila, invece, le tonnellate di rifiuti di imballaggi in plastica riciclati nel 2015.
Anche i consumatori italiani, d’altra parte, si stanno orientando verso una maggiore sensibilità e sostenibilità. Negli ultimi anni la percentuale di sprechi alimentari si è ridotta sensibilmente, passando da circa il 15% della spesa al 5%, per un controvalore economico di circa 265 euro l’anno a famiglia. La riduzione degli sprechi evidenzia come i consumatori tendano sempre di più a investire maggiormente sulla qualità dei prodotti, cercando nuove e più vantaggiose forme di risparmio, privilegiando aspetti quali la sostenibilità del prodotto o dell’azienda produttrice. E’ un passo deciso verso un consumo più responsabile e sostenibile, rispettoso dell’ambiente e dei lavoratori.

La consapevolezza è che il modello lineare di crescita economica, basato sul “take-make-dispose” non è più un modello adatto all’attuale società del mondo globalizzato, trattandosi di un modello molto dispendioso per una realtà fatta di risorse limitate.

Il Piano di Azione della Commissione sull’economia circolare propone misure per intervenire su ogni fase di vita di un prodotto: dal materiale grezzo, alla sua produzione, al suo consumo e infine ai rifiuti che ne derivano.
Nel 2018 è stato adottato un secondo pacchetto di misure, con particolare attenzione alla plastica e ai rifiuti. La Commissione ha anche proposto l’adozione di una Direttiva contro la plastica monouso e il materiale da pesca.
Nel documento pubblicato dalla Commissione, si può leggere quanto in questi anni è stato fatto sul tema. 
A favore dell’innovazione e gli investimenti nell’economia circolare sono stati messi a disposizione più di 10 miliardi di € per il periodo 2016-2020, oltre ad una piattaforma di supporto che emana raccomandazioni per progetti sull’economia circolare.
Per combattere i rifiuti in mare è stata adottata la prima politica europea sulla plastica per il riutilizzo della stessa, ponendo l’obiettivo del 55% di plastica riciclata entro il 2030.
Ci sono stati interventi sui rifiuti con un quadro legislativo entrato in vigore a luglio 2018, in cui sono fissati molti parametri sulla gestione dei rifiuti.
Allo stesso modo si è intervenuti sul riutilizzo dei rifiuti, dando una seconda vita ai materiali grezzi.
Altro tema affrontato è quello dello spreco del cibo, intervenendo ad ogni livello della catena della distribuzione alimentare. È stata messa in piedi una piattaforma sullo spreco e sulla perdita di cibo.


Nel 2018 è stata adottata una strategia sulla Bioeconomia, con 14 azioni concrete da portare avanti.
Sono stati portati avanti molti interventi, dunque, interventi che necessitano di essere continuamente monitorati, per questo è stato anche pubblicato il Monitoring Framework of Indicator for the Circular Economy


Per maggiori informazioni:
Comunicato stampa della Commissione
Fonti:
www.europa.eu
www.adocnazionale.it
www.apiceuropa.com