sabato 20 maggio 2006

AL REVES: ricordando Schafik



Vita e morte di un rivoluzionario esemplare

A distanza di qualche mese dalla sua morte improvvisa, molti salvadoregni piangono ancora la perdita di Schafik Jorge Handal, leader carismatico del Frente Farabundo Martì de Liberacion Nacional, personaggio amatissimo dal suo popolo per aver dedicato tutta una vita alla lotta sociale - prima quella armata, come capo guerrigliero durante la guerra civile del 1980-1992, poi quella politica come dirigente di partito.
Ai funerali hanno partecipato migliaia di persone, nonché i rappresentanti di 20 paesi tra i quali Venezuela, Brasile, Argentina, Bolivia, Cuba, Nicaragua, Guatemala e Repubblica Dominicana; ma molti altri paesi primeggiavano in quella folla che cantava: “Il Comandante rimane, il Comandante non va via”. Il giorno prima il Parlamento Centroamericano (PARLACEN) aveva decorato post mortem Handal con la medaglia d’Onore al Merito Centroamericano, una delle più importanti concesse ai capi di stato e alle persone illustri che hanno svolto la propria opera in modo esemplare; un giusto riconoscimento del popolo dell’America Centrale a un grande uomo che con la sua morte lascia un vuoto enorme, ma anche il suo pensiero profondo e l’insegnamento del suo esempio.
Di lontane origini palestinesi, Schafik Handal conseguì la laurea in Diritto all’università di San Salvador, dove diventò anche dirigente del movimento per la riforma e l’autonomia universitaria. La sua lunga militanza nel Partito Comunista Salvadoregno ebbe invece inizio nel lontano 1944; un anno cruciale per il cammino democratico del piccolo paese centroamericano, paralizzato da una serie di scioperi e di furiose proteste popolari che portarono alla caduta della dittatura di Maximiliano Hernandez.
Come conseguenza del suo impegno politico, il giovane Handal fu presto costretto a fuggire in esilio, in Cile e Guatemala, per poi far ritorno nel suo paese d’origine in assoluta clandestinità e appena in tempo per contribuire all’organizzazione della lotta rivoluzionaria. In quel periodo, Handal si distinse come capo delle formazioni guerrigliere integrate nel Fronte Farabundo Martì di Liberazione Nazionale, che combatté per tutti gli anni ottanta contro la dittatura militare appoggiata apertamente dagli Stati Uniti. Alla fine del conflitto armato (1992), Schafik fu a capo della commissione del FMLN che partecipò ai negoziati di pace, contribuendo all’apertura di ampi spazi di partecipazione politica e civile per la neonata sinistra salvadoregna. E dopo la trasformazione del FMLN in partito politico, il “Comandante” si presentò alle elezioni amministrative del 1994 come candidato sindaco per il comune di San Salvador.
Nel 2002 il Fronte Farabundo Martì conobbe la sua crisi più acuta. La fazione “riformista” capeggiata da Facundo Guardado stava portando il partito verso la scissione, entrando decisamente in rotta con la cosiddetta “ala dura” (l’altra parte della dirigenza composta dagli ex-combattenti di area “social-rivoluzionaria”), stigmatizzata come troppo conservatrice e quindi incompatibile con la modernità e la democrazia. Del resto, un po’ ovunque nel mondo, quelle organizzazioni che in passato erano stati movimenti rivoluzionari o guerriglie popolari stavano attraversando analoghi processi di “rinnovamento” (o per meglio dire di “mutazione genetica”), trasformandosi a loro volta in partiti politici con orientamenti molto lontani dalle loro posizioni di partenza.
In Salvador Joaquin Villalobos, anch’egli ex-comandante del FMLN, da molti considerato uno stratega eccellente e un uomo di grandi doti politiche, una volta deposte le armi si lasciò sedurre dalle sirene della politica, tradendo completamente i suoi principi rivoluzionari. Dopo una breve esperienza ad Oxford, dove gli fu offerta una cattedra, tornò in patria per fondare un piccolo partito filo-statunitense, stretto alleato della destra salvadoregna.
Più tardi, anche Facundo Guardado finì per fare il gioco delle destre. Ad un certo punto della campagna elettorale, il leader “rinnovatore” arrivò ad essere definito un “buon rivoluzionario” da quella destra che, per ovvie ragioni di opportunità politica, non perdeva occasione per favorire con ogni mezzo il processo riformatore all’interno del Frente, sperando così in una sua provvidenziale “spaccatura”.
Ma l’intento destabilizzatore era destinato a fallire miseramente. Il FMLN cresceva insieme ai suoi militanti proprio perché riusciva nel tempo, nonostante le sue contraddizioni interne, a tener fede ai suoi principi d’origine. Ben presto, infatti, la linea ortodossa tornò ad imporsi come maggioranza, e mentre l’astro di Facundo Guardado tramontava definitivamente, la popolarità di personaggi come Handal, rimasti ligi alla linea d’un tempo, continuava a rimanere integra.
Schafik rimase a lungo il deputato più caro ai settori popolari, ma anche il più calunniato dai media e da una larga parte della destra salvadoregna. Di conseguenza, la fama di rivoluzionario “ortodosso” ed intransigente che si era ritagliato nel corso degli anni lo portò ad essere stimato anche all’estero come uomo d’azione e - al tempo stesso - come ideologo, grazie soprattutto ai lucidi interventi in occasione delle molteplici conferenze internazionali a cui partecipò come membro della delegazione del FMLN.
Hugo Chavez, il presidente del Venezuela, ha scritto di recente alla vedova Handal una lettera molto commovente e piena di ammirazione per il compianto “Comandante Schafik”. Anche Fidel Castro non ha mai nascosto di aver stretto con Handal una profonda amicizia; il messaggio di condoglianze del presidente cubano aggiungeva che “Cuba si sente orgogliosa di aver avuto Schafik Handal tra i suoi più generosi e combattivi amici. Il mondo rende omaggio a chi ha sempre vissuto con dignità, fedele ai principi di libertà e di giustizia sociale, senza mai tirarsi indietro”.

Andrea “Chile” Necciai