Prof. Massimo Zucchetti
Qualche mese fa, nell’aprile di quest’anno, è stato ospitato a Torino, nel mio Politecnico, un Convegno sugli effetti sulla salute e sull’inquinamento dell’incenerimento dei rifiuti.
E’ stato organizzato dai medici ISDE, Associazione Italiana dei Medici per l’Ambiente. A me ed al collega Angelo Tartaglia è toccato il compito di introdurre e moderare il convegno, mentre sono intervenuti l’ing Massimo Cerani (Ambiente Brescia), il prof. Benedetto Terracini, notissimo epidemiologo dell’Università di Torino, mentre ha chiuso un mio amico, il dottor Ernesto Burgio Pediatra, Presidente del ISDE Scientific Office, con una comunicaizone molto avanzata su “Inceneritori e rischi per la salute : i meccanismi molecolari”. Qui potete vedere il mio intervento di apertura al Convegno, mentre qui potete iniziare a vedere la prima parte e poi a seguire le altre del Convegno.
E’ stato organizzato dai medici ISDE, Associazione Italiana dei Medici per l’Ambiente. A me ed al collega Angelo Tartaglia è toccato il compito di introdurre e moderare il convegno, mentre sono intervenuti l’ing Massimo Cerani (Ambiente Brescia), il prof. Benedetto Terracini, notissimo epidemiologo dell’Università di Torino, mentre ha chiuso un mio amico, il dottor Ernesto Burgio Pediatra, Presidente del ISDE Scientific Office, con una comunicaizone molto avanzata su “Inceneritori e rischi per la salute : i meccanismi molecolari”. Qui potete vedere il mio intervento di apertura al Convegno, mentre qui potete iniziare a vedere la prima parte e poi a seguire le altre del Convegno.
Come mai dobbiamo ancora occuparci di inceneritori, al giorno d’oggi, dal punto di vista scientifico?
Sta ormai diventando ovvio che, da un lato, l’incenerimento dei rifiuti
provoca l’emissione di sostanze chimiche cancerogene, principalmente
diossine ma non solo, mentre dall’altro risulta tecnicamente una
soluzione – quella dell’incenerimento – ormai superata dal punto di
vista tecnologico. In molte parti d’Italia e d’Europa, come vedremo, si
sospendono lavori per gli inceneritori, oppure si chiudono alcuni degli
impianti esistenti.
Come mai, allora? Perché a Torino ancora, nel 2012, si cotruisce nonostante tutte le evidenze un altro inceneritore: il “mostro” del Gerbido, una località nell’immediata periferia (“cintura” per chi è di quelle parti) torinese.
Il mostro del Gerbido. Le emissioni derivanti dalla combustione di
almeno 421.000tonnellate di rifiuti l’anno, dal camino alto 120 metri,
si spargeranno su Torino e dintorni. Ogni giorno – se mai funzionerà –
entreranno nell’impianto 1620 tonnellate di rifiuti e circa 30
tonnellate di reagenti chimici. Ogni giorno usciranno dall’impianto per
andare nelle discariche:
- 370 tonnellate/die di scorie considerate “rifiuti non pericolosi” e avviate, in futuro, alla discarica per rifiuti speciali non pericolosi da realizzare a carico di TRM;
- 30 tonnellate/die di ceneri “volanti” classificate come “rifiuti pericolosi”;
- 21 tonnellate/die di “prodotti sodici residui” che sono classificati come “rifiuti pericolosi”;
Sarebbero autorizzate ad uscire ogni giorno dal camino, per cadere sulle teste della popolazione circostante:
- 1590 tonnellate/die di anidride carbonica, gas serra;
- 97 kg/die di PM10,
- 1941 kg/die di biossido di azoto
- 485 kg/die di monossido di carbonio
- 97 kg/die di acido cloridrico
- 97 kg di carbonio organico totale(TOC)
- 4,85 kg/die di metalli pesanti
- 0,98 mg/die di furani-diossine
- 97 gr/die di IPA(idrocarburi policiclici aromatici)
Molti di questi composti sono noti cancerogeni. Poi, andranno in
fogna ogni giorno ben 3.300 metri cubi di acqua prelevata dalle falde.
Considerato che in mancanza della ferrovia tutto ciò bisognerà
trasportarlo su autocarri, transiteranno ogni giorno circa 130 mezzi
pesanti tra autocarri e autocompattatori: l’inquinamento dell’area
torinese, già pesante, peggiorerà notevolmente.
In Italia si continua erroneamente a chiamare gli inceneritori con un
nome intraducibile in altre lingue: “termovalorizzatori”, un’invenzione
tutta italiana per non spaventare i cittadini. Il loro vero nome
dovrebbe essere “inceneritori di rifiuti con recupero energetico” se
rispettano la Direttiva Europea 98/2008, che richiede un rendimento
energetico di almeno il 60%. Peccato che l’impianto previsto a Torino
arriverà a massimo il 27% senza il teleriscaldamento. Quindi, sarebbe
semplice smaltimento, ultimo scalino della gerarchia europea nella
gestione dei rifiuti. Senza considerare l’energia usata per produrre i
materiali post-consumo e per poi di produrne di nuovi (considerato nelle
analisi chiamate “analisi ciclo di vita”). Il massimo recupero
energetico si ottiene invece con il riutilizzo di tali materiali.
Una corretta gestione dei rifiuti, oggi, prevede tutt’altro rispetto all’incenerimento:
a) prevenzione;
b) preparazione per il riutilizzo;
c) riciclaggio;
d) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia;
e) smaltimento.
Proprio per questo non posson non dare il mio appoggio convinto alla MANIFESTAZIONE CONTRO L’INCENERITORE DEL GERBIDO,
che si terrà questo SABATO 20 OTTOBRE 2012, alle 14.30, con RITROVO
PRESSO PIAZZA PALAZZO DI CITTA’ A TORINO. Riporto qui di seguito alcune
delle ragioni degli organizzatori e dei manifestanti, che sono anche le mie, e che debbono essere quelle di tutti noi.
Vicino alla tangenziale Sud di Torino, al Gerbido, stanno costruendo
uno dei piu’ grandi impianti d’Europa per bruciare i rifiuti. Quando
entrera’ in funzione l’inceneritore bruciando i rifiuti emettera’
nell’ambiente sostanze nocive che i filtri non riusciranno a trattenere.
Si tratta di diossina, metalli pesanti, nanoparticelle, ossidi di azoto
e zolfo, ecc. Noi e i nostri figli subiremo queste sostanze cancerogene
emesse da questo inceneritore tutti i giorni e tutte le notti, di
continuo, per i prossimi 20 anni, forse anche 30. Nei luoghi in cui e’
presente un inceneritore la gente si ammala di piu’ di tumore, come e’
emerso da moltissimi studi medici. E’ per questo che in tutta Europa si
sta cercando di evitare di costruire nuovi inceneritori, cercando di
riutilizzare i rifiuti anziche’ bruciarli.
Come possono essere smaltiti i rifiuti, se non vengono bruciati? Le alternative all’inceneritore esistono.
1. Negli altri paesi europei la costruzione di nuovi inceneritori è una pratica ormai nemmeno più presa in considerazione.
2. Investendo molti meno soldi di quelli che si stanno spendendo per
l’inceneritore, Torino deve organizzarsi per migliorare la raccolta
differenziata, come prevede la legge europea, e deve far pagare meno
tasse ai cittadini che differenziano di piu’, cosi’ come si fa in tutti i
paesi civili del resto dell’ Europa
3. L’inceneritore deve essere trasformato in un impianto a freddo
(TMB), senza bruciare, recuperando ulteriormente materie prime. Gli
impianti per il Trattamento Meccanico Biologico a freddo dei rifiuti
sono gia’ presenti in molte altre citta’.
“Gli inceneritori sono ormai superati”: Cosi’ si e’ espresso il
ministro dell’ambiente Corrado Clini nel settembre di quest’anno. “Stop
alla costruzione di nuovi inceneritori in Emilia Romagna e chiusura
graduale di quelli esistenti, a partire dai più vecchi”. A dire cio’,
sempre a settembre di quest’anno, è l’assessore regionale all’ambiente
dell’Emilia Romagna. A fine agosto e’ stato chiuso l’inceneritore di
Vercelli, chiuso anche l’inceneritore di Reggio Emilia, sotto sequestro
il costruendo inceneritore di Parma, da parecchi mesi posto a fermo
anche l’inceneritore di Roma.
L’incenerimento è inutile, dannoso all’ambiente e alla salute,
costoso, superato, ed energicamente – in questo caso – una bestemmia.
Come mai a Torino si continua con questa costruzione? Semplice: gli oppositori del Comitato NO-INC dicono
che si tratta una decisione dettata solamente da puri interessi
economici, guardando unicamente ai soldi che entreranno nelle casse del
comune per ogni tonnellata di immondizia bruciata, senza considerare la
salute dei cittadini, come capita spesso nelle scelte dei nostri
politici.
Ancora con questo inceneritore, a Torino? Basta, su, siamo seri:
disdiciamo questi contratti, rinunciamo ai lauti affari e alle
privatizzazioni connesse, e cerchiamo, almeno una volta, come politici e
amministratori locali, di fare una decente figura dimostrando buon
senso. Basta poco, e costituirebbe un primo bel precedente.
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