vorrei condividere con voi una riflessione, più che altro un pensiero ad alta voce, riguardo
la riappropriazione di un'altra parola.
In questi anni di Movimento
dopo aver riconquistato le parole Diritto (ben
oltre il Bisogno) e Beni Comuni ho iniziato a vedere con luce diversa la parola
Servizio.
Sono anni che ci occupiamo di Servizi, ma abbiamo una comprensione
intima della parola?
Certo è immediato il discorso gestionale, di assetto
aziendale, arriviamo a riconoscere facilmente l'erogazione di Servizio di beni
essenziali, di prima necessità.
Credo poter tracciare un sentiero grezzo
per andare ancora oltre, ovvero:
Servizio ha una valenza di
subordinazione, da servo, servitù. Direi che soprattutto è questa
l'ottica con la quale ci approcciamo quotidianamente al termine.
Ma abbiamo
perso tutto un universo di idee e concetti legati al termine, ovvero tutti i
significati collegati a serbare e potenziati ulteriormente dal prefisso
con: CONSERVARE.
Serbare ovvero custodire, conservare
intatto, proteggere.
Credo fortemente sia questo il
legame saldo che deve guidare la nostra riflessione di difesa dei Beni Comuni
attraverso i Servizi, al fine della loro CONSERVAZIONE per le generazioni
future.
Da questo deve, intendo proprio dovere, conseguire la
cultura e l'educazione che attiene a questa visione, ovvero l'educazione allo
Spirito di Servizio.
Solo sviluppando e facendo nostro questo spirito
potremo davvero fare la differenza rispetto al contesto attuale. Esplicito:
solo facendo nostro lo Spirito di Servizio (ovvero rivolto alla conservazione
dei Beni per le future generazioni) potremo affrontare degnamente la gestione
dei Servizi piuttosto che dei beni comuni - Res Publica - in un modo nuovo e
altro dal presente. Ancor più esplicito: senza questa premessa non credo che
apporteremmo sostanziali modifiche rispetto al modello imperante che combattiamo
da tempo e penso soprattutto alla nostra ampia proposta di partecipazione e per
i servizi pubblici locali e per la partecipazione alla politica, sia essa
interna (chi un giorno si candiderà) sia esterna, restando cittadino
attivo.
L'esperienza bellissima di questi anni mi fa affermare che questa
cultura è più sviluppata tra i cittadini, non mi riferisco solo a noi attivi dei
diversi movimenti, ma anche alle cittadine e cittadini che abbiamo incontrato in
anni di banchetti in piazza, piuttosto che agli amministratori pubblici o
delegati, comunque sempre con i dovuti distinguo.
Reputo interessante
dibattere a riguardo e approfondire un sentiero da me appena appena
abbozzato.
Andrea,
Comitato Acqua Pubblica Torino
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