PIACEVA tanto all’assessore regionale lombardo Bruno Tabacci. Ma anche Piero Fassino, sindaco di Torino, sembrava non disdegnare l’idea. Gli unici che si sono sempre mostrati freddi, molto freddi, sono stati i genovesi. Non è mai piaciuta, all’ombra della Lanterna, l’idea di creare un colosso capace di unire A2A, la multiutilities lombarda che unisce le forze di Milano e di Brescia, e Iren. Alla fine, pare proprio che l’impostazione genovese, da subito condivisa dal sindaco Marco Doria, sia destinata ad arrivare fino in fondo. Niente matrimonio, niente quote di controllo ancor più diluite rispetto al presente, ognuno avanti per la propria strada. In fondo, per dirla tutta, anche ai vertici societari di A2A l’idea di unirsi a Iren, con quello che ne consegue, lasciava qualche dubbio. Questione di strategie, soprattutto. Perché A2A è vuole diventare sempre più forte nell’energia e nella generazione. Insomma, fatte le debite proporzioni, punta a diventare una sorta di “Enel 2”, con l’obiettivo di offrire i suoi servizi su tutto il territorio nazionale.
Ecco perché la questione della multiutility del Nord a più d’uno ha dato l’impressione di essere una cortina fumogena davanti a una scenario differente. Ad A2A, ad esempio, non dispiacerebbe liquidare Iren per aumentare le sinergie tra i suoi impianti e quelli di Edipower. Il gruppo lombardo punta infatti a diventare il secondo operatore nazionale senza una forte connotazione e un legame territoriale particolarmente vincolante. Hera rafforza di fatto l’asse del nordest dove ora sarà sempre più difficile entrare. I sindaci-azionisti di Iren vedono quindi il gruppo come la multiutility del nordovest, almeno per i prossimi 4-5 anni. Non a caso i reiterati tentativi emiliani di aggregazioni con Ascopiave e AcegasAps per accerchiare Hera sono andati a vuoto. E opinione condivisa, soprattutto fra Fassino e Doria, che nei prossimi anni il gruppo avrà bisogno di amalgamarsi, ristrutturarsi all’interno e fondersi realmente, più che allargarsi ancora. Oltretutto, Doria e Fassino non avrebbero particolarmente gradito la notizia dell’arbitrato vinto da Edison sui cosiddetti contratti “take or pay” che avrebbe un impatto positivo sul suo margine operativo lordo di 450 milioni. Insomma, si starebbero chiedendo: «L’abbiamo pagata cara, l’abbiamo venduta a un prezzo più basso, e ora all’improvviso i suoi conti vanno meglio?». Eh sì, a Genova e Torino i conti sembrano non tornare...
(Massimo Minella, Repubblica ed.Genova)
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.