Il 10 dicembre non sarà a Oslo, a ricevere il premio Nobel per la pace. Nella storia, era successo solo altre tre volte che il vincitore fosse impossibilitato perché in carcere. Dopo quella del tedesco Von Ossietzky (1935), della birmana Aung San Suu Kyi (1991) e del cinese Liu Xiaobo (2010), sarà la sedia vuota dell’iraniana Narges Mohammadi, anche lei in prigione come i suoi tre predecessori, a segnare la celebrazione. « Non potrà uscire dal carcere di Evin», conferma dall’Italia il movimento Donna Vita Libertà, nato sulla scia dello sdegno per la morte, nel settembre 2022, della giovane Mahsa Amina, arrestata e picchiata perché portava male il velo. Narges non potrà volare in Norvegia non solo perché il regime degli ayatollah, a dispetto dell’invito della presidente del Comitato di Oslo, Berit Reiss Andersen, a « prendere la giusta decisione», non sembra avere la minima intenzione di rilasciarla, ma anche perché le sue condizioni di salute sono precarie.
domenica 3 dicembre 2023
[IRAN] La lettera del Nobel dal carcere «Perché il mondo resta impassibile?»
Il 10 dicembre non sarà a Oslo, a ricevere il premio Nobel per la pace. Nella storia, era successo solo altre tre volte che il vincitore fosse impossibilitato perché in carcere. Dopo quella del tedesco Von Ossietzky (1935), della birmana Aung San Suu Kyi (1991) e del cinese Liu Xiaobo (2010), sarà la sedia vuota dell’iraniana Narges Mohammadi, anche lei in prigione come i suoi tre predecessori, a segnare la celebrazione. « Non potrà uscire dal carcere di Evin», conferma dall’Italia il movimento Donna Vita Libertà, nato sulla scia dello sdegno per la morte, nel settembre 2022, della giovane Mahsa Amina, arrestata e picchiata perché portava male il velo. Narges non potrà volare in Norvegia non solo perché il regime degli ayatollah, a dispetto dell’invito della presidente del Comitato di Oslo, Berit Reiss Andersen, a « prendere la giusta decisione», non sembra avere la minima intenzione di rilasciarla, ma anche perché le sue condizioni di salute sono precarie.
venerdì 3 novembre 2023
All'Iran la presidenza del Forum sociale del Consiglio dei Diritti Umani ONU
giovedì 5 ottobre 2023
[IRAN] Ancora polizia morale
Armita proviene dalla città di Kermanshah, nell'Iran occidentale popolato prevalentemente da curdi, ma attualmente è residente a Teheran. Secondo Hengaw, attenta alle questioni del popolo curdo, la giovane è stata vittima di "gravi abusi fisici" da parte della polizia morale nella metropolitana. L'incidente sarebbe stato causato da una violazione del rigido codice di abbigliamento islamico, che questa estate è stato rafforzato con pene più severe. Sempre secondo l'organizzazione norvegese, la studentessa liceale si trova attualmente in coma e sotto sorveglianza in un ospedale militare. I media locali sostengono invece che la ragazza è stata portata in ospedale dopo aver perso conoscenza in metropolitana a causa della "pressione bassa" e per "aver sbattuto la testa contro una sbarra di metallo". I suoi amici l'hanno fatta scendere dal treno e hanno chiamato i servizi di emergenza.
sabato 3 giugno 2023
Siamo tante e non abbiamo paura, la dittatura morde ma ha le ore contate
*Mahin,
nome di fantasia di una storia vera raccolta da Francesca Paci su LaStampa
martedì 9 maggio 2023
Patrick Zaki. Nuovo, ennesimo rinvio
«È difficile per me completare i miei studi; ma con l'aiuto dell'università e della professoressa, sono riuscito a finire la maggior parte degli esami del master», ha aggiunto lo studente egiziano accusato di aver pubblicato notizie false. «Spero che quando arriva giugno sarò a Bologna, tra i miei colleghi, a festeggiare la fine della mia tesi magistrale come una persona normale».
Nonostante la scarcerazione avvenuta l’8 dicembre del 2021 dopo quasi due anni di detenzione, Patrick Zaki rimane imputato «per «diffusione di notizie false e diffusione di terrore tra la popolazione» riguardo a un articolo pubblicato nel 2019 sui cristiani copti in Egitto perseguitati dall’Isis e discriminati da frange della società musulmana. Il processo però è ancora in corso ma ogni volta le udienze vengono rinviate. Una strategia sistemica adottata dal governo egiziano contro detenuti politici, giornalisti e attivisti scomodi al regime.
Il prossimo appuntamento è stato fissato al 18 luglio dopo che nel tribunale di al Mansoura il giudice titolare del processo oggi ha deciso di non presentarsi. A comunicarlo è lo stesso studente egiziano dell’università di Bologna, che è stato rilasciato dal carcere l’8 dicembre del 2021.
«Processo Zaki: stamattina il giudice non si è neanche presentato. Ora Patrick resta in attesa che qualcuno gli dica cosa succederà. Un'ennesima prova del disprezzo per i diritti umani da parte della magistratura egiziana», ha scritto Amnesty International Italia su Twitter.
Sul caso è intervenuto anche il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury: «Il fatto che il giudice neanche si sia presentato, oggi, per la decima udienza del processo è un segno di gradasso disprezzo per i diritti umani da parte della magistratura egiziana. Siamo di fronte a un altro rinvio abnorme di oltre due mesi. Patrick trascorrerà il suo 32º compleanno, il quarto consecutivo, ancora privo della completa libertà. La sua speranza di poter tornare a Bologna, a metà luglio, per prendere finalmente la laurea svanisce anche questa volta. È un accanimento assurdo del quale bisogna che le istituzioni italiane chiedano conto al governo del Cairo».
venerdì 31 marzo 2023
[IRAN] appello
Al segretario generale delle Nazioni Unite
Allo Special Rapporteur sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie
Al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (Ecosoc)
Al Parlamento europeo
Rivolgiamo
il nostro accorato appello a che si
intervenga con estrema urgenza e con azioni concrete sulla tragedia
dell’annientamento della libertà e dei diritti umani civili e politici
in atto nella Repubblica islamica dell’Iran.
Lì, con feroce oscurantismo, anche in queste ore, si annientano i diritti fondamentali e il diritto delle donne a disporre della propria libertà e del proprio inviolabile corpo.
Dal 16 settembre larghi strati della popolazione iraniana stanno manifestando in ogni angolo del paese, con grande coraggio, al grido di “Donne, Vita, Libertà”, il loro dolore, la loro rabbia, il loro orgoglio; manifestano in maniera del tutto pacifica contro la violenza di un regime responsabile della morte della giovane ventiduenne iraniana Mahsa Amini, massacrata di botte dalla “Gasht-e Ershad”, la cosiddetta “polizia morale” di Tehran dopo essere stata arrestata per aver osato mostrare una ciocca dei propri capelli.
Sono già centinaia le vittime colpite dalla feroce repressione in corso dal 16 settembre e migliaia sono gli arresti di donne e uomini poi sottoposti a detenzioni arbitrarie e a torture per aver manifestato contro l’obbligo per le donne di indossare l’hijab come prescritto dalle oscure leggi islamiche vigenti.
Secondo l’Iran Human Rights con sede a Oslo, almeno 76 persone (purtroppo il dato è in continuo aggiornamento, NdR) sono state uccise da colpi d’arma da fuoco delle forze di sicurezza iraniane.
L’hijab è lo strumento che il regime usa per controllare e sottomettere le donne e, nel contempo, l’insieme della società iraniana.
Poco dopo la sua elezione, il presidente dell’Iran, Ibrahim Raisi, il 15 agosto 2022, ha firmato un decreto imponendo una nuova serie di restrizioni ai costumi delle donne, l’osservanza delle quali è controllata da telecamere di videosorveglianza installate in ogni angolo delle strade delle principali città iraniane. Le trasgressioni vengono punite con pesanti sanzioni e pene detentive.
Condannare e colpire con durezza e intransigenza la barbarie di questo regime che da un antro buio della storia pretende di oscurare la civiltà umana, con la sua espressione e valorizzazione suprema del diritto naturale storicamente acquisito di ciascun individuo alla libertà e alla democrazia, significa salvaguardare quella stessa civiltà in Europa e in tutto il mondo.
Significa dunque salvare la suprema espressione della vita umana, quella autenticamente religiosa che aborrisce ogni forma di violenza nel segno, appunto, nella nonviolenza, dell’amore e del dialogo.
Per questi motivi
Chiediamo che ognuno dei soggetti in indirizzo intervenga, per quanto di propria competenza, presso il Governo iraniano per porre fine alla repressione in atto e per sanzionare i responsabili di questi odiosi crimini.
In difetto di risposta positiva entro un termine congruo, si invita
la comunità internazionale a considerare complici dei responsabili anche
i decisori politici iraniani che si dimostrano incapaci o non
desiderosi di impedire le violenze.
PER SOTTOSCRIVERE L'APPELLO
Clicca qui (Partito Radicale)
venerdì 10 marzo 2023
[IRAN] Donna, vita, libertà
Sette artiste iraniane”
La mostra è un omaggio a chi ha lottato in passato, ai/alle caduti/e della libertà negli ultimi quattro decenni e a chi sta lottando tuttora rischiando la propria vita.
La mostra è patrocinata da: Regione Piemonte, Consiglio Regionale del Piemonte, Comitato Regionale per i Diritti Umani e Civili,
Città Metropolitana di Torino, Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà.
La mostra sarà aperta al pubblico dall'11 marzo al 8 aprile 2023
Il 16 settembre 2022 si è aperto un nuovo capitolo nella storia politica e sociale dell’Iran. La morte tragica di Mahsa (Jina) Amini ha unito tutte le forze dell’opposizione non solo in Iran ma anche all’estero. La storia contemporanea dell’Iran è colma di pagine buie, di giovani che non hanno temuto il regime dittatoriale e hanno lottato fino all’ultimo. La memoria è un atto di resistenza. Noi non siamo indifferenti e vogliamo ricordare per sempre i volti e le storie di chi ha combattuto per una società libera ed equa. In questa battaglia l’Arte ha sempre avuto un ruolo importante per dare voce a chi non l’ha mai avuta e di gridare al posto dei caduti.
oggi vi presentiamo Bahar Heidarzadeh.
Nel 2013 si trasferisce a Torino: la scelta ricade su questa città non troppo caotica e vicina a quelle montagne che tanto le ricordano la sua infanzia. Frequenta l'Accademia Albertina con indirizzo pittura prima e scultura poi per ampliare le sue conoscenze dei diversi linguaggi espressivi: è nella città sabauda che inizia a ideare e realizzare, oltre a tele, anche performances e installazioni che trova particolarmente idonee per la condivisione del suo impegno politico. Da nove anni non torna in Iran, dove potrebbe rischiare l'arresto o sparire come già successo a tanti suoi connazionali.
domenica 12 febbraio 2023
Regeni, il processo non si farà
sabato 4 febbraio 2023
"Incapaci di ottenere 4 indirizzi"
venerdì 20 gennaio 2023
Aida, massacrata dal regime, danza senza tempo
Le poetiche giravolte di Aida Rostami sotto le fronde di un albero, su un tappeto autunnale di foglie e frutti caduti, sono l'ennesima sfida non violenta del movimento delle proteste al regime degli ayatollah. Nel 40esimo giorno dalla morte della giovane dottoressa che prestava soccorso clandestino ai manifestanti contro il governo, danza senza sosta la ragazza coraggiosa, nei feed dei canali social.