Giovedì è toccato all’Iran presiedere il Forum sociale 2023 del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite (Unhrc) che si svolge a Ginevra fino al 3 novembre. La scelta di nominare Ali Bahreini, ambasciatore della Repubblica islamica e rappresentante permanente presso le Nazioni Unite, non è passata inosservata e ha scatenato una campagna di protesta internazionale da parte degli attivisti per i diritti umani ma anche da parte del mondo politico. Il contesto internazionale in seguito all’attacco del 7 ottobre di Hamas a Israele aggiunge benzina sul fuoco.
Rispondendo a un’interrogazione dell’Europarlamentare della Lega e del gruppo Identità e Democrazia, Gianna Gancia, che parlava “di uno schiaffo in faccia” data la situazione dei diritti umani della maggior parte degli iraniani, in particolare delle donne, “e le ripetute esecuzioni a seguito delle proteste in corso nel paese”, l’Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell si era difeso sottolineando a fine luglio che la nomina di Bahreini era legata ad una questione di rotazione regionale “in linea con le procedure stabilite delle Nazioni Unite” e ribadendo che l’Ue ha intrapreso “azioni diplomatiche per condannare fermamente le violazioni dei diritti umani da parte delle autorità iraniane e la repressione dei manifestanti da parte delle autorità iraniane all’indomani della morte di Mahsa Amini in custodia della polizia”.
L’Ong Un Watch, l”organizzazione non governativa con sede a Ginevra la cui missione dichiarata è ‘monitorare le prestazioni delle Nazioni Unite sulla base della propria Carta’, contesta la linea di Borrell spiegando che “il gruppo asiatico, a cui appartiene l’Iran, ha ricoperto la posizione quattro volte negli ultimi sei anni, negando rotazioni a diversi altri gruppi regionali”. La nomina dell’Iran, sostiene il direttore esecutivo dell’Ong, Hillel Neuer, “può essere annullata da una riunione speciale del Consiglio prima di giovedì”. La campagna di protesta di Un Watch è accompagnata da una petizione globale che è stata firmata da oltre 90 mila persone che chiedono all’Onu di recovare la presidenza iraniana del forum sociale.
“Chiediamo al signor Borrell di agire. È tempo che tutte le democrazie alle Nazioni Unite smettano di legittimare regimi assassini, in violazione dei principi fondanti dell’organismo mondiale, e inizino invece a chiamare i responsabili a risponderne”, spiega ancora Neuer. “Il regime omicida di Teheran è responsabile di un’impennata delle esecuzioni, applicate in modo sproporzionato alle minoranze, e dell’oppressione di donne e ragazze. La recente morte della sedicenne Armita Geravand, dopo essere stata aggredita in metropolitana dalla polizia morale iraniana per non aver indossato l’hijab obbligatorio, ci ricorda che si tratta di un regime crudele che non appartiene a nessun organismo delle Nazioni Unite per i diritti umani, figuriamoci come presidente”.
Per Neuer “è inimmaginabile che giovedì al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, il rappresentante dell’ayatollah Khamenei terrà il martelletto, al fianco dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volcker Turk”. “Questa scelta invia il messaggio sbagliato al momento sbagliato, consentendo alla Repubblica islamica dell’Iran – che sponsorizza le atrocità di Hamas – di pavoneggiarsi sulla scena internazionale come un attore rispettato e influente”.
Il Centro per i Diritti Umani in Iran (Chri) a maggio aveva accolto la nomina di Bahreini considerandola un “oltraggio” e chiedendo l’immediato ritiro. “La nomina di un funzionario iraniano a presiedere un organo dell’Unhrc, mentre il Consiglio sta indagando sul massacro di centinaia di manifestanti pacifici da parte della Repubblica islamica, riflette una scioccante cecità etica”, aveva affermato Hadi Ghaemi, direttore del Chri.
Il Social Forum 2023 dell’Unhrc si concentrerà sul contributo della scienza, della tecnologia e dell’innovazione alla promozione dei diritti umani, anche nel contesto della ripresa post-pandemia. “Date le gravi violazioni dei diritti umani della Repubblica islamica e la sua gestione catastrofica e politicizzata della pandemia di Covid-19, in cui il suo rifiuto di importare vaccini occidentali è costato centinaia di migliaia di vite, è inspiegabile che il presidente di turno dell’Unhrc, l’ambasciatore ceco Vaclav Balek scelga l’ambasciatore iraniano alle Nazioni Unite”, aveva sottolineato il Chri.
Anche l’europarlamente Gancia aveva evidenziato “la gestione catastrofica e politicizzata della pandemia di Covid-19” da parte dell’Iran, “quando il suo rifiuto di importare vaccini occidentali è costato centinaia di migliaia di vite”. (Adnkronos)
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