LoSpiffero, Mercoledì 23 Gennaio
2013
Completamente disatteso il protocollo d'intesa sull'inceneritore del Gerbido, ma dai comuni limitrofi nessuno alza la voce. Ai cittadini non rimane che un senso di frustrazione e di rabbia di fronte al comportamento arrogante e irresponsabile delle amministrazioni
Il 30
aprile prossimo verrà avviato il famigerato inceneritore del Gerbido. Ad oggi,
fatta eccezione per i comitati spontanei dei cittadini e qualche lodevole
consigliere di opposizione, nessuna voce si è levata all’interno delle giunte
comunali dei comuni limitrofi, né tanto meno dai sindaci per sottolineare
l’inganno di un protocollo d’intesa stipulato e totalmente disatteso. Non è
stata rispettata l’intesa per cui il trasporto dei rifiuti sarebbe avvenuto con
la ferrovia e non con i ben oltre 140 camion giornalieri che andranno ad
intasare ed inquinare le strade, non è stata rispettata la dismissione e il
riallocamento della Servizi Industriali, non il mantenimento della maggioranza
azionaria da parte del Comune di Torino e la non cessione ai privati
dell'inceneritore, non la possibilità di un controllo della qualità dell'aria da
parte di organismi che fossero indipendenti dal controllato, non quella di opere
di compensazione veramente rivolte alla tutela della salute dei cittadini, come
per esempio la creazione di ambulatori indipendenti in grado di controllare
costantemente la salute degli abitanti.
Altri sindaci, veramente attenti alla salute dei cittadini e al rispetto
degli accordi, di fronte a questa chiara presa in giro che mortifica non solo la
loro dignità, ma ancora di più la tutela dei loro amministrati, non avrebbero
desistito dal consegnare le fasce e stracciare le tessere di partito. Ma
evidentemente questi sono comportamenti virtuosi che non appartengono a quelli
che siedono sugli scranni dei comuni coinvolti in questa tragica farsa
dell’inceneritore di Torino. Ai cittadini non rimane che un senso di
frustrazione e di rabbia di fronte all’ennesimo arrogante e irresponsabile
comportamento delle amministrazioni che, nei casi migliori, non sono andate al
di là di blande affermazioni di facciata e patetici tentativi di sminuire la
gravità degli impatti ambientali e dei danni alla salute che questa infame
scelta comporterà negli anni a venire. Oltre il danno la beffa, ma come
l’Eternit insegna, dopo il danno e la beffa viene anche il momento di pagare i
conti.
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