Tre presidenti africani sono in
viaggio verso Ouagadougou con un messaggio chiaro da consegnare al nuovo
‘uomo forte’ del Burkina Faso, il luogotenente colonnello Yacouba Isaac
Zida: consegnare il potere ai civili entro 15 giorni per evitare
sanzioni da parte dell’Unione Africana. Previsto per oggi l’incontro tra
Zida e il capo di Stato del Ghana, John Dramani Mahama, in qualità di
presidente di turno della Comunità economica dei paesi dell’Africa
occidentale (Cedeao/Ecowas), accompagnato dal suo omologo nigeriano
Goodluck Jonathan e dal senegalese Macky Sall. Una visita già preparata
dagli emissari della ‘troika’ Unione Africana, Onu e Cedeao, finalizzata
anche alla preparazione del vertice dell’organizzazione dell’Africa
occidentale in agenda per domani ad Accra, al centro del quale ci sarà
la crisi in Burkina Faso.
Una minaccia di sanzioni presa sul serio a
Ouagadougou per il potenziale rischio di isolamento sulla scena
continentale ed internazionale e per le possibili ripercussioni negativi
in termini economici e di aiuti allo sviluppo da parte dei “donors”, il
cui contributo è cruciale a sostegno di uno dei paesi meno sviluppati
del pianeta. Ieri sera il Canada ha annunciato la sospensione della
cooperazione umanitaria con il Burkina Faso. “Alla luce della situazione
attuale, non è più possibile fornire assistenza allo sviluppo versando
direttamente i fondi al governo burkinabe in quanto non abbiamo alcuna
garanzia che verranno spesi in conformità con gli impegni presi” ha
detto il ministro canadese per lo Sviluppo internazionale, Christian
Paradis. Tra il 2012 e il 2013 il Canada ha versato aiuti al paese
africano per circa 35,6 milioni di dollari. “I fondi saranno nuovamente
versati quando il governo di Ottawa sarà sicuro che il potere verrà
restituito ad un’autorità civile e legittima” ha aggiunto Paradis. In
base alla Costituzione del Burkina Faso, in caso di dimissioni del capo
dello Stato è la seconda carica istituzionale, cioè il presidente
dell’Assemblea nazionale (parlamento), a dover assumere la guida del
paese.
A poche ore dall’arrivo dei tre
presidenti africani e dopo due giorni di consultazioni con tutte le
‘forze vive’ della nazione – partiti politici di maggioranza e
opposizione, società civile, capi tradizionali e sindacati – il
luogotenente colonnello Zida si sarebbe impegnato a “consegnare il
potere ai civili entro due settimane”. Una garanzia data durante i
colloqui avuti col capo dei Mossi, la principale comunità del paese, ma
anche col presidente della confederazione dei sindacati, Joseph
Tiendrebeogo. Dopo l’incontro con Zida, il re dei Mossi ha dichiarato di
aver chiesto ai militari di “fare tutto il possibile per avviare un
processo di pace nel paese poiché tutti vogliono la pace”.
Il nuovo ‘uomo forte’ ha anche ricevuto
l’imam Sana Aboubacar, capo della comunità musulmana, e l’arcivescovo di
Ouagadougou, il cardinale Philippe Ouédraogo, che ha già indetto una
novena di preghiera “per la pace, la riconciliazione e la giustizia in
Burkina Faso” fino al 9 novembre. In una speciale preghiera il cardinale
chiede a Dio di “accordare al nostro paese delle istituzioni che
garantiscano il benessere, la libertà e la pace”. Dalle dimissioni del
presidente Blaise Compaoré, rimasto al potere per 27 anni, nessun leader
religioso si era finora espresso pubblicamente. Già nel 2013, con una
lunga lettera pastorale indirizzata a Compaoré, i vescovi del Burkina
Faso criticavano un “governo sempre più sconnesso dalla realtà e
dall’etica sociale”. Lo scorso gennaio, dopo essere stato creato
cardinale, in un’intervista alla MISNA monsignor Ouédraogo aveva
auspicato che in Burkina Faso “come già avvenuto in Senegal, possa
essere avviato un processo di alternanza politica nella pace e senza
spargimento di sangue”.
MISNA -
Missionary International Service News Agency
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