giovedì 6 novembre 2014

Burkina Faso, la faticosa transizione

Tre presidenti africani sono in viaggio verso Ouagadougou con un messaggio chiaro da consegnare al nuovo ‘uomo forte’ del Burkina Faso, il luogotenente colonnello Yacouba Isaac Zida: consegnare il potere ai civili entro 15 giorni per evitare sanzioni da parte dell’Unione Africana. Previsto per oggi l’incontro tra Zida e il capo di Stato del Ghana, John Dramani Mahama, in qualità di presidente di turno della Comunità economica dei paesi dell’Africa occidentale (Cedeao/Ecowas), accompagnato dal suo omologo nigeriano Goodluck Jonathan e dal senegalese Macky Sall. Una visita già preparata dagli emissari della ‘troika’ Unione Africana, Onu e Cedeao, finalizzata anche alla preparazione del vertice dell’organizzazione dell’Africa occidentale in agenda per domani ad Accra, al centro del quale ci sarà la crisi in Burkina Faso.
Una minaccia di sanzioni presa sul serio a Ouagadougou per il potenziale rischio di isolamento sulla scena continentale ed internazionale e per le possibili ripercussioni negativi in termini economici e di aiuti allo sviluppo da parte dei “donors”, il cui contributo è cruciale a sostegno di uno dei paesi meno sviluppati del pianeta. Ieri sera il Canada ha annunciato la sospensione della cooperazione umanitaria con il Burkina Faso. “Alla luce della situazione attuale, non è più possibile fornire assistenza allo sviluppo versando direttamente i fondi al governo burkinabe in quanto non abbiamo alcuna garanzia che verranno spesi in conformità con gli impegni presi” ha detto il ministro canadese per lo Sviluppo internazionale, Christian Paradis. Tra il 2012 e il 2013 il Canada ha versato aiuti al paese africano per circa 35,6 milioni di dollari. “I fondi saranno nuovamente versati quando il governo di Ottawa sarà sicuro che il potere verrà restituito ad un’autorità civile e legittima” ha aggiunto Paradis. In base alla Costituzione del Burkina Faso, in caso di dimissioni del capo dello Stato è la seconda carica istituzionale, cioè il presidente dell’Assemblea nazionale (parlamento), a dover assumere la guida del paese.
A poche ore dall’arrivo dei tre presidenti africani e dopo due giorni di consultazioni con tutte le ‘forze vive’ della nazione – partiti politici di maggioranza e opposizione, società civile, capi tradizionali e sindacati – il luogotenente colonnello Zida si sarebbe impegnato a “consegnare il potere ai civili entro due settimane”. Una garanzia data durante i colloqui avuti col capo dei Mossi, la principale comunità del paese, ma anche col presidente della confederazione dei sindacati, Joseph Tiendrebeogo. Dopo l’incontro con Zida, il re dei Mossi ha dichiarato di aver chiesto ai militari di “fare tutto il possibile per avviare un processo di pace nel paese poiché tutti vogliono la pace”.
Il nuovo ‘uomo forte’ ha anche ricevuto l’imam Sana Aboubacar, capo della comunità musulmana, e l’arcivescovo di Ouagadougou, il cardinale Philippe Ouédraogo, che ha già indetto una novena di preghiera “per la pace, la riconciliazione e la giustizia in Burkina Faso” fino al 9 novembre. In una speciale preghiera il cardinale chiede a Dio di “accordare al nostro paese delle istituzioni che garantiscano il benessere, la libertà e la pace”. Dalle dimissioni del presidente Blaise Compaoré, rimasto al potere per 27 anni, nessun leader religioso si era finora espresso pubblicamente. Già nel 2013, con una lunga lettera pastorale indirizzata a Compaoré, i vescovi del Burkina Faso criticavano un “governo sempre più sconnesso dalla realtà e dall’etica sociale”. Lo scorso gennaio, dopo essere stato creato cardinale, in un’intervista alla MISNA monsignor Ouédraogo aveva auspicato che in Burkina Faso “come già avvenuto in Senegal, possa essere avviato un processo di alternanza politica nella pace e senza spargimento di sangue”.

MISNA -
Missionary International Service News Agency

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