DOMENICA IL BALLOTTAGGIO:
“SERVE UN PROGETTO PAESE”
“Tutti gli ultimi sondaggi coincidono
nell’attribuire al Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional
(Fmln) la stragrande maggioranza delle preferenze e a far crescere la
distanza fra il partito di governo e l’opposizione conservatrice di
Arena (Alianza Republicana Nacionalista) rispetto al primo turno; era
del 10%, oggi è del 12-14%”: a parlare con la MISNA del ballottaggio
delle elezioni presidenziali di domenica è padre Andreu Oliva, rettore
dell’Università centroamericana José Simeón Cañas (Uca), prestigioso
istituto retto dai Gesuiti a San Salvador.
Tutto indica, dunque, che domenica i
salvadoregni daranno continuità alla sinistra salita al governo nel 2009
con l’oggi presidente uscente Mauricio Funes, dopo 20 anni di potere
della destra, inclusi gli ultimi della guerra civile (1980-1992). A meno
di difficili sorprese, Salvador Sánchez Cerén, classe 1944, dirigente
di spicco del partito dell’ex guerriglia, dovrebbe quindi farcela
comodamente contro l’ex sindaco della capitale Norman Quijano.
“Si osserva anche da parte della
popolazione una maggiore fiducia nel processo elettorale, rispetto al
primo turno, più interesse a venire a votare e potremmo supporre quindi
che ci sarà maggiore affluenza. Anche di quelli che sono rimasti a casa
al primo turno, secondo i sondaggi il 55% voterebbe per il Fmln, il 45%
per Arena” spiega padre Oliva.
La campagna elettorale, racconta il
rettore della Uca, è stata segnata dallo scontro di due modelli opposti:
“I detrattori del Fmln agitano lo spettro che se Sánchez Cerén dovesse
vincere, si instaurerebbe il cosiddetto Socialismo del XXI secolo
venezuelano. Arena si propone invece come partito che difende la
democrazia e l’economia di mercato, la libertà e con tutto quello che
sta accadendo in Venezuela la sua propaganda presenta Sanchez Cèren come
un emulo della Rivoluzione Bolivariana” aggiunge il nostro
interlocutore.
Ma di cosa ha bisogno più che mai oggi il
Salvador, poco più di sei milioni di abitanti, un terzo dei quali
emigrati all’estero? A cosa dovrebbe dare priorità il nuovo presidente?
“Ciò di cui più il Salvador ha bisogno è
un progetto di paese, il più consensuale possibile, a lungo termine e
che veda tutti impegnati, a prescindere dalle sigle. Perché ci sono
grandissimi problemi da risolvere e tutti si trascinano da molto tempo”
risponde il rettore della Uca. “Una grande fetta della popolazione, il
40%, è esclusa, vittima della forte disuguaglianza. Il 20% dei più
ricchi assorbe il 50% delle ricchezze. Inoltre l’insicurezza, legata
alle poche opportunità date ai giovani poveri di lavorare e studiare, fa
spazio alle ‘pandillas’ (gruppi criminali giovanili, ndr) che diventano
veri e propri poli d’attrazione per la gioventù. Danno loro
un’identità, su un cammino che di certo non è legale né corretto, ma
offre una sorta di realizzazione delle loro vite. Basti pensare che la
disoccupazione è al 50% e si vive soprattutto di economia informale,
lavori duri e umili, senza previdenza di alcun genere, solo per
garantirsi la sussistenza”.
La situazione, sottolinea infine padre
Oliva, è peggiore nelle campagne: “C’è una netta divisione fra aree
rurali e urbane, ad esempio sul salario. Quello rurale corrisponde a
meno della metà di quello urbano. Nelle campagne i servizi sono
nettamente inferiori, dall’istruzione alla sanità. Con il governo Funes
certamente le cose sono migliorate, ma una grande fetta di popolazione
resta esclusa. Creare posti di lavoro è fondamentale e aiuterebbe a
diminuire l’emigrazione. E occorre mettere fine all’insicurezza: anche
in questo caso la soluzione non è facile e passa per la repressione
della delinquenza ma anche nell’offrire alternative ai giovani, per
farli entrare davvero a pieno titolo nella vita del paese”.
(Va ricordato che Arena è il partito
fondato dal maggiore dell’esercito Roberto D’Aubuisson. Secondo la
Commissione della Verità delle Nazioni Unite, creata per fare luce sulle
atrocità della guerra civile, fu D’Aubuisson il mandante dell’omicidio
di monsignor Oscar Arnulfo Romero, ucciso il 24 marzo 1980. La Uca è
invece ricordata anche per la strage di sei religiosi gesuiti, di una
loro collaboratrice e della figlia adolescente il 16 novembre del 1989. I
soldati del battaglione anti-guerriglia Atlacatl, addestrato negli
Stati Uniti, fecero irruzione nell’ateneo, assassinando il rettore, il
gesuita spagnolo Ignacio Ellacuría, insieme ai confratelli spagnoli
Ignacio Martin Baro, Segundo Montes, Amando Lopez, Juan Ramon Moreno, e
al salvadoregno Joaquin Lopez, oltre alla cuoca Elba Julia Ramos e a sua
figlia quindicenne Celina Mariceth Ramos. Inizialmente il governo tentò
di attribuire la responsabilità dell’eccidio alla guerriglia del Fmln.
vedi anche archivio MISNA)
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