Leggiamo
su un sito online la risposta dell'Arch. Paolo Foietta ad un articolo apparso su
L'Eco del Chisone la scorsa settimana, come al solito l'anima creativa riesce a
squarciare la dura scorza del funzionario di lungo corso.
Innanzitutto
si preoccupa di spiegarci perché gli atti di ATO-R e dei consorzi siano
legittimi, nonostante la loro certificata decadenza, sostiene che questi enti
saranno nel pieno delle loro funzioni fino alla creazione delle nuove conferenze
d'ambito. Peccato
che in questa fase di terremoto istituzionale la Provincia non
potrà costituire la Conferenza d’Ambito. In questo spazio vuoto si inserisce un
ente ATOR delegittimato ma forte di una proposta sostenuta da chi ha gestito i
rifiuti negli ultimi 20/30 anni con risultati disastrosi.
A noi
invece questa certezza granitica non sembra per nulla giustificata, i nostri
legali stanno facendo le dovute valutazioni e pensiamo di poter quanto meno
mettere in guardia chiunque voglia investire in questo carrozzone, sulle sue
fondamenta d'argilla.
Foietta
rivendica la possibilità di creare una grande azienda di smaltimento e di avere
una visione diversa rispetto ad ACEA perché
“il percorso d’integrazione
societaria propone soluzioni
diverse; ognuno può scegliere la sua ricetta, ed ACEA lo sta facendo, ma non
capisco in virtù di cosa Prinzio dovrebbe impedire ad altri di preferire altre
soluzioni, quali la società
metropolitana.” Purtroppo, il percorso
messo in campo NON prevede che ognuno possa scegliere soluzioni diverse, ma si
delinea come un’unica soluzione per tutti: stessa tariffa, stessa gestione,
stesso gestore sia per raccolta (costi) che per lo smaltimento (ricavi). Il
tutto blindato per 20 anni.
I
dirigenti di ACEA, che evidentemente non hanno l'anello al naso, capiscono
perfettamente che in uno scenario dominato da un gigante non ci sarebbe più
spazio per delle politiche alternative. A pagare le conseguenze di questo
progetto sarebbero tutte le realtà sane della provincia, con elevati livelli di
raccolta differenziata, pensiamo al Chierese, per esempio. Ai singoli comuni non
resterebbe che il triste diritto a ratificare decisioni prese dai consigli di
amministrazione delle società private investitrici.
L'architetto di
questa meraviglia “epocale” (sic!) che dovrebbe essere rappresentata
dall'azienda metropolitana di smaltimento la ritiene “l’unica soluzione
possibile per migliorare i ricavi, raggiungere gli obiettivi di legge e magari
ridurre i costi del servizio ai cittadini.” per noi invece che, riteniamo i
rifiuti un bene comune, non c'è alcun profitto da fare ma soltanto un'oculata
gestione che porti alla loro progressiva riduzione ed al minor impatto possibile
sulla salute dei cittadini e sulle casse delle amministrazioni. Tra l'altro
siamo stufi di sentir parlare di “ soluzioni uniche”, i rappresentanti di una
classe politica che ha avuto il coraggio di aprire un inceneritore nel 2013
presentandolo come il futuro radioso quando è risaputo che le alternative
all'incenerimento esistono e sono altrettanto efficaci con costi sociali
infinitamente inferiori.
E'
interessante la frase “Un percorso di quasi un anno, decine di riunioni,
centinaia di pagine di studi ed analisi prodotte, condiviso da tutti....”. Ecco
di queste centinaia di pagine che dovrebbero convincerci della bontà del
progetto siamo riusciti a vedere una serie di slides che usando più la
cosmetologia che la logica promettono di tutto e di più senza uno straccio di
valutazione economica (seria). Non mettiamo in dubbio la loro esistenza, ma
sembra che questa produzione Tolstoiana di carta sia rimasta confinata nelle
segrete stanze dei nostri amministratori che si sono ben guardati dal
condividerle con i cittadini e le associazioni. Si prospettano tariffe più
basse, maggiori guadagni per i gestori, percentuali più alte e una qualità
migliore della raccolta differenziata, ma non si trova uno numero una
percentuale un obiettivo concreto, verificabile, non si spiega neppure qual è la
situazione economica di partenza delle società che debbono essere accorpate. Si
bandisce una gara per la privatizzazione del 49% di un organismo che è, forse,
solo nella testa dei creatori (creativi) di questa entità “epocale”.
L'unica
certezza che possiamo dedurre da questa montagna di fumo (che cosa aspettarsi
del resto da chi ci ha messo alle porte della città un camino che emette milioni
metri cubi di “vapore acqueo” ?) è l'ennesima rapina ai danni dei
cittadini.
I
rifiuti sono un altro bene comune sui quali gli avvoltoi da tempo hanno puntato
il loro sguardo, l'azienda unica è la quadratura del cerchio, un monopolio al
servizio di un altro monopolio (l'inceneritore), che per 20 anni stabilirà le
tariffe che alla fine saranno dettate dal profitto di chi ha investito nelle
società privatizzate.
Un'altra
cosa che facciamo difficoltà a capire è come farà il nascente moloch a
conciliare l'economia di scala (diminuzione dei costi in relazione alla crescita
dei volumi), con la tariffa puntuale che dovrebbe premiare chi produce meno
rifiuti. Considerando che tutto l'indifferenziato andrà al Gerbido e che lo
smaltimento e la raccolta saranno in mano alla stessa azienda dovremmo credere
che questa rinuncerebbe alla sua materia prima (i rifiuti) per aumentare la
raccolta differenziata?
Forse
potranno esserci davvero delle economie di scala nella gestione della raccolta
(con costi a livello occupazionale ancora tutti da definire), ma i signori di
ATO-R ci risparmino la fiaba della tariffa puntuale. Il sistema che si va
creando DEVE garantire all'inceneritore 421.000 tonnellate di rifiuti/anno per i
prossimi 20 anni (ma forse anche 30) tutto il resto è fuffa. Ovunque si parla di
politiche di riduzione dei rifiuti, qui andiamo verso la cristallizzazione per
4-6 lustri, un lungo inverno della ragione, decretato da persone che in pieno
XXI secolo hanno la testa ancora rivolta al secolo del petrolio e dello
smog.
Un'ultima
beffa è il peana che Foietta fa delle potenzialità della raccolta differenziata,
in realtà sarebbe l'unica parte dell'intervento che potremmo condividere, non
fosse che in questo Paese non c'è un minimo di memoria storica. Qualora ci fosse
davvero da parte della provincia la volontà di puntare fortemente su politiche
di riduzione dei rifiuti, di riciclo, di riuso di valorizzazione delle materie
prime secondarie, l'ultimo che potrebbe occuparsene è sicuramente colui che
lascia come principale eredità ai nostri figli un impianto come quello del
Gerbido che non potrebbe essere più distante a livello culturale ma anche
operativo dalla strategia Rifiuti Zero.
Tra
l’altro è notizia di oggi che questo impianto (vogliamo definirlo “epocale”?)
proseguirà il suo esercizio provvisorio a causa degli innumerevoli incidenti che
ne hanno funestato il primo anno di (mal)funzionamento. Continuiamo a pensare
che se nel 2006 invece di progettare una bomba ecologica nel cuore di un
territorio già martoriato si fosse pensato a ridurre, recuperare e riciclare i
rifiuti, non staremmo a parlare di emergenza ma di un’eccellenza invidiata da
tutto il mondo, nella città più “smart” del pianeta…..
Torino
28 marzo 2014
Ufficio
Stampa
Coordinamento
No Inceneritore Rifiuti Zero Torino
Tel.
335.672.25.44
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NO INCENERITORE - SI RIFIUTI ZERO
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