FSU è la
società individuata dai Comuni di Genova e Torino quale veicolo finanziario per
gestire la partecipazione da essi detenuta in Iride prima e Iren poi, la
società multiservizi del Nord Ovest.
La sua
vicenda è emblematica per capire qual è la reale portata delle operazioni di
trasformazione delle vecchie aziende municipalizzate di gestione dei servizi
pubblici in società per azioni quotate in borsa, non più regolate dal diritto
pubblico.
Emblematica ed importante per
evidenziare che la ricetta neoliberista per risanare i bilanci pubblici
attraverso la vendita (svendita) del patrimonio pubblico produce per i
cittadini piatti avvelenati.
A Torino la vicenda prende avvio nel
1997 con la trasformazione dell’Azienda Energetica Municipale, AEM, da azienda municipalizzata
in società per azioni. Ciò anche sulla base degli incentivi legislativi che
lasciavano presupporre dall’operazione vantaggi fiscali, rivelatisi poi
infondati.
Nel 2000 AEM Spa viene quotata in
Borsa. Pur mantenendo il Comune una netta maggioranza del capitale (69% ca.),
il fatto che ad esso si affianchi un azionariato diffuso, tra cui banche, fondi
di investimento e fondi pensione, fa si
che il Comune, snaturando gradualmente il suo ruolo di gestore di un servizio
pubblico, divenga “azionista”, cioè portatore di interessi in contrapposizione
con quello pubblico.
Con la nascita di Iride Spa,
multiservizi del Nord Ovest risultante dalla fusione di AEM con AMGA, società
genovese con identica storia, si rafforzano le caratteristiche di azionista del
Comune. Iride infatti intende “competere” a tutto tondo sul mercato energetico
nazionale.
Quindi, si determina l’abbandono di
quel legame con il territorio di appartenenza che era caratteristica
fondamentale delle due società originarie.
FSU nasce proprio in questo contesto e
con l’unico scopo di gestire la partecipazione Iride incassandone i dividendi e
distribuendoli ai due Comuni azionisti.
Vale la pena sottolineare che sin
dalla sua costituzione, il contenitore FSU già si indebitava, con il Gruppo
Intesa San Paolo, per circa €230 milioni per acquistare, dal Comune di Torino,
parte delle azioni di AEM.
Come ha utilizzato queste somme
l’amministrazione comunale torinese?
Con FSU si crea, di fatto, un
cuscinetto tra la società operativa e i Comuni.
Essendo FSU l’azionista di riferimento
di Iride contribuisce a cancellare la responsabilità politica di gestione del
patrimonio pubblico, trasformandola in responsabilità “tecnica” degli amministratori
di Iride e, appunto, di FSU.
Con l’accordo del 2010 tra Iride e
Enia, analoga società i cui principali azionisti sono i comuni di Reggio
Emilia, Parma, Piacenza, l’operazione multiservizi del Nord Ovest viene
rafforzata. Nasce infatti Iren, uno dei principali operatori italiani nei
settori dell’energia elettrica, del gas, del teleriscaldamento, dei servizi
idrici, energetici e ambientali.
Le accresciute dimensioni rendono
ancora più evidenti le criticità sopra esposte, in termini di svuotamento del
ruolo dei Comuni nella gestione di quello che ormai ha sempre meno le
caratteristiche del servizio e sempre più quelle di attività dalla quale
estrarre un valore finanziario.
A questo riguardo è illuminante la
gestione che gli amministratori di FSU hanno fatto della partecipazione
Iride/Iren. Nonostante la progressiva perdita di valore di quest’ultima
rispetto al costo sostenuto, fino al 2010 gli amministratori di FSU mantengono
il valore di carico, 831 milioni, basandosi sulla quotazione di Borsa del titolo.
Nel
bilancio 2011, a
seguito di una perizia richiesta a Deloitte che stima il valore dell’azione Iren
compreso tra €1,28 e €1,36, viene effettuata la svalutazione assumendo il
valore di €1,35, per un totale di € 257 milioni, determinando quindi una
perdita di esercizio di 259 milioni.
Ma, la quotazione del titolo Iren ha continuato a scendere: a dicembre 2011 non
raggiungeva gli €0,8 e a giugno 2012, data di approvazione del bilancio 2011,
era prossima agli €0,5, quotazione che sostanzialmente mantiene a fine ottobre.
Nonostante la ben nota e prolungata
fase di crisi dei mercati finanziari, in questi anni gli amministratori FSU non
hanno ritenuto di procedere alla creazione di accantonamenti a fronte del
concreto rischio di svalutazione della partecipazione.
Gli
utili di FSU derivano dai dividendi assegnati da Iren.
E’
fondamentale evidenziare che questi dividendi sono stati erogati assorbendo
totalmente gli utili prodotti da Iren stessa, anzi, intaccando spesso le
riserve.
La politica di bilancio di FSU ha
consentito di garantire un costante flusso di dividendi ai comuni azionisti,
che non si sarebbero potuti erogare se fossero stati disposti prudenziali e
progressivi accantonamenti in conto economico.
Questa strategia ha dei risvolti
particolarmente gravi:
- gli amministratori di FSU, pur
operando negli ambiti previsti dalla legge, hanno dato prova di una pessima
gestione societaria, mantenendo inalterato il valore della partecipazione in
Iride/Iren nonostante la progressiva perdita di valore e senza provvedere agli
opportuni accantonamenti;
- la società operativa Iride/Iren è
stata utilizzata come un bancomat dal quale estrarre liquidità, anche a costo
di intaccare le riserve patrimoniali, gettando le basi per la crisi finanziaria
nella quale attualmente versa;
- i Consigli Comunali, che
rappresentano gli effettivi proprietari della partecipazione, sono di fatto
rimasti all’oscuro di quanto stava avvenendo, determinando quindi la
sostanziale perdita di controllo democratico sulla gestione di attività
fondamentali al servizio del territorio.
Ancora, FSU pur non svolgendo alcuna
attività di produzione di beni o servizi, è un “contenitore” che ha dei costi
non indifferenti, rappresentati prevalentemente da compensi agli
amministratori, al collegio sindacale, alla società di revisione mentre la
fornitura di servizi aziendali (contabilità, amministrazione etc.) è resa,
guarda caso, da Iren.. Complessivamente, i costi ammontano a ben €4.6 milioni.
A questi vanno aggiunti gli oneri relativi al finanziamento contratto con
Intesa S. Paolo, che nello stesso periodo sono stati pari a circa €35 milioni
ai quali vanno aggiunti altri 9 milioni su contratto derivato a copertura
rischio di tasso stipulato con Goldman Sachs.
In sostanza, sono stati generati costi
improduttivi salvo che per le banche con le quali FSU si è indebitata e salvo
che per i componenti dei suoi organi societari, che percepiscono significativi
compensi. Va notato, inoltre, che i nominativi di questi ultimi, in alcuni casi
ricorrono nei consigli di amministrazione di altre società o fondazioni
bancarie.
Attac Torino e Genova - CARP Coord. Ambientalista Rifiuti
Piemonte - Comitato Acqua Pubblica
Torino e Genova – Comitato Gestione Corretta Rifiuti Genova - Comitato NO Debito Torino– Pro Natura
Torino – Re.Common – Rifiuti Zero Torino – Smonta il Debito Genova
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