Il Cavaliere ieri puntava a non far approvare dal governo il decreto ''Liste pulite''. Ora rischia di non potersi candidare
Scritto da Paolo Ribichini - 7 dicembre 2012
La crisi, i dati economici non esaltanti, le poche riforme fatte, l’election day? Macché. Silvio Berlusconi punta a far cadere il governo Monti per fermare il decreto sull’incandidabilità di politici condannati.
Ma Monti, nonostante lo spauracchio della crisi di governo, non ha
ceduto al ricatto. Il testo approvato dall’esecutivo prevede che siano
incandidabili come deputato, senatore e parlamentare europeo tutti
coloro che siano stati condannati in maniera definitiva con pene
superiori ai due anni per i reati di associazione mafiosa, terrorismo e
corruzione. Inoltre, saranno esclusi dalle liste – o decadrebbero se
eletti prima della condanna – quelli condannati per reati non colposi
con pena superiore ai quattro anni.
Quel “maledetto” decreto. Se
il decreto finisse in Parlamento e il governo ponesse il voto di
fiducia, sarebbe difficile per il Pdl votare contro, se non a costo di
essere etichettato come il partito dei corrotti. Per questo Berlusconi
ha tutto l’interesse a ricattare il governo se non addirittura a
sfiduciarlo prima dell’approvazione della legge di stabilità.
Berlusconi incandidabile. Infatti,
Berlusconi, in base al testo uscito ieri dal Consiglio dei Ministri,
decadrebbe o non si potrebbe candidare nel caso in cui fosse condannato
nel processo sui diritti tv, che lo vede come imputato.
Niente fiducia, per ora. E
poco importa se lo spread torna a volare. Il governo deve tirare il
freno a mano, o sarà crisi. E ieri in Parlamento si respirava aria di
“quasi-crisi”; l’orlo del baratro. E già le parole dure di Alfano sulla
scelta dell’election day avevano fatto presagire nulla di buono
ma nessuno avrebbe pensato che Berlusconi si sarebbe spinto fino a
tanto. Così ha dato ordine ai suoi di astenersi (“per senso di
responsabilità”) sia alla Camera che al Senato sul decreto “Sviluppo” e
sulla riduzione dei costi della politica, provvedimenti approvati ma sui
quali era stata posta la fiducia. Di fatto, con questa astensione, il
Pdl non appoggia più il governo.
La dura legge della campagna elettorale. Cosa
potrà succedere nei prossimi giorni è un enorme punto interrogativo. Da
una parte Berlusconi potrebbe spingersi fino alle estreme conseguenze e
giocare il ruolo del “liberatore” da un “governo opprimente e
incapace”. Dall’altra, però, questa decisione potrebbe trasformarsi in
un boomerang impazzito. E non tutti nel Pdl potrebbero seguirlo in
questa “folle” (forse l’ultima) impresa.
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