CITTA’
DEL MESSICO – Dopo 12 anni di esilio all’opposizione il Partito
Rivoluzionario Istituzionale (Pri) è tornato al potere in Messico. Enrique Pena Nieto è il nuovo presidente del Paese.
Nieto, avvocato quarantacinquenne, ha riconquistato la presidenza
del Messico imponendosi con un vantaggio di circa otto punti sul suo
principale avversario, il progressista Andres Manuel Lopez Obrador, che però non ha ancora ammesso la sua sconfitta.
”Assumo con emozione, impegno e pieno senso della responsabilità il
mandato che mi è stato affidato”, ha dichiarato Pena Nieto nella sua
prima dichiarazione dopo che l’Istituto Federale Elettorale (Ife) ha
reso note le cifre del suo Conteggio Rapido, una proiezione statistica
dei risultati in base a campioni rappresentativi di tutti i circuiti
elettorali del Paese, che gli attribuiscono fra il 37,9 e il 38,55% dei
voti.
Il presidente eletto ha affermato che i cittadini messicani ”hanno
parlato con assoluta chiarezza”, esprimendo la loro scelta a favore di
un ”cambiamento con direzione”, e ha chiesto ai dirigenti di tutti i
partiti di collaborare lealmente con il prossimo governo nella sua
azione, indicando come priorità la lotta contro la disoccupazione e il
narcotraffico: ”Con il crimine organizzato non vi sarà né patto né
tregua”, ha assicurato.
L’appello alla ”riconciliazione nazionale” di Pena Nieto non sembra
però aver avuto alcun effetto su Lopez Obrador (a cui l’Ife attribuisce
fra il 30,9 e il 31,86% dei voti): dopo la diffusione della prima
proiezione ufficiale, infatti, il candidato della sinistra non ha
riconosciuto la sconfitta, limitandosi a dichiarare che aspetterà fino
alla conclusione dello scrutinio ufficiale dei voti, mercoledì 4 luglio,
per commentare l’esito delle elezioni.
Lopez Obrador non ha denunciato specificatamente brogli o
irregolarità, ma ha detto che ”esistono informazioni in nostro possesso
che indicano qualcosa di diverso da quello che dicono le cifre
ufficiali”, precisando che ”non voglio squalificare quello che è stato
reso noto ufficialmente: semplicemente noi non abbiamo i dati”.
La presa di posizione del candidato della sinistra ha risvegliato lo
spettro delle denunce sulla legittimità del voto, che avevano portato lo
stesso Lopez Obrador a disconoscere pubblicamente la sua sconfitta nel
2006 da parte di Felipe Calderon, il presidente uscente, per meno di un punto percentuale.
Il primo candidato che ha ammesso pubblicamente la sua sconfitta è stata Josefina Vazquez Mota,
del Partito di Azione Nazionale (Pan,destra) a cui la proiezione
dell’Ifa attribuisce fra il 25,1e il 26,03% dei voti, e lo stesso ha
fatto poco dopo Gabriel Quadri, del Partito Nuova
Alleanza (Panal, ambientalista) che avrebbe ottenuto fra il 2,27 e il
2,57% dei voti, e che ha chiesto esplicitamente a Lopez Obrador di
riconoscere la sua sconfitta, segnalandogli che al farlo Vazquez Mota
aveva dato ”una prova di maturità e senso civile che dovrebbe prendere
ad esempio”.
Molti analisti hanno segnalato durante la campagna elettorale che
l’atteggiamento di Lopez Obrador dopo le elezioni del 2006 – quando il
leader progressista si è lanciato in una campagna di reclamo della
presidenza sulle piazze del paese che è durata mesi – è stato appunto
uno dei fattori che hanno portato a una sensibile riduzione della
popolarità che aveva ottenuto come presidente del governo del Distretto
Federale, ossia Città del Messico.
Alla sinistra resta comunque un premio di consolazione: il suo candidato al governo del Distretto Federale, Miguel Angel Mancera,
ha ottenuto una vittoria schiacciante, con oltre il 60% dei voti, e 30
punti di distanza dal rivale piu’ vicino, mantenendo la capitale
messicana solidamente in mano all’opposizione progressista, che la
governa ininterrottamente dal 1997.
Fonte: Blitzquotidiano
Città del Messico (Messico), 4 lug. LaPresse/AP) -
RispondiEliminaLe autorità elettorali del Messico hanno annunciato oggi che riconteggeranno oltre metà delle schede delle ultime presidenziali che si sono svolte la scorsa domenica, dopo aver riscontrato incongruenze nei conteggi. Secondo quanto riferisce Edmundo Jacobo, segretario esecutivo dell'Isituto elettorale federale del Messico, saranno riaperte 78.012 delle 143mila urne. Il nuovo conteggio terminerà domani.
Con il 99% delle schede scrutinate nel conteggio preliminare, Enrique Peña Nieto del Partito rivoluzionario istituzionale (Pri), guida con il 38% dei voti. Al secondo posto, con il 32%, Andres Manuel Lopez Obrador, del Partito della rivoluzione democratica, il quale però ha rifiutato di accettare i risultati preliminari, sostenendo che la campagna elettorale sia stata minata da eccessi di spesa, compravendita di voti e trattamenti favorevoli a Peña Nieto da parte dei media nazionali. Il candidato di sinistra ha fatto sapere ieri che il suo entourage ha individuato irregolarità in 113.855 seggi elettorali, e ha chiesto un riconteggio generale.