“Le armi nucleari sono un’oscenità. Sono l’antitesi assoluta
dell’umanità e della bontà in questo mondo”. Lo ha detto il premio Nobel
per la pace Desmond Tutu, richiamando l’attenzione su una minaccia che
ancora pende sull’umanità.
In questo momento oltre 20.000 armi nucleari potrebbero porre fine
per sempre all’esperienza umana, come se le guerre dell’ultimo secolo
non avessero insegnato nulla.
Eppure quello degli ordigni nucleari è un mercato fiorente, tanto che
ogni anno gli stati spendono più di 100 miliardi di dollari per
costruire testate o modernizzare il proprio arsenale. Una torta
gigantesca, nella quale mangiano in tanti. In primis le aziende del
settore e poi le banche, che continuano a fare profitti
miliardari sull’insicurezza di tutti. Va da sé che senza il sostegno del
mondo bancario mancherebbero le risorse per alimentare la produzione:
un evidente gioco di complicità, nonostante i proclami sulla
responsabilità sociale di molti istituti.
A fare un quadro dettagliato della situazione ci ha pensato l’Ican
(Campagna internazionale per la messa al bando delle armi nucleari) in
un voluminoso rapporto dal titolo “Don’t bank on the bomb” pubblicato
nel marzo 2012 e redatto dal gruppo olandese Profundo. Nelle 180 pagine
dello studio sono state analizzate 322 istituzioni finanziarie
distribuite in 30 paesi, nelle loro relazioni con le 20 maggiori società
operanti nel comparto del nucleare militare. La metà delle banche ha
sede negli Usa, un terzo in Europa.
Gli istituti più coinvolti cono la francese Bnp Paribas (presente
anche in Italia attraverso Bnl e Bnp Italia), la tedesca Deutsche Bank,
le statunitensi Bank of America, Black Rock, Jp Morgan Chase e la
giapponese Mitsubishi Financial.
Anche il nostro paese tuttavia – sul quale ci concentreremo – è
tutt’altro che assente. Tra i 20 grandi produttori infatti compare
l’italiana Finmeccanica, controllata da nostro Ministero dell’Economia.
La società ha in mano il 25% di MBDA, consorzio europeo compartecipato
da Bae System (37,5%) ed Eads (37,5%) e leader mondiale nella produzione
di missili e sistemi missilistici (oltre 3.000 missili prodotti nel
2010).
Finmeccanica ha rapporti consolidati con gran parte del sistema
bancario nostrano. Intesa Sanpaolo tra il 30 giugno e il 31 ottobre 2011
aveva in portafoglio 45,9 milioni di dollari di obbligazioni
Finmeccanica, preceduta da Bnp Paribas a quota 79,6 milioni. Ma i dati
più salienti riguardano i finanziamenti diretti. Le cifre attribuite
alle singole banche sono stimate, poiché parte di finanziamenti più
vasti.
Nel luglio 2010 l’azienda ottenne un’apertura di credito per cinque
anni pari a 2,4 miliardi di euro da parte di 25 banche, di cui 10
italiane: Mps, Bpm, Popolare di Sondrio, Bper, Banco di Sardegna, Cassa
di Risparmio di Genova e Imperia (Gruppo Carige), Centrobanca (Gruppo
Ubi), Credito Bergamasco (Gruppo Banco Popolare), Intesa Sanpaolo,
Unicredit e Bnp Paribas (consideriamo il gruppo francese per le sue
controllate italiane). Si stima una quota di 127,3 milioni di dollari
per ognuna.
Le stesse banche (sia direttamente o attraverso i gruppi di
appartenenza) comparivano nel prestito di 3,2 miliardi di euro erogato
nel luglio 2008, con quote stimate per ciascuna di 92,2 milioni di
dollari. Bpm, Popolare di Sondrio, Centrobanca (Ubi) e Credito
Bergamasco (Banco Popolare) hanno infine erogato un prestito a un anno e
mezzo di 140 milioni di euro. Poi ci sono i servizi di collocamento di
azioni e obbligazioni Finmeccanica, nei quali spiccano ancora i nomi di
Intesa, Unicredfit, Bnp, Mps, Mediobanca, Credit Agricole (che controlla
l’italiana Cariparma).
Anche in questo caso i dati attribuiti alle singole banche sono stimati.
Nel dettaglio Intesa, Unicredit e BNP hanno collocato ognuna 148
milioni di dollari di azioni Finmeccanica nel novembre 2008 e 358,8
milioni di dollari di obbligazioni in tre successive emissioni: novembre
2008, febbraio 2009, ottobre 2009. Credit Agricole (mediante Caylon) e
Mps compaiono invece nell’emissione dell’ottobre 2009 con 44,4 milioni
di dollari a testa. Infine Mediobanca nel novembre 2008 ha
collocato azioni Finmeccanica per 179,1 milioni di dollari.
Nel complesso Intesa è tra i finanziatori di Bechtel, Boeing, EADS,
General Dynamics, Honeywell International, Lockheed Martin, Northrop
Grumman e Thales, oltre naturalmente a Finmeccanica. Il Gruppo ha
erogato prestiti pari a 1,099 miliardi di dollari stimati, in un periodo
che va da luglio 2008 a giugno 2011, e collocato obbligazioni per 714,1
milioni di dollari nel periodo da novembre 2008 a luglio 2011,
mentre al 30 ottobre 2011 aveva in portafoglio 45,5 milioni di dollari
di obbligazioni. Del resto una recente nota del gruppo (19 giugno 2012)
riporta che “Intesa Sanpaolo ha erogato finanziamenti significativi a
favore di Finmeccanica Spa e del suo gruppo di appartenenza”. Eppure
all’assemblea degli azionisti 2012 del maggio scorso, l’amministrato
delegato in persona Enrico Tommaso Cucchiani affermò che il gruppo non
investe nel nucleare.
Unicredit, oltre a Finmeccanica, è coinvolta nel finanziamento di
Eads, Honeywell International e Thales. Ha erogato prestiti complessivi
stimati per 833,8 milioni di dollari nel periodo compreso tra luglio
2008 e aprile 2011, e collocato obbligazioni per 358,8 milioni di
dollari dal novembre 2008 all’ottobre 2009. Altre banche italiane hanno
investito esclusivamente in Finmeccanica, a parte 14 milioni di dollari
di obbligazioni Thales che nel settembre 2011 erano registrati nel
portafoglio di Ubi Banca.
Tra le banche estere con controllate italiane svetta BNP Paribas, tra
i maggiori investitori mondiali nel nucleare. Essa ha investito cifre
consistenti in Alliant Techsystems, Babcock & Wilcox, BAE Systems,
Bechtel, Boeing, EADS, Finmeccanica, Honeywell International, Lockheed
Martin, Northrop Grumman, Rolls Royce, Safran, Thales. I prestiti
stimati ammontano a 1,634 miliardi di dollari, stanziati dal luglio 2008
al dicembre 2011, e le obbligazioni collocate si attestano a quota
2,331 miliardi di dollari, tra novembre 2008 e luglio 2011, mentre
nell’agosto 2011 deteneva obbligazioni Finmeccanica per 76,62 milioni di
dollari e nel maggio 2011 obbligazioni Safran per 7,45 milioni di
dollari.
Anche Credit Agricole si colloca tra i big del settore, con
investimenti in Babcock & Wilcox, BAE Systems, Boeing, EADS,
Finmeccanica, Honeywell International, Lockheed Martin, Rolls Royce,
Safran, Secro Group, Thales. Nel complesso ha erogato prestiti per 1,392
miliardi di dollari tra settembre 2008 e dicembre 2011 e collocato
obbligazioni per 1,07 miliardi di dollari tra marzo 2009 e settembre
2011. A fine agosto 2011 infine aveva in portafoglio obbligazioni Thales
per 11,53 milioni di dollari.
Roberto Cuda
www.vizicapitali.org
..e in anteprima, la nuova lista
www.vizicapitali.org
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.