Decarbonizzare i trasporti è la parola chiave che ricorre nelle politiche europee per la mobilità, decisamente necessaria per raggiungere gli obiettivi di riduzione dei gas serra dopo l’Accordo di Parigi. L’Europa punta infatti ad abbattere le emissioni di C02 del settore trasporti almeno del 60% entro il 2050.
Le “disruptive technologies” dopo l’energia trasformeranno rapidamente il mondo dei trasporti: l’avanzata della mobilità elettrica nel mondo, la ricerca in corso sui veicoli a guida autonoma, la sharing mobility in crescita, ne sono una prova concreta.
Ma l’Italia è ancora purtroppo uno dei paesi europei in cui l’inquinamento dell’aria fa più vittime, con 79.820 morti premature in Italia nel 2014, secondo i dati dell’Agenzia Europea per l’Ambiente. E la componente traffico è tra quelle che producono più inquinanti.
Non va dimenticato che la Commissione Europea ha avviato da tempo una procedura di infrazione contro il Governo Italiano per i problemi di qualità dell’aria ed i superamenti di NO2 e PM10.
Di recente - a gennaio 2018 - il Commissario Europeo per l’Ambiente ha comunicato al Governo Italiano, che se non prenderà adeguate e rapide misure per la riduzione dei due inquinanti, la Commissione procederà al deferimento alla Corte di Giustizia.
Un nuovo pacchetto per la qualità dell’aria “Clean Air Policy Package”, è stato emanato dalla Commissione Europea nel 2013 per il conseguimento a breve termine degli obiettivi esistenti e per il raggiungimento al 2030 di nuovi limiti per la qualità dell’aria.
Tutto questo avrà un forte impatto anche sulla situazione delle città italiane che dovranno confrontarsi con limiti sempre più restrittivi. La riduzione dell’inquinamento atmosferico in ambito urbano produce elevati benefici pubblici e privati: solo i vantaggi per la salute e l’ambiente consentirebbero alla collettività di risparmiare decine di miliardi di euro di esternalità negative.
Peraltro il settore dei trasporti è responsabile di un quarto delle emissioni di C02 ed ha visto un leggero aumento delle emissioni, invece che una loro riduzione, rispetto al 1990. Considerati inoltre gli impegni al 2030 che prevedono per l’Italia un taglio del 33% delle emissioni dei trasporti rispetto al 2005, occorre un deciso cambio di marcia nei prossimi anni.
Occorre quindi puntare i riflettori su questo settore.
A questo serve il rapporto MobilitAria 2018 (QUI versione pdf):
fornire Uno stato reale della situazione della mobilità urbana e della qualità dell’aria nelle 14 grandi città negli ultimi 10 anni. Da questa analisi si deduce che nel complesso i provvedimenti adottati, la riduzione del traffico a causa della crisi e il miglioramento delle emissioni dei veicoli hanno fatto registrare un miglioramento della qualità dell’aria. Ma restano situazioni critiche, congestione e superamenti costanti dei parametri fissati dalle direttive europee: quindi il lavoro da fare a scala metropolitana è davvero ancora imponente. Sembra opportuna quindi, la definizione di un Piano Nazionale per la Qualità dell’Aria, che d’intesa con le Regioni, avvii una programmazione di lungo termine per il contrasto dell’inquinamento atmosferico a scala nazionale, per la messa a sistema di progetti ed investimenti nei settori della mobilità, per l’utilizzo e la produzione di energia pulita e rinnovabile nelle città. Far crescere la bicicletta, la mobilità pedonale, la sharing mobility, potenziare il trasporto collettivo e la cura del ferro, puntare sul veicolo elettrico e le innovazioni tecnologiche, sono gli ingredienti essenziali della soluzione.
fornire Uno stato reale della situazione della mobilità urbana e della qualità dell’aria nelle 14 grandi città negli ultimi 10 anni. Da questa analisi si deduce che nel complesso i provvedimenti adottati, la riduzione del traffico a causa della crisi e il miglioramento delle emissioni dei veicoli hanno fatto registrare un miglioramento della qualità dell’aria. Ma restano situazioni critiche, congestione e superamenti costanti dei parametri fissati dalle direttive europee: quindi il lavoro da fare a scala metropolitana è davvero ancora imponente. Sembra opportuna quindi, la definizione di un Piano Nazionale per la Qualità dell’Aria, che d’intesa con le Regioni, avvii una programmazione di lungo termine per il contrasto dell’inquinamento atmosferico a scala nazionale, per la messa a sistema di progetti ed investimenti nei settori della mobilità, per l’utilizzo e la produzione di energia pulita e rinnovabile nelle città. Far crescere la bicicletta, la mobilità pedonale, la sharing mobility, potenziare il trasporto collettivo e la cura del ferro, puntare sul veicolo elettrico e le innovazioni tecnologiche, sono gli ingredienti essenziali della soluzione.
Gianni Silvestrini,
direttore Scientifico Kyoto club
Nicola Pirrone,
direttore cnr-iia consiglio nazionale delle ricerche
istituto sull’inquinamento atmosferico
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Pag. 105 - LA SITUAZIONE A TORINO
(per la visione del Rapporto completo si rimanda al link precedente)
(per la visione del Rapporto completo si rimanda al link precedente)
La qualità dell’aria della città di Torino è monitorata da 5 stazioni di cui 3 di tipologia traffico urbano e 2 di fondo urbano, in particolare le stazioni di monitoraggio di Consolata, Grassi, Rebaudengo sono di traffico urbano mentre Lingotto e Rubino di fondo urbano.
La città di Torino presenta in media 77 giorni di pioggia con una precipitazione totale annua sulla media del periodo 2006-2016 di circa 987 mm.
Nel periodo temporale preso in esame (2006-2016), dalle analisi eseguite sulle stazioni di traffico, fondo e sulla media della città è emersa una riduzione delle concentrazioni dei tre inquinanti. Nel dettaglio si osserva un trend del valore medio della città in riduzione del -32% per l’NO2, -47% per il PM10 e -26% per il PM2,5.
Le elaborazioni dei dati, nella decade in esame, ha permesso di evidenziare una lieve diminuzione delle concentrazioni medie di no2, sia della media complessiva (-32%) sia per le singole stazioni di traffico e fondo urbano (rispettivamente -26% e -29%); tuttavia, nonostante questa generale riduzione le concentrazioni sono comunque maggiori rispetto al limite normativo in vigore. Diversamente, è possibile osservare una marcata riduzione delle concentrazioni medie di Pm10 per la città (-47%) che ha consentito negli ultimi quattro anni di avere valori medi prossimi o al di sotto del valore limite.
Per quanto attiene alle concentrazioni medie del Pm2,5 si osserva un andamento pressoché costante con concentrazioni comprese nell’intervallo 28-40 μg/m3, ma sempre superiori al valore limite.
Entrando nel merito dei superamenti orari dell’no2, nell’arco temporale considerato, si assiste ad un decremento degli stessi rispetto ai valori limite per entrambi gli inquinanti; tuttavia, il numero di superamenti risulta sempre maggiore rispetto al limite imposto dalla normativa (eccezion fatta per l’NO2 negli anni 2008, 2011, 2012 e 2014). Diversamente, nel caso del Pm10 i superamenti giornalieri sono sempre in numero maggiore rispetto al limite dei 35 annuali (fino a valori di 194 superamenti, registrati nel 2006).
Approfondendo la situazione relativa alla tipologia di stazione emerge che la media delle stazioni di traffico dell’no2 ha subìto un lieve decremento, drasticamente nel 2007 e poi nuovamente dal 2010, ma nonostante ciò presenta concentrazioni sempre superiori al limite. Lo stesso avviene per le stazioni di fondo che più regolarmente tendono a ridurre le concentrazioni che rimangono sempre sopra i limiti, ad eccezione delle annualità 2014 e 2015.
Entrando nel merito del Pm10 si osserva un decremento generale maggiormente evidente per le stazioni di fondo, che ha portato le concentrazioni a ridursi notevolmente, registrando valori anche al di sotto del limite a partire dal 2013; da questo anno per i tre successivi le concentrazioni sono rimaste stabili. Per le stazioni di traffico si osserva un decremento dal 2006 al 2010, dopo di che si sono registrate concentrazioni molto elevate per i due anni successivi, fino a ridursi e rimanere costanti a partire dal 2013. Probabilmente tale incremento risulta correlato con un numero ridotto di giorni piovosi (per l’anno 2011) e con le ridotte precipitazioni cumulate (per l’anno 2012).
La città di Torino presenta in media 77 giorni di pioggia con una precipitazione totale annua sulla media del periodo 2006-2016 di circa 987 mm.
Nel periodo temporale preso in esame (2006-2016), dalle analisi eseguite sulle stazioni di traffico, fondo e sulla media della città è emersa una riduzione delle concentrazioni dei tre inquinanti. Nel dettaglio si osserva un trend del valore medio della città in riduzione del -32% per l’NO2, -47% per il PM10 e -26% per il PM2,5.
Le elaborazioni dei dati, nella decade in esame, ha permesso di evidenziare una lieve diminuzione delle concentrazioni medie di no2, sia della media complessiva (-32%) sia per le singole stazioni di traffico e fondo urbano (rispettivamente -26% e -29%); tuttavia, nonostante questa generale riduzione le concentrazioni sono comunque maggiori rispetto al limite normativo in vigore. Diversamente, è possibile osservare una marcata riduzione delle concentrazioni medie di Pm10 per la città (-47%) che ha consentito negli ultimi quattro anni di avere valori medi prossimi o al di sotto del valore limite.
Per quanto attiene alle concentrazioni medie del Pm2,5 si osserva un andamento pressoché costante con concentrazioni comprese nell’intervallo 28-40 μg/m3, ma sempre superiori al valore limite.
Entrando nel merito dei superamenti orari dell’no2, nell’arco temporale considerato, si assiste ad un decremento degli stessi rispetto ai valori limite per entrambi gli inquinanti; tuttavia, il numero di superamenti risulta sempre maggiore rispetto al limite imposto dalla normativa (eccezion fatta per l’NO2 negli anni 2008, 2011, 2012 e 2014). Diversamente, nel caso del Pm10 i superamenti giornalieri sono sempre in numero maggiore rispetto al limite dei 35 annuali (fino a valori di 194 superamenti, registrati nel 2006).
Approfondendo la situazione relativa alla tipologia di stazione emerge che la media delle stazioni di traffico dell’no2 ha subìto un lieve decremento, drasticamente nel 2007 e poi nuovamente dal 2010, ma nonostante ciò presenta concentrazioni sempre superiori al limite. Lo stesso avviene per le stazioni di fondo che più regolarmente tendono a ridurre le concentrazioni che rimangono sempre sopra i limiti, ad eccezione delle annualità 2014 e 2015.
Entrando nel merito del Pm10 si osserva un decremento generale maggiormente evidente per le stazioni di fondo, che ha portato le concentrazioni a ridursi notevolmente, registrando valori anche al di sotto del limite a partire dal 2013; da questo anno per i tre successivi le concentrazioni sono rimaste stabili. Per le stazioni di traffico si osserva un decremento dal 2006 al 2010, dopo di che si sono registrate concentrazioni molto elevate per i due anni successivi, fino a ridursi e rimanere costanti a partire dal 2013. Probabilmente tale incremento risulta correlato con un numero ridotto di giorni piovosi (per l’anno 2011) e con le ridotte precipitazioni cumulate (per l’anno 2012).
Concludendo, per la città di Torino, pur osservando un miglioramento della qualità dell’aria, questo non è sufficiente a rientrare nei limiti normativi in particolare per PM10 e NO2.
Risultano sfavorevoli in tale contesto le condizioni meteoclimatiche che non consentono una dispersione e diluizione degli inquinanti, e che richiedono azioni ancora più incisive di riduzione delle emissioni inquinanti.
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