giovedì 1 febbraio 2018

[Iran] La protesta di Vida

Scarcerata la ragazza simbolo della lotta contro l'hijab, nelle stesse ore arrestata un'altra attivista.
Ad annunciarlo alcuni attivisti e la legale di Vida Movahed. La scarcerazione grazie alla pressione popolare e alle campagne internazionali


Aveva sfidato il potere sventolando il velo che le avrebbe dovuto coprire i capelli. Una protesta che da Teheran aveva fatto il giro del mondo e che le era costata la libertà. Ma ora, dopo un mese di carcere, la donna divenuta simbolo della lotta contro l’hijab obbligatorio è stata liberata.
A darne annuncio su Facebook è stata l’attivista e avvocatessa Nasrin Sotoudeh, che da subito si era interessata al suo caso. Le autorità di Teheran non hanno ancora commentato la notizia, ma sui social media attivisti e utenti a fatica contengono la gioia.




Felici anche di poter dare finalmente un’identità a quella che avevano ribattezzato “La ragazza della strada della Rivoluzione”. Solo di recente infatti si è scoperto che la donna si chiama Vida Movahed, ha 31 anni ed è madre di un bimbo di 19 mesi.
Le campagne per la liberazione. Per lei, di cui si erano perse le tracce dopo l’arresto del 28 dicembre, era stata organizzata una campagna social con l’hashtag #whereisshe: un tentativo di fare pressione sulle autorità iraniane affinché dessero informazioni sulle sorti della donna.

Il 26 gennaio era intervenuta anche Amnesty International per chiederne il rilascio. Nello stesso comunicato l'organizzazione internazionale ha chiesto alle autorità iraniane di porre fine alla persecuzione delle donne che protestano pacificamente contro l'obbligo di indossare il velo, una pratica che Amnesty ha definito "umiliante e discriminatoria".  

La preoccupazione. Secondo Masih Alinejad, fondatrice del movimento My Stealthy Freedom, che da anni rivendica il diritto delle donne di scegliere il proprio abbigliamento contro il dresscode imposto dal governo, Vida ora si trova a casa sua, in compagnia del figlio e non “è di buon umore”.

Su Facebook Nasrin Sotoudeh ha scritto: "Spero che non fabbrichino un caso legale per danneggiarla solo perché esercitato i suoi diritti di base. Non ha fatto nulla di male"



Aveva sfidato il potere sventolando il velo che le avrebbe dovuto coprire i capelli. Una protesta che da Teheran aveva fatto il giro del mondo e che le era costata la libertà. Ma ora, dopo un mese di carcere, la donna divenuta simbolo della lotta contro l’hijab obbligatorio è stata liberata.







A darne annuncio su Facebook è stata l’attivista e avvocatessa Nasrin Sotoudeh, che da subito si era interessata al suo caso. Le autorità di Teheran non hanno ancora commentato la notizia, ma sui social media attivisti e utenti a fatica contengono la gioia.




Felici anche di poter dare finalmente un’identità a quella che avevano ribattezzato “La ragazza della strada della Rivoluzione”. Solo di recente infatti si è scoperto che la donna si chiama Vida Movahed, ha 31 anni ed è madre di un bimbo di 19 mesi.
Le campagne per la liberazione. Per lei, di cui si erano perse le tracce dopo l’arresto del 28 dicembre, era stata organizzata una campagna social con l’hashtag #whereisshe: un tentativo di fare pressione sulle autorità iraniane affinché dessero informazioni sulle sorti della donna.


Iran, altre donne protestano contro il velo: "Hanno arrestato lei, ma noi siamo tante"


La lotta continua.
E’ giorno di festa per le donne iraniane, una vittoria che festeggiano tornando a sventolare i veli in strada. Un gesto ormai simbolo della voglia di libertà.
Il secondo arresto
Una seconda iraniana è stata arrestata a Teheran per aver protestato contro l'obbligo di indossare il velo, salendo su una una centralina telefonica nella capitale, togliendosi l'hijab bianco e appendendolo al ramo di un albero lì accanto.
Una forma di protesta ricalcata su quella della manifestante arrestata il mese scorso per un'azione analoga, nello stesso luogo. La notizia del secondo arresto, riportata dal Guardian, è stata data dal corrispondente del New York Times nella Repubblica islamica, Thomas Erdbrink, senza però rivelare la sua identità. 

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