Scarcerata la ragazza simbolo della lotta contro l'hijab, nelle stesse ore arrestata un'altra attivista. Ad annunciarlo alcuni attivisti e la legale di Vida Movahed. La
scarcerazione grazie alla pressione popolare e alle campagne
internazionali
Aveva sfidato il potere sventolando il velo
che le avrebbe dovuto coprire i capelli. Una protesta che da Teheran
aveva fatto il giro del mondo e che le era costata la libertà. Ma ora,
dopo un mese di carcere, la donna divenuta simbolo della lotta contro
l’hijab obbligatorio è stata liberata.A darne annuncio su Facebook è stata
l’attivista e avvocatessa Nasrin Sotoudeh, che da subito si era
interessata al suo caso. Le autorità di Teheran non hanno ancora
commentato la notizia, ma sui social media attivisti e utenti a fatica
contengono la gioia.
Felici anche di poter dare finalmente
un’identità a quella che avevano ribattezzato “La ragazza della strada
della Rivoluzione”. Solo di recente infatti si è scoperto che la donna
si chiama Vida Movahed, ha 31 anni ed è madre di un bimbo di 19 mesi. Le campagne per la liberazione. Per lei, di cui si
erano perse le tracce dopo l’arresto del 28 dicembre, era stata
organizzata una campagna social con l’hashtag #whereisshe: un tentativo
di fare pressione sulle autorità iraniane affinché dessero informazioni
sulle sorti della donna. Il 26 gennaio era intervenuta anche Amnesty
International per chiederne il rilascio. Nello stesso comunicato
l'organizzazione internazionale ha chiesto alle autorità iraniane di
porre fine alla persecuzione delle donne che protestano pacificamente
contro l'obbligo di indossare il velo, una pratica che Amnesty ha
definito "umiliante e discriminatoria". La preoccupazione. Secondo
Masih Alinejad, fondatrice del movimento My Stealthy Freedom, che da
anni rivendica il diritto delle donne di scegliere il proprio
abbigliamento contro il dresscode imposto dal governo, Vida ora si trova
a casa sua, in compagnia del figlio e non “è di buon umore”.
Su Facebook Nasrin Sotoudeh ha scritto: "Spero che non fabbrichino un
caso legale per danneggiarla solo perché esercitato i suoi diritti di
base. Non ha fatto nulla di male"
Aveva sfidato il potere sventolando il velo
che le avrebbe dovuto coprire i capelli. Una protesta che da Teheran
aveva fatto il giro del mondo e che le era costata la libertà. Ma ora,
dopo un mese di carcere, la donna divenuta simbolo della lotta contro
l’hijab obbligatorio è stata liberata.
A darne annuncio su Facebook è stata l’attivista e avvocatessa Nasrin
Sotoudeh, che da subito si era interessata al suo caso. Le autorità di
Teheran non hanno ancora commentato la notizia, ma sui social media
attivisti e utenti a fatica contengono la gioia.
Felici anche di poter dare finalmente un’identità a quella che avevano
ribattezzato “La ragazza della strada della Rivoluzione”. Solo di
recente infatti si è scoperto che la donna si chiama Vida Movahed, ha 31 anni ed è madre di un bimbo di 19 mesi. Le campagne per la liberazione. Per lei, di cui si
erano perse le tracce dopo l’arresto del 28 dicembre, era stata
organizzata una campagna social con l’hashtag #whereisshe: un tentativo
di fare pressione sulle autorità iraniane affinché dessero informazioni
sulle sorti della donna.
Iran, altre donne protestano contro il velo: "Hanno arrestato lei, ma noi siamo tante"
La lotta continua. E’ giorno di festa per le donne
iraniane, una vittoria che festeggiano tornando a sventolare i veli in
strada. Un gesto ormai simbolo della voglia di libertà.
Il secondo arresto Una seconda iraniana è stata arrestata a Teheran per aver protestato contro
l'obbligo di indossare il velo, salendo su una una centralina telefonica
nella capitale, togliendosi l'hijab bianco e appendendolo al ramo di un
albero lì accanto.
Una forma di protesta ricalcata su quella
della manifestante arrestata il mese scorso per un'azione analoga, nello
stesso luogo. La notizia del secondo arresto, riportata dal Guardian, è
stata data dal corrispondente del New York Times nella Repubblica
islamica, Thomas Erdbrink, senza però rivelare la sua identità.
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