Sempre meno giustizia per chi non ha soldi
Non se ne è parlato molto, ma nella nuova legge di stabilità sono
state introdotte, e già approvate al Senato, alcune importanti
variazioni economiche anche in materia di giustizia: innanzitutto la
riduzione di un 30% dei compensi per i difensori (ma anche per i
consulenti tecnici, gli ausiliari e gli investigatori autorizzati) dei
soggetti ammessi al cosiddetto “gratuito patrocinio”. Le spettanze che
possono essere liquidate per la difesa dei soggetti non abbienti, già
ridotte perchè calcolate in base ai valori medi e decurtate del 50%
subiscono così un'ulteriore dratica riduzione. Gli effetti sono
facilmente prevedibili: sempre meno avvocati, consulenti, investigatori
privati si renderanno disponibili a difendere chi si trova nelle
condizioni per accedere al patrocinio a spese dello stato; si parla di
persone che possono vantare il non invidiabile primato di percepire un
reddito lordo di poco più di 10.000 euro di reddito l'anno. Sempre meno
difesa per chi non può, sempre meno garanzie, sempre meno diritti. Verso
il basso, ovviamente.
Dal punto di vista dell'avvocatura,
ovviamente, questa ulteriore riduzione dei compensi (che vengono
materialmente erogati, lo ricordiamo per i profani, dopo qualche anno
dalla conclusione dei procedimenti) rende la remunerazione di questa
attività difensiva inferiore ad ogni limite dignitoso. Se lo Stato per
difendere un poveraccio ti paga meno di un quarto di una parcella media
quanti saranno i professionisti seri ad accettare la mancetta
posticipata di alcuni anni dal lavoro svolto ? Altro che dignità della
professione forense, altro che diritto alla difesa, altro che importanza
del ruolo professionale...
Altre disposizioni contenute sempre
nella legge di stabilità (art. 18 commi da 15 a 20) introducono un
contributo obbligatorio per l'ammissione all'esame per l'abilitazione
all'esercizio della professione di avvocato e per l'iscrizione all'Albo
dei Cassazionisti, ma anche per i concorsi abilitativi alle altre
professioni (notai e magistrati). Ed è già pure previsto che tale
contributo ogni tre anni venga aumentato in base agli indici Istat.
Aumentano poi i costi di notifica e, last but not least, viene chiarito
che, in caso di ricorsi con i quali vengono impuganti più atti, il
contributo unificato va conteggiato in relazione ad ogni singolo atto
impugnato, anche in grado d'appello. Si tratta, tipicamente, dei ricorsi
in materia amministrativa, in cui è ordinario impugnare l'atto
principale unitamente ai presupposti. Quando si pensa che il contributo
unificato, in queste materie, è normalmente di 600 euro, ben si
comprende che la giustizia amministrativa diventa veramente un lusso per
pochi.
Come Giuristi Democratici riteniamo intollerabile questo
continuo attacco alla giustizia sostanziale operata sempre verso il
basso, a scapito dei soggetti più deboli che incappano nel sistema
giustizia o che al sistema giustizia non possono accedere. Pensiamo cosa
significa l'applicazione di questi tagli in danno delle migliaia di
detenuti prodotto delle leggi criminogene di cui la legislazione ha
fatto autentico abuso in questi anni, in materia di stupefacenti, in
materia di ingresso e soggiorno degli stranieri, in materia di
recidiva. Pensiamo cosa significano questi aumenti per le centinaia di
comitati di cittadini che si muovono contro grandi e piccole opere
devastanti nei territori.
Non possiamo quindi che esprimere una
profonda e ragionata avvesità alle misure economiche che il governo vuol
mettere in campo nel settore giustizia e chiedere la cassazione senza
rinvio di queste disposizioni, che rappresentano un vero e proprio
attentato al diritto di giustizia dei cittadini meno abbienti.
Giuristi Democratici
Torino, Roma, Napoli, Bologna, Padova, 18 dicembre 2013
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