La Comunità di Santa Monica in Torino sta riflettendo in questi giorni sugli stimoli proposti dal documento preparatorio il prossimo Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia; per dare un contributo a che possa diventare Sinodo DELLE Famiglie, nel solco dell'auspicio conciliare, sta circolando un adattamento al Questionario "ufficiale" vaticano, mutuato dal lavoro proposto dai vescovi svizzeri che trovate QUI nella sua versione informatizzata.
Invitiamo a leggerne storia e motivazioni (oltre a recepirne i
rilievi critici) in calce, e a contribuire alla diffusione capillare su
tutto il territorio italiano, ovviamente in parallelo all'esaustivo ma
impegnativo (ed ampolloso) documento originale.
Grazie!
La redazione
La Conferenza Episcopale Svizzera ha proposto ai suoi fedeli un “riassunto” del questionario per il Sinodo della Famiglia che il
Vaticano ha pubblicato nel mese di ottobre.
La Conferenza Episcopale lo propone come “alternativa” a quello proposto dal Vaticano (vedi infra). Nella neutrale e
democratica Svizzera, al questionario possono rispondere tutti, sia
cattolici che non, sposati, divorziati, musulmani e non credenti. Tutti
hanno voce in capitolo.
Infatti, la Commissione per la programmazione pastorale, responsabile
di raccogliere le risposte al questionario, spera di riceverle nelle
prime settimane di dicembre di questo anno, in modo che le risposte
possano essere presentate al Vaticano nel mese di gennaio.
Nel questionario si leggono domande del tipo: “vi augurate che la
Chiesa riconosca e benedica le coppie omosessuali” o “le coppie
divorziate” o si definisce come “rito religioso” la preghierina prima di
andare al letto. Purtroppo non si accenna neanche alla partecipazione
da parte dei figli alla messa domenicale insieme ai genitori.
In Svizzera non esiste una vera e propria pastorale familiare e a
queste domande possono rispondere molti che neanche partecipano alla
vita della Chiesa. Il sostegno alle famiglie possiamo dire
“tradizionali” è minimo, specialmente nei cantoni di lingua tedesca.
Neanche la Conferenza Episcopale ha una commissione dedicata alla
pastorale familiare, come in altri paesi.
La situazione delle famiglie cattoliche in Svizzera è quanto meno
allarmante. Quasi un milione dei sette che comportano la Confederazione
Svizzera abitano da soli, e lo 0,6% delle famiglie ha figli, secondo una
statistica del 2011. In questo contesto, la Chiesa Svizzera si
preoccupa del matrimonio degli omosessuali e dei divorziati, ma non
sulle coppie giovani che hanno bisogno di un sostegno spirituale per la
loro vita di coppia.
Davanti a questa situazione, le famiglie cristiane si pongono varie
domande. Perché non offrire un’altra alternativa ai giovani? Perché la
Chiesa deve riflettere sulle coppie divorziate e non fa una vera
pastorale giovanile e matrimoniale, in modo che i giovani possono capire
l’importanza del Sacramento prima di sposarsi? Ai giovani svizzeri non
serve la “approvazione “ della Chiesa per coabitare o per divorziare,
ma una alternativa, una educazione per la affettività della coppia e per
l’importanza del Sacramento.
Inoltre, in nessuno dei due questionari, sia quello ufficiale del
Vaticano, sia quello della Chiesa Svizzera, si fa accenno alla necessità
della cura dei anziani e all’importanza dei nonni nella famiglia,
principali comunicatori della fede nelle famiglie come ricorda spesso il
Papa.
Davanti a questi fatti, i vescovi svizzeri porteranno al Sinodo delle
risposte piuttosto sorprendenti, dentro della linea “progressista” che
la Chiesa Svizzera porta avanti da alcuni anni. Una Chiesa preoccupata
dai poveri e delle vocazioni, certamente, ma persa nella struttura e
dominata dai “lavoratori” laici. Come diceva Benedetto XVI in Germania:
“per corrispondere al suo vero compito, la Chiesa deve sempre di nuovo
fare lo sforzo di distaccarsi da questa sua secolarizzazione e diventare
nuovamente aperta verso Dio”.
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Raniero La
Valle spiega l’importanza assoluta della consultazione sulle 38 domande per il
sinodo sulla famiglia
LA SVOLTA
Fu Pio XII che per primo fece un timidissimo accenno a un’opinione pubblica nella Chiesa, alludendo a una qualche voce in capitolo dei fedeli, ma la cosa non ebbe alcun seguito. Arrivò poi il Concilio, e la parola la diede ai vescovi, ma poi fu tolta anche a loro: Paolo VI decise da solo sulla contraccezione e ne blindò il divieto nella “Humanae vitae”, e poi si inventò un Sinodo dei vescovi senza alcun potere, senza collegialità e con i dibattiti tenuti segreti, e riservati al buon uso del papa. Così per cinquant’anni la grande idea riformatrice del Concilio di una Chiesa identificata col popolo di Dio e governata dal papa e dai vescovi in comunione con lui è rimasta lettera morta, e non a caso la compagine cattolica è giunta alla crisi devastante che ha portato alle dimissioni di Benedetto XVI.
Ed ecco che ora riappare il popolo di Dio nella sua identificazione con la Chiesa, a lui sono rivolte 38 domande e si innesca un grandioso processo sinodale e collegiale che dalla attuale consultazione dei fedeli (ma anche, se vogliono, degli infedeli) giungerà fino al Sinodo straordinario del 2014, dedicato ai problemi più urgenti, e a quello ordinario del 2015, in cui si prenderanno determinazioni pastorali ed evangeliche più mature e a lungo termine riguardanti cruciali problemi della vita umana sulla terra.
È la svolta che ci si aspettava da papa Francesco, dopo le grandi parole da lui dette nei primi sette mesi di pontificato, da cui già si poteva capire quale sarebbe stato il cammino. Come il Concilio, evento altrettanto innovatore, il processo sinodale e collegiale oggi avviato ha la finalità di un annuncio della fede in quei modi “che la nostra età esige” (un’età in cui è mutata l’autocomprensione dell’uomo), ma ha esteso la platea dei chiamati a prendere la parola per dire quali sono le esigenze che la nostra età pone alla fede.
Dal punto di vista teologico sono chiari i fondamenti di questa svolta: la fede trasmessa dagli apostoli è anche la fede degli uomini della “cerchia degli apostoli”, di cui parla il Concilio, ovvero la fede dei discepoli che attraverso una ininterrotta successione di secoli, tramandata e arricchita dalla universalità dei fedeli, è giunta fino a noi. È giusto quindi che ad essere interrogati sui problemi della sopravvivenza della fede nel nostro tempo non siano solo i successori degli apostoli ma anche i discepoli e, come destinatari dell’annuncio, anche tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Se se ne vuole trovare un indizio nelle precedenti esternazioni di papa Francesco, si può trovare nell’osservazione da lui fatta nelle omelie a Santa Marta, riguardo a quelle comunità cristiane del Giappone che nel XVII secolo, dopo la cacciata dei missionari stranieri, erano rimaste senza sacerdoti per più di duecento anni. “Ma quando dopo questo tempo sono tornati di nuovo altri missionari, hanno trovato tutte le comunità a posto: tutti battezzati, tutti catechizzati, tutti sposati in chiesa, e quelli che erano morti, tutti sepolti cristianamente. Non c’erano preti. E chi aveva fatto tutto questo? I semplici battezzati!”.
Nell’intervista alla Civiltà Cattolica, ricordando il “sentire cum Ecclesia” di S. Ignazio, Francesco ha spiegato che «il popolo è soggetto. E la Chiesa è il popolo di Dio in cammino nella storia, con gioie e dolori. E l’insieme dei fedeli è infallibile nel credere… Non è dunque un sentire riferito ai teologi». Poi ha chiarito che questo non significa dimenticare “la santa madre Chiesa gerarchica”, ma ha sottolineato: «Io vedo la santità nel popolo di Dio paziente: una donna che fa crescere i figli, un uomo che lavora per portare a casa il pane, gli ammalati, le suore che lavorano tanto e che vivono una santità nascosta. Questa per me è la santità comune”. Ed è per questo che Francesco ha detto più volte che i vescovi non devono stare soltanto davanti o in mezzo al gregge, ma anche dietro al gregge, perché c’è “un fiuto del gregge” e spesso è lui ad aprire il cammino e a indicare nuove strade.
Questa è la ragione della consultazione indetta da papa Francesco per tutta la Chiesa. Durante il Concilio i moderatori proposero ai vescovi quattro domande per sapere cosa ne pensavano della collegialità, dell’episcopato, del diaconato e di altri problemi interni alla Chiesa, e sulle risposte impostare i documenti. Successe un putiferio, ma così il Concilio prese la sua strada. Oggi le domande sono 38, perché le questioni da dirimere sulla terra sono ancora di più di quelle da dirimere nella Chiesa, e le domande sono rivolte a tutti. Non è populismo, né demagogia, né democrazia; è che la salvezza, come canta la liturgia del Natale, scende dall’alto ma anche germina dalla terra, è che il popolo di Dio, come diceva la Lumen Gentium, nell’aderire alla fede trasmessa ai santi una volta per tutte “con retto giudizio penetra in essa più a fondo e più pienamente l’applica nella vita”. Per questo ad essere interpellati sono i membri del gregge, perché il gregge è diventato un popolo, e anche il pastore ora se n’è accorto; e se nel popolo “cresce la speranza, si moltiplicano anche le energie”come ha detto il papa al Quirinale. Allora, per favore, rispondiamo.
IL QUESTIONARIO
Qui sotto il questionario che hanno ricevuto i vescovi di tutto il mondo allegato al documento preparatorio del Sinodo sulla famiglia che si terrà in Vaticano nel mese di ottobre 2014. I vescovi sono stati invitati anche a consultare su queste domande associazioni, movimenti e gruppi. Cosa ne pensate? Su alcune questioni fondamentali si potrebbe pensare anche di redigere delle risposte, raccogliere adesioni e inoltrarle ai nostri rispettivi vescovi.
Le seguenti domande permettono alle Chiese particolari di partecipare attivamente alla preparazione del Sinodo Straordinario, che ha lo scopo di annunciare il Vangelo nelle sfide pastorali di oggi circa la famiglia.
1 - Sulla diffusione della Sacra Scrittura e del Magistero della Chiesa riguardante la famiglia
a) Qual è la reale conoscenza degli insegnamenti della Bibbia, della “Gaudium et spes”, della “Familiaris consortio” e di altri documenti del Magistero postconcilare sul valore della famiglia secondo la Chiesa Cattolica? Come i nostri fedeli vengono formati alla vita familiare secondo l’insegnamento della Chiesa?
b) Dove l’insegnamento della Chiesa è conosciuto, è integralmente accettato? Si verificano difficoltà nel metterlo in pratica? Quali?
c) Come l’insegnamento della Chiesa viene diffuso nel contesto dei programmi pastorali a livello nazionale, diocesano e parrocchiale? Quale catechesi si fa sulla famiglia?
d) In quale misura – e in particolari su quali aspetti – tale insegnamento è realmente conosciuto, accettato, rifiutato e/o criticato in ambienti extra ecclesiali? Quali sono i fattori culturali che ostacolano la piena ricezione dell’insegnamento della Chiesa sulla famiglia?
2 - Sul matrimonio secondo la legge naturale
a) Quale posto occupa il concetto di legge naturale nella cultura civile, sia a livello istituzionale, educativo e accademico, sia a livello popolare? Quali visioni
dell’antropologia sono sottese a questo dibattito sul fondamento naturale della famiglia?
b) Il concetto di legge naturale in relazione all’unione tra l’uomo e la donna è comunemente accettato in quanto tale da parte dei battezzati in generale?
6
c) Come viene contestata nella prassi e nella teoria la legge naturale sull’unione tra l’uomo e la donna in vista della formazione di una famiglia? Come viene proposta e approfondita negli organismi civili ed ecclesiali?
d) Se richiedono la celebrazione del matrimonio battezzati non praticanti o che si dichiarino non credenti, come affrontare le sfide pastorali che ne conseguono?
3 - La pastorale della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione
a) Quali sono le esperienze nate negli ultimi decenni in ordine alla preparazione al matrimonio? Come si è cercato di stimolare il compito di evangelizzazione degli sposi e della famiglia? Come promuovere la coscienza della famiglia come “Chiesa domestica”?
b) Si è riusciti a proporre stili di preghiera in famiglia che riescano a resistere alla complessità della vita e della cultura attuale?
c) Nell’attuale situazione di crisi tra le generazioni, come le famiglie cristiane hanno saputo realizzare la propria vocazione di trasmissione della fede?
d) In che modo le Chiese locali e i movimenti di spiritualità familiare hanno saputo creare percorsi esemplari?
e) Qual è l’apporto specifico che coppie e famiglie sono riuscite a dare in ordine alla diffusione di una visione integrale della coppia e della famiglia cristiana credibile oggi?
f) Quale attenzione pastorale la Chiesa ha mostrato per sostenere il cammino delle coppie in formazione e delle coppie in crisi?
4 - Sulla pastorale per far fronte ad alcune situazioni matrimoniali difficili
a) La convivenza ad experimentum è una realtà pastorale rilevante nella Chiesa particolare?
In quale percentuale si potrebbe stimare numericamente?
b) Esistono unioni libere di fatto, senza riconoscimento né religioso né civile? Vi sono dati statistici affidabili?
c) I separati e i divorziati risposati sono una realtà pastorale rilevante nella Chiesa particolare? In quale percentuale si potrebbe stimare numericamente? Come si fa fronte a questa realtà attraverso programmi pastorali adatti?
d) In tutti questi casi: come vivono i battezzati la loro irregolarità? Ne sono consapevoli? Manifestano semplicemente indifferenza? Si sentono emarginati e vivono con sofferenza l’impossibilità di ricevere i sacramenti?
e) Quali sono le richieste che le persone divorziate e risposate rivolgono alla Chiesa a proposito dei sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione? Tra le persone che si trovano in queste situazioni, quante chiedono questi sacramenti?
f) Lo snellimento della prassi canonica in ordine al riconoscimento della dichiarazione di nullità del vincolo matrimoniale potrebbe offrire un reale contributo positivo alla soluzione delle problematiche delle persone coinvolte? Se sì, in quali forme?
g) Esiste una pastorale per venire incontro a questi casi? Come si svolge tale attività pastorale? Esistono programmi al riguardo a livello nazionale e diocesano? Come viene annunciata a separati e divorziati risposati la misericordia di Dio e come viene messo in atto il sostegno della Chiesa al loro cammino di fede?
5 - Sulle unioni di persone della stesso sesso
a) Esiste nel vostro paese una legge civile di riconoscimento delle unioni di persone dello stesso sesso equiparate in qualche modo al matrimonio?
b) Quale è l’atteggiamento delle Chiese particolari e locali sia di fronte allo Stato civile promotore di unioni civili tra persone dello stesso sesso, sia di fronte alle persone coinvolte in questo tipo di unione?
c) Quale attenzione pastorale è possibile avere nei confronti delle persone che hanno scelto di vivere secondo questo tipo di unioni?
d) Nel caso di unioni di persone dello stesso sesso che abbiano adottato bambini come comportarsi pastoralmente in vista della trasmissione della fede?
6 - Sull’educazione dei figli in seno alle situazioni di matrimoni irregolari
a) Qual è in questi casi la proporzione stimata di bambini e adolescenti in relazione ai bambini nati e cresciuti in famiglie regolarmente costituite?
b) Con quale atteggiamento i genitori si rivolgono alla Chiesa? Che cosa chiedono? Solo i sacramenti o anche la catechesi e l’insegnamento in generale della religione?
c) Come le Chiese particolari vanno incontro alla necessità dei genitori di questi bambini di offrire un’educazione cristiana ai propri figli?
d) Come si svolge la pratica sacramentale in questi casi: la preparazione, l’amministrazione del sacramento e l’accompagnamento?
7 - Sull’apertura degli sposi alla vita
a) Qual è la reale conoscenza che i cristiani hanno della dottrina della Humanae vitae sulla paternità responsabile? Quale coscienza si ha della valutazione morale dei differenti metodi di regolazione delle nascite? Quali approfondimenti potrebbero essere suggeriti in materia dal punto di vista pastorale?
b) È accettata tale dottrina morale? Quali sono gli aspetti più problematici che rendono difficoltosa l’accettazione nella grande maggioranza delle coppie?
c) Quali metodi naturali vengono promossi da parte delle Chiese particolari per aiutare i coniugi a mettere in pratica la dottrina dell’Humanae vitae?
d) Qual è l’esperienza riguardo a questo tema nella prassi del sacramento della penitenza e
nella partecipazione all’eucaristia?
e) Quali contrasti si evidenziano tra la dottrina della Chiesa e l’educazione civile al riguardo? f) Come promuovere una mentalità maggiormente aperta alla natalità? Come favorire la crescita delle nascite?
8 - Sul rapporto tra la famiglia e persona
a) Gesù Cristo rivela il mistero e la vocazione dell’uomo: la famiglia
è un luogo privilegiato perché questo avvenga?
b) Quali situazioni critiche della famiglia nel mondo odierno possono diventare un ostacolo all’incontro della persona con Cristo?
c) In quale misura le crisi di fede che le persone possono attraversare incidono nella vita familiare?
9 - Altre sfide e proposte
Ci sono altre sfide e proposte riguardo ai temi trattati in questo questionario, avvertite come urgenti o utili da parte dei destinatari?
LA SVOLTA
Fu Pio XII che per primo fece un timidissimo accenno a un’opinione pubblica nella Chiesa, alludendo a una qualche voce in capitolo dei fedeli, ma la cosa non ebbe alcun seguito. Arrivò poi il Concilio, e la parola la diede ai vescovi, ma poi fu tolta anche a loro: Paolo VI decise da solo sulla contraccezione e ne blindò il divieto nella “Humanae vitae”, e poi si inventò un Sinodo dei vescovi senza alcun potere, senza collegialità e con i dibattiti tenuti segreti, e riservati al buon uso del papa. Così per cinquant’anni la grande idea riformatrice del Concilio di una Chiesa identificata col popolo di Dio e governata dal papa e dai vescovi in comunione con lui è rimasta lettera morta, e non a caso la compagine cattolica è giunta alla crisi devastante che ha portato alle dimissioni di Benedetto XVI.
Ed ecco che ora riappare il popolo di Dio nella sua identificazione con la Chiesa, a lui sono rivolte 38 domande e si innesca un grandioso processo sinodale e collegiale che dalla attuale consultazione dei fedeli (ma anche, se vogliono, degli infedeli) giungerà fino al Sinodo straordinario del 2014, dedicato ai problemi più urgenti, e a quello ordinario del 2015, in cui si prenderanno determinazioni pastorali ed evangeliche più mature e a lungo termine riguardanti cruciali problemi della vita umana sulla terra.
È la svolta che ci si aspettava da papa Francesco, dopo le grandi parole da lui dette nei primi sette mesi di pontificato, da cui già si poteva capire quale sarebbe stato il cammino. Come il Concilio, evento altrettanto innovatore, il processo sinodale e collegiale oggi avviato ha la finalità di un annuncio della fede in quei modi “che la nostra età esige” (un’età in cui è mutata l’autocomprensione dell’uomo), ma ha esteso la platea dei chiamati a prendere la parola per dire quali sono le esigenze che la nostra età pone alla fede.
Dal punto di vista teologico sono chiari i fondamenti di questa svolta: la fede trasmessa dagli apostoli è anche la fede degli uomini della “cerchia degli apostoli”, di cui parla il Concilio, ovvero la fede dei discepoli che attraverso una ininterrotta successione di secoli, tramandata e arricchita dalla universalità dei fedeli, è giunta fino a noi. È giusto quindi che ad essere interrogati sui problemi della sopravvivenza della fede nel nostro tempo non siano solo i successori degli apostoli ma anche i discepoli e, come destinatari dell’annuncio, anche tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Se se ne vuole trovare un indizio nelle precedenti esternazioni di papa Francesco, si può trovare nell’osservazione da lui fatta nelle omelie a Santa Marta, riguardo a quelle comunità cristiane del Giappone che nel XVII secolo, dopo la cacciata dei missionari stranieri, erano rimaste senza sacerdoti per più di duecento anni. “Ma quando dopo questo tempo sono tornati di nuovo altri missionari, hanno trovato tutte le comunità a posto: tutti battezzati, tutti catechizzati, tutti sposati in chiesa, e quelli che erano morti, tutti sepolti cristianamente. Non c’erano preti. E chi aveva fatto tutto questo? I semplici battezzati!”.
Nell’intervista alla Civiltà Cattolica, ricordando il “sentire cum Ecclesia” di S. Ignazio, Francesco ha spiegato che «il popolo è soggetto. E la Chiesa è il popolo di Dio in cammino nella storia, con gioie e dolori. E l’insieme dei fedeli è infallibile nel credere… Non è dunque un sentire riferito ai teologi». Poi ha chiarito che questo non significa dimenticare “la santa madre Chiesa gerarchica”, ma ha sottolineato: «Io vedo la santità nel popolo di Dio paziente: una donna che fa crescere i figli, un uomo che lavora per portare a casa il pane, gli ammalati, le suore che lavorano tanto e che vivono una santità nascosta. Questa per me è la santità comune”. Ed è per questo che Francesco ha detto più volte che i vescovi non devono stare soltanto davanti o in mezzo al gregge, ma anche dietro al gregge, perché c’è “un fiuto del gregge” e spesso è lui ad aprire il cammino e a indicare nuove strade.
Questa è la ragione della consultazione indetta da papa Francesco per tutta la Chiesa. Durante il Concilio i moderatori proposero ai vescovi quattro domande per sapere cosa ne pensavano della collegialità, dell’episcopato, del diaconato e di altri problemi interni alla Chiesa, e sulle risposte impostare i documenti. Successe un putiferio, ma così il Concilio prese la sua strada. Oggi le domande sono 38, perché le questioni da dirimere sulla terra sono ancora di più di quelle da dirimere nella Chiesa, e le domande sono rivolte a tutti. Non è populismo, né demagogia, né democrazia; è che la salvezza, come canta la liturgia del Natale, scende dall’alto ma anche germina dalla terra, è che il popolo di Dio, come diceva la Lumen Gentium, nell’aderire alla fede trasmessa ai santi una volta per tutte “con retto giudizio penetra in essa più a fondo e più pienamente l’applica nella vita”. Per questo ad essere interpellati sono i membri del gregge, perché il gregge è diventato un popolo, e anche il pastore ora se n’è accorto; e se nel popolo “cresce la speranza, si moltiplicano anche le energie”come ha detto il papa al Quirinale. Allora, per favore, rispondiamo.
Da “Rocca”, novembre 2013 Raniero La Valle
IL QUESTIONARIO
Qui sotto il questionario che hanno ricevuto i vescovi di tutto il mondo allegato al documento preparatorio del Sinodo sulla famiglia che si terrà in Vaticano nel mese di ottobre 2014. I vescovi sono stati invitati anche a consultare su queste domande associazioni, movimenti e gruppi. Cosa ne pensate? Su alcune questioni fondamentali si potrebbe pensare anche di redigere delle risposte, raccogliere adesioni e inoltrarle ai nostri rispettivi vescovi.
Le seguenti domande permettono alle Chiese particolari di partecipare attivamente alla preparazione del Sinodo Straordinario, che ha lo scopo di annunciare il Vangelo nelle sfide pastorali di oggi circa la famiglia.
1 - Sulla diffusione della Sacra Scrittura e del Magistero della Chiesa riguardante la famiglia
a) Qual è la reale conoscenza degli insegnamenti della Bibbia, della “Gaudium et spes”, della “Familiaris consortio” e di altri documenti del Magistero postconcilare sul valore della famiglia secondo la Chiesa Cattolica? Come i nostri fedeli vengono formati alla vita familiare secondo l’insegnamento della Chiesa?
b) Dove l’insegnamento della Chiesa è conosciuto, è integralmente accettato? Si verificano difficoltà nel metterlo in pratica? Quali?
c) Come l’insegnamento della Chiesa viene diffuso nel contesto dei programmi pastorali a livello nazionale, diocesano e parrocchiale? Quale catechesi si fa sulla famiglia?
d) In quale misura – e in particolari su quali aspetti – tale insegnamento è realmente conosciuto, accettato, rifiutato e/o criticato in ambienti extra ecclesiali? Quali sono i fattori culturali che ostacolano la piena ricezione dell’insegnamento della Chiesa sulla famiglia?
2 - Sul matrimonio secondo la legge naturale
a) Quale posto occupa il concetto di legge naturale nella cultura civile, sia a livello istituzionale, educativo e accademico, sia a livello popolare? Quali visioni
dell’antropologia sono sottese a questo dibattito sul fondamento naturale della famiglia?
b) Il concetto di legge naturale in relazione all’unione tra l’uomo e la donna è comunemente accettato in quanto tale da parte dei battezzati in generale?
6
c) Come viene contestata nella prassi e nella teoria la legge naturale sull’unione tra l’uomo e la donna in vista della formazione di una famiglia? Come viene proposta e approfondita negli organismi civili ed ecclesiali?
d) Se richiedono la celebrazione del matrimonio battezzati non praticanti o che si dichiarino non credenti, come affrontare le sfide pastorali che ne conseguono?
3 - La pastorale della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione
a) Quali sono le esperienze nate negli ultimi decenni in ordine alla preparazione al matrimonio? Come si è cercato di stimolare il compito di evangelizzazione degli sposi e della famiglia? Come promuovere la coscienza della famiglia come “Chiesa domestica”?
b) Si è riusciti a proporre stili di preghiera in famiglia che riescano a resistere alla complessità della vita e della cultura attuale?
c) Nell’attuale situazione di crisi tra le generazioni, come le famiglie cristiane hanno saputo realizzare la propria vocazione di trasmissione della fede?
d) In che modo le Chiese locali e i movimenti di spiritualità familiare hanno saputo creare percorsi esemplari?
e) Qual è l’apporto specifico che coppie e famiglie sono riuscite a dare in ordine alla diffusione di una visione integrale della coppia e della famiglia cristiana credibile oggi?
f) Quale attenzione pastorale la Chiesa ha mostrato per sostenere il cammino delle coppie in formazione e delle coppie in crisi?
4 - Sulla pastorale per far fronte ad alcune situazioni matrimoniali difficili
a) La convivenza ad experimentum è una realtà pastorale rilevante nella Chiesa particolare?
In quale percentuale si potrebbe stimare numericamente?
b) Esistono unioni libere di fatto, senza riconoscimento né religioso né civile? Vi sono dati statistici affidabili?
c) I separati e i divorziati risposati sono una realtà pastorale rilevante nella Chiesa particolare? In quale percentuale si potrebbe stimare numericamente? Come si fa fronte a questa realtà attraverso programmi pastorali adatti?
d) In tutti questi casi: come vivono i battezzati la loro irregolarità? Ne sono consapevoli? Manifestano semplicemente indifferenza? Si sentono emarginati e vivono con sofferenza l’impossibilità di ricevere i sacramenti?
e) Quali sono le richieste che le persone divorziate e risposate rivolgono alla Chiesa a proposito dei sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione? Tra le persone che si trovano in queste situazioni, quante chiedono questi sacramenti?
f) Lo snellimento della prassi canonica in ordine al riconoscimento della dichiarazione di nullità del vincolo matrimoniale potrebbe offrire un reale contributo positivo alla soluzione delle problematiche delle persone coinvolte? Se sì, in quali forme?
g) Esiste una pastorale per venire incontro a questi casi? Come si svolge tale attività pastorale? Esistono programmi al riguardo a livello nazionale e diocesano? Come viene annunciata a separati e divorziati risposati la misericordia di Dio e come viene messo in atto il sostegno della Chiesa al loro cammino di fede?
5 - Sulle unioni di persone della stesso sesso
a) Esiste nel vostro paese una legge civile di riconoscimento delle unioni di persone dello stesso sesso equiparate in qualche modo al matrimonio?
b) Quale è l’atteggiamento delle Chiese particolari e locali sia di fronte allo Stato civile promotore di unioni civili tra persone dello stesso sesso, sia di fronte alle persone coinvolte in questo tipo di unione?
c) Quale attenzione pastorale è possibile avere nei confronti delle persone che hanno scelto di vivere secondo questo tipo di unioni?
d) Nel caso di unioni di persone dello stesso sesso che abbiano adottato bambini come comportarsi pastoralmente in vista della trasmissione della fede?
6 - Sull’educazione dei figli in seno alle situazioni di matrimoni irregolari
a) Qual è in questi casi la proporzione stimata di bambini e adolescenti in relazione ai bambini nati e cresciuti in famiglie regolarmente costituite?
b) Con quale atteggiamento i genitori si rivolgono alla Chiesa? Che cosa chiedono? Solo i sacramenti o anche la catechesi e l’insegnamento in generale della religione?
c) Come le Chiese particolari vanno incontro alla necessità dei genitori di questi bambini di offrire un’educazione cristiana ai propri figli?
d) Come si svolge la pratica sacramentale in questi casi: la preparazione, l’amministrazione del sacramento e l’accompagnamento?
7 - Sull’apertura degli sposi alla vita
a) Qual è la reale conoscenza che i cristiani hanno della dottrina della Humanae vitae sulla paternità responsabile? Quale coscienza si ha della valutazione morale dei differenti metodi di regolazione delle nascite? Quali approfondimenti potrebbero essere suggeriti in materia dal punto di vista pastorale?
b) È accettata tale dottrina morale? Quali sono gli aspetti più problematici che rendono difficoltosa l’accettazione nella grande maggioranza delle coppie?
c) Quali metodi naturali vengono promossi da parte delle Chiese particolari per aiutare i coniugi a mettere in pratica la dottrina dell’Humanae vitae?
d) Qual è l’esperienza riguardo a questo tema nella prassi del sacramento della penitenza e
nella partecipazione all’eucaristia?
e) Quali contrasti si evidenziano tra la dottrina della Chiesa e l’educazione civile al riguardo? f) Come promuovere una mentalità maggiormente aperta alla natalità? Come favorire la crescita delle nascite?
8 - Sul rapporto tra la famiglia e persona
a) Gesù Cristo rivela il mistero e la vocazione dell’uomo: la famiglia
è un luogo privilegiato perché questo avvenga?
b) Quali situazioni critiche della famiglia nel mondo odierno possono diventare un ostacolo all’incontro della persona con Cristo?
c) In quale misura le crisi di fede che le persone possono attraversare incidono nella vita familiare?
9 - Altre sfide e proposte
Ci sono altre sfide e proposte riguardo ai temi trattati in questo questionario, avvertite come urgenti o utili da parte dei destinatari?
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