siamostatiinvaldisusa#3
TAV, una questione di debiti
Il 9 marzo 2012 il Governo ha pubblicato sul proprio sito istituzionale un documento (http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/TAV/domande_risposte.pdf) con il quale, rispondendo a 14 domande da se stesso formulate,
motivava le ragioni per la realizzazione della Torino-Lione.
Il documento ci informa che l’Unione Europea ha finanziato la progettazione e
le opere preparatorie nel 2008 per 671 milioni di euro, una cifra di per sé
enorme trattandosi solo di valutare la fattibilità tecnica ed economica
dell’opera.
Il governo si dimentica però di specificare quali spese
esattamente copre il contributo dell’UE: il 50% degli studi di fattibilità e
solo il 27% delle opere preliminari (il tunnel geognostico della
Maddalena).
Dalle casse franco-italiane dovrebbe uscire un ulteriore miliardo e mezzo entro la fine del 2013 solo per completare la fase preliminare.
(http://tentea.ec.europa.eu/download/project_fiches/multi_country/fichenew_2007eu06010p_final_1.pdf)
A
questo finanziamento si aggiunge un ulteriore contributo della Commissione Europea del 2005 pari a 48 milioni di Euro per gli studi
preliminari..
Quando il governo parla dei soldi europei sembra riferirsi a risorse
generate dal nulla o atterrate in Val di Susa direttamente da Marte. L’Italia è il terzo contributore del bilancio europeo, nel 2011 con 14 miliardi e mezzo di
Euro pari a quasi il 15% del totale.
Le stime contenute nel documento secondo le quali la realizzazione delle
opere comuni tra Italia e Francia dovrebbe costare 8,2 miliardi di Euro di cui
la Commissione verserebbe il 40% (il 15% dei quali sono soldi italiani) sono
numeri di mera propaganda.
Il costo dell’alta velocità in Italia è passato da un costo previsto
di 9,4 milioni di euro per chilometro nel 1991 a 51, 1 nel 2010 a progetto
realizzato.
Inoltre, i finanziamenti a disposizione per le reti di connessione
trans-europee non sono così ingenti rispetto al numero di opere da finanziare.
Si calcola che circa 31,7 miliardi di Euro saranno a disposizione da parte
dell’Unione Europea nel periodo 2014-2020 per finanziare 30 assi prioritari di
trasporto in Europa. Ciò vuol dire una media piuttosto bassa per singolo
progetto – circa un miliardo di Euro – che non coprirebbe tutto il 40% a cui
mirano Monti e gli omologhi d’oltralpe (ossia almeno 3,28 miliardi di
cofinanziamento a perdere).
Dunque, dove si prendono i soldi mancanti?
Il professor
Monti, che le alchimie finanziarie le conosce bene, lo scorso 19 marzo ha
incontrato a Roma il presidente della Banca Europea per gli Investimenti (BEI)
chiedendo di implementare in tempi brevi il nuovo strumento finanziario dei “project bond”.
Si tratta di un nuovo tipo di titoli pensati per convincere gli investitori
privati a immobilizzare per periodi lunghi la propria ricchezza ed aiutare a
finanziare le grandi opere europee tra cui la TAV, con dei tassi di interesse
allettanti e la certezza di essere ripagati.
La vera novità di questi titoli consiste infatti nello scaricare sui
cittadini il rischio degli investitori privati. Secondo il diritto, e
come il default greco insegna, in caso di insolvenza gli Stati di norma sono
ripagati ma non gli investitori privati. Con i project bond i paesi Europei,
azionisti della BEI, rinuncerebbero al loro grado di “seniority” e qualora
qualcosa andasse storto si prenderebbero l’onere di ripagare gli investitori
privati. Ossia se c’è un costo extra, se l’opera ha problemi tecnici, se mancano
altri finanziamenti e si ferma, o se succede altro e le società e i governi
coinvolti non ripagano i debiti contratti, allora i governi europei metterebbero
mano al loro portafoglio generando ulteriore debito pubblico.
Esiste anche una variante “all’italiana” di questi project bond, già
menzionata nel decreto “Libera-Italia”, per favorire la realizzazione delle
infrastrutture. Infatti Mario Ciaccia, Viceministro con delega alle
infrastrutture, sostiene che si possano emettere obbligazioni puramente
“privatistiche” che alla fine non generino debito. In breve, il governo sogna
che investitori istituzionali (quali fondi pensioni, assicurazioni e banche di
investimenti, nonché fondi di private equity) possano non solo
acquistare i titoli ma garantirseli direttamente tra di loro. E per le società
veicolo dei progetti create si permetterebbero esenzioni agli attuali obblighi
di ipoteca che non superino determinate soglie del capitale sociale. Insomma, un
effetto leva enorme che ricorda quello del tanto deprecato “sistema bancario
ombra”, nonché il rischio di impacchettamenti pericolosi di questi debiti alla
“sub-prime”.
E’ utile ricordare che Ciaccia è stato chiamato al ministero da Corrado
Passera, suo collega presso il BIIS, la Banca per le infrastrutture e lo
sviluppo del gruppo Banca Intesa.
Finito un conflitto di interessi se ne fa
un altro.
L’ingegneria finanziaria pensata dal governo italiano somiglia molto alle
operazioni di swap sugli interessi del debito pubblico che la Goldman Sachs,
allora guidata da Mario Draghi, ha consigliato alla Grecia ed altri paesi una
decina di anni fa.
Oggi sappiamo com’è andata a finire.
La storia
del liberismo degli ultimi decenni ci insegna che alla fine il debito torna e
sono sempre gli Stati a pagare il conto, dove il privato fallisce.
Le grandi
opere fanno debito, inevitabilmente, non c’è trucco finanziario che tenga, i
professori lo sanno molto bene.
Per una lettura critica delle
domande e risposte contenute nel documento del governo si rimanda alla lettura
del documento redatto dalla Commissione tecnica della Comunità Montana Valle Susa e Val Sangone in collaborazione con docenti universitari, economisti ed
esperti del territorio. (http://ascoltateli.org/images/materiali/analisidocumentogoverno28marzo2012.pdf)
http://siamostatiinvaldisusa.wordpress.com/2012/04/11/3-tav-una-questione-di-debiti/
http://www.facebook.com/pages/Siamo-stati-in-Val-di-Susa-e-abbiamo-capito/315037188552577
http://www.facebook.com/pages/Siamo-stati-in-Val-di-Susa-e-abbiamo-capito/315037188552577
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.