L’Assessore
Passoni tra TINA e BENI COMUNI
L’intervista dell’assessore Passoni a La Stampa del 23 aprile suscita la sgradevole reminiscenza dell’acronimo tatcheriano: TINA – There Is No Alternative.
Non che il nostro assessore adombri
l’abolizione delle politiche sociali che sono un vanto della nostra Città (anche
se quelle culturali hanno dimenticato da lungo tempo la lezione Balmas di
ricchezza dei contenuti con bilancio spartano).
L’ assessore propone invece la
cosiddetta “apertura al privato sociale” in grado – a suo dire - di mantenere
l’alto livello dei servizi finora garantito dalla gestione pubblica, a costi
inferiori a quelli che il Comune non sarebbe più in grado di
affrontare.
Lungi da noi negare le reali
difficoltà del bilancio comunale. Riteniamo però che esse non siano superabili
con l’ingresso dell’iniziativa privata nella gestione dei Beni Comuni pena una
mutazione genetica dei nostri
Servizi Pubblici Locali.
Dispiace e delude che il nostro
giovane assessore non abbia colto il nuovo che la nostra città sta esprimendo
sul grande tema dei Beni Comuni, rivelato anche dal voto referendario,
espressione di una visione della società alternativa a quella finora
quotidianamente praticata e propagandata.
Con i 388.099 torinesi che hanno
votato Sì all’Acqua pubblica, molti dei quali stanno ora firmando perché il
loro voto sia rispettato ripubblicizzando la SMAT, il Comitato Acqua Pubblica
di Torino, lancia una sfida ideale e culturale per l'affermazione di nuove
modalità di gestione del servizio idrico e promuove così un'azione di contrasto
alle ricette ultraliberiste che impongono la (s)vendita dei servizi pubblici
quale unica soluzione per fare cassa e fronteggiare la precaria situazione
finanziaria nella quale si dibattono i Comuni.
Non bastano dichiarazioni
estemporanee (''Il patto di stabilità è stupido” ha affermato a fine anno il
Sindaco Fassino), per denunciare la subalternità della politica alla volontà dei
mercati. Gli strettissimi vincoli alla spesa imposti dal Patto devono essere con
forza contestati, con un’iniziativa che trovi slancio proprio a livello locale,
che porti al centro del dibattito e della proposta politica la
riappropriazione della Cassa Depositi e
Prestiti quale strumento per sostenere la spesa pubblica locale. Essa
è nata a Torino, in via Bogino 6, nel 1850 e con l’Unità d’Italia è diventata
l’Ente pubblico nazionale per raccogliere il risparmio postale e finanziare, a
tasso agevolato, gli investimenti di Comuni e Province.
La sua recente trasformazione in Spa
ed il susseguente ingresso delle fondazioni bancarie, portano la Cassa Depositi e Prestiti ad agire sempre
più come un fondo privato d’investimento, distogliendo così progressivamente un’
enorme massa di liquidità frutto del risparmio dei cittadini (oltre 200 mld. di
raccolta annui) dal suo scopo originario, cioè il servizio nell’interesse
pubblico.
Ragionare di una nuova finanza
pubblica significa anche richiedere con forza l’adozione della Tassa sulle Transazioni Finanziarie (ex
Tassa Tobin). Una modesta aliquota applicata sugli enormi volumi di denaro che
la grande speculazione muove ogni giorno sui mercati finanziari, consentirebbe
di acquisire risorse fondamentali per mantenere e sviluppare quei servizi
pubblici che danno la misura del livello di civiltà ed equa distribuzione delle
risorse che la nostra Costituzione garantisce.
Assessore Passoni, muova almeno un
primo passo in questa direzione per Torino Bene
Comune.
Torino, 25 aprile
2012
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