Il Venerabile torna sui poteri della prima Repubblica:
«Io avevo la P2, Cossiga Gladio e Andreotti l'Anello»
di Stefania Limiti - CadoInPiedi
Se a parlare è Licio Gelli bastano anche poche parole ma l'effetto è sicuro: si va con la mente su e giù attraverso gli anni della Repubblica e vengono i brividi. Recentemente il Venerabile è tornato sulle vecchie dicerie che vogliono Andreotti capo della P2 e, conversando con una giornalista del settimanale Oggi, ha detto: «per carità...tutte storie, io avevo la P2, Cossiga Gladio e Andreotti l'Anello».... Poche parole che vogliono dare l'idea di una ripartizione precisa e 'democratica' delle strutture segrete e per la prima volta offrono la conferma da parte di un personaggio di calibro dell'esistenza dell'Anello, espressamente ricondotto all'influenza di Giulio Andreotti. Gli scettici, e quanti hanno tentato di contrastare la verità su questa struttura segreta, si mettano l'anima in pace: l'iceberg si è sciolto...anche se Gelli non dovesse aggiungere più nulla, quelle parole pesano come pietre.
Non sapremo mai se Gelli ha parlato sapendo che il suo vecchio amico Giulio non ha energie per replicargli ma questo ormai poco importa. Ed anche quella rigida divisione dei compiti convince poco: secondo Gelli ognuno godeva di fatto di un suo personale servizio segreto - perché questo sono state le tre strutture menzionate. Si può accettare che ognuno avesse una sua sfera d'influenza nella quale era più 'di casa' di quanto non lo fossero gli altri, per vicinanza agli uomini e alla loro storia. Ma non convince questa rappresentazione un po' casareccia di tre organismi che hanno influenzato dal sottosuolo, e attraverso l'influenza esterna, più di ogni altra cosa la dialettica democratica ed il corso degli eventi della nostra Repubblica; ancora meno, poi, l'estraneità di Andreotti alla P2.
Fascista e repubblichino, Gelli si era distinto come il più giovane volontario della guerra di Spagna: è forse lì che inizia il suo legame con il generale Mario Roatta, capo del Sim e padre del Noto Servizio? E' assai probabile, visto che dal '41-'42 Gelli è stato agente segreto del Sim e protagonista di una delle operazioni più eclatanti e ancor oggi misteriose, il trasporto dell'oro del Regno di Jugoslavia in Italia. Certo è che Gelli ebbe l'investitura direttamente dal Duce: nel 38 fu convocato a Roma, a Palazzo Venezia, dove in una immensa stanza ricevette l'abbraccio di Benito Mussolini e probabilmente l'indicazione della missione a cui era stato predestinato. Il capo della P2 non entra nei particolari di quella giornata particolare ma ammette che <> della sua lunga vita. Il suo curriculum lo rende senz'altro molto credibile quando parla di Anello e questo è ciò che più conta in quelle poche parole.
Molti si interrogano poi sul loro significato attuale: qui si entra nel piano inclinato delle deduzioni ma si possono mettere insieme alcuni elementi. Prima di quell'intervista, Gelli aveva anticipato al quotidiano "Il tempo" alcune analoghe considerazioni, senza fare ancora il nome esplicito dell'Anello: in entrambe le occasioni poche parole sul passato e tante considerazioni sull'oggi e sul suo amico Berlusconi verso il quale Gelli è stato assai severo. Gli ha rimproverato molte cose e sembra dirgli: caro mio, il tuo tempo è finito e a te ormai neanche la P2, Gladio o l'Anello posso cacciarti dai guai. Sembra che voglia rivendicare la sua venerabile parte di grande burattinaio. Una megalomania da grande vecchio? Può darsi ma Berlusconi per lui non è un estraneo, su di lui la P2 aveva puntato molto. Come sostiene il professore Giuseppe De Lutiis nell'introduzione a L'Anello della Repubblica forse Giuseppe Cabassi, uomo dell'Anello, nonché figlio del peccato, cioè di padre Zucca, era il cavallo sul quale aveva puntato la P2 (l'amministratore delegato del gruppo Rizzoli-Corriere della Sera, Bruno Tassan Din, aveva detto che Cabassi era della Loggia) prima di scegliere un uomo con maggiore carisma, cioè Silvio Berlusconi. Il nostro presidente del Consiglio è strettamente legato al passato della nostra Repubblica non solo attraverso stallieri e mafiosi: Berlusconi finanziò, ad esempio, la scissione del Movimento sociale italiano, nel 1976, operazione ampiamente sponsorizzata dall'Anello.
Nel 1977, ricordò solo recentemente Rino Formica, Berlusconi gli manifestò l'intenzione di fare il ministro degli Esteri: quali onorevoli meriti gli consentivano di osare tanto? L'anno successivo, durante i 55 giorni del caso Moro, una delle trattative avviate per la sua liberazione fu portata avanti da padre Zucca e comprendeva, oltre che un enorme pagamento in denaro, la liberazione di due terroristi della Raf che si trovavano nelle carceri di Tito: sapete che mise a disposizione dell'entourage della famiglia Moro il suo aereo personale per andare a fare la trattativa in Jugoslavia? Silvio Berlusconi.
Insomma, il Cavaliere è nato e cresciuto a pieno titolo nella prima Repubblica: e tra i fondatori dei circoli di Forza Italia, oltre ai mafiosi al Sud, ci sono al Nord uomini che ruotavano intorno all'Anello. Dunque, con le sue parole sembra quasi che Gelli voglia 'disattivare' il logoro Berlusconi. Proprio come furono disattivati anni fa gli agenti dell'Anello.
Non sapremo mai se Gelli ha parlato sapendo che il suo vecchio amico Giulio non ha energie per replicargli ma questo ormai poco importa. Ed anche quella rigida divisione dei compiti convince poco: secondo Gelli ognuno godeva di fatto di un suo personale servizio segreto - perché questo sono state le tre strutture menzionate. Si può accettare che ognuno avesse una sua sfera d'influenza nella quale era più 'di casa' di quanto non lo fossero gli altri, per vicinanza agli uomini e alla loro storia. Ma non convince questa rappresentazione un po' casareccia di tre organismi che hanno influenzato dal sottosuolo, e attraverso l'influenza esterna, più di ogni altra cosa la dialettica democratica ed il corso degli eventi della nostra Repubblica; ancora meno, poi, l'estraneità di Andreotti alla P2.
Fascista e repubblichino, Gelli si era distinto come il più giovane volontario della guerra di Spagna: è forse lì che inizia il suo legame con il generale Mario Roatta, capo del Sim e padre del Noto Servizio? E' assai probabile, visto che dal '41-'42 Gelli è stato agente segreto del Sim e protagonista di una delle operazioni più eclatanti e ancor oggi misteriose, il trasporto dell'oro del Regno di Jugoslavia in Italia. Certo è che Gelli ebbe l'investitura direttamente dal Duce: nel 38 fu convocato a Roma, a Palazzo Venezia, dove in una immensa stanza ricevette l'abbraccio di Benito Mussolini e probabilmente l'indicazione della missione a cui era stato predestinato. Il capo della P2 non entra nei particolari di quella giornata particolare ma ammette che <> della sua lunga vita. Il suo curriculum lo rende senz'altro molto credibile quando parla di Anello e questo è ciò che più conta in quelle poche parole.
Molti si interrogano poi sul loro significato attuale: qui si entra nel piano inclinato delle deduzioni ma si possono mettere insieme alcuni elementi. Prima di quell'intervista, Gelli aveva anticipato al quotidiano "Il tempo" alcune analoghe considerazioni, senza fare ancora il nome esplicito dell'Anello: in entrambe le occasioni poche parole sul passato e tante considerazioni sull'oggi e sul suo amico Berlusconi verso il quale Gelli è stato assai severo. Gli ha rimproverato molte cose e sembra dirgli: caro mio, il tuo tempo è finito e a te ormai neanche la P2, Gladio o l'Anello posso cacciarti dai guai. Sembra che voglia rivendicare la sua venerabile parte di grande burattinaio. Una megalomania da grande vecchio? Può darsi ma Berlusconi per lui non è un estraneo, su di lui la P2 aveva puntato molto. Come sostiene il professore Giuseppe De Lutiis nell'introduzione a L'Anello della Repubblica forse Giuseppe Cabassi, uomo dell'Anello, nonché figlio del peccato, cioè di padre Zucca, era il cavallo sul quale aveva puntato la P2 (l'amministratore delegato del gruppo Rizzoli-Corriere della Sera, Bruno Tassan Din, aveva detto che Cabassi era della Loggia) prima di scegliere un uomo con maggiore carisma, cioè Silvio Berlusconi. Il nostro presidente del Consiglio è strettamente legato al passato della nostra Repubblica non solo attraverso stallieri e mafiosi: Berlusconi finanziò, ad esempio, la scissione del Movimento sociale italiano, nel 1976, operazione ampiamente sponsorizzata dall'Anello.
Nel 1977, ricordò solo recentemente Rino Formica, Berlusconi gli manifestò l'intenzione di fare il ministro degli Esteri: quali onorevoli meriti gli consentivano di osare tanto? L'anno successivo, durante i 55 giorni del caso Moro, una delle trattative avviate per la sua liberazione fu portata avanti da padre Zucca e comprendeva, oltre che un enorme pagamento in denaro, la liberazione di due terroristi della Raf che si trovavano nelle carceri di Tito: sapete che mise a disposizione dell'entourage della famiglia Moro il suo aereo personale per andare a fare la trattativa in Jugoslavia? Silvio Berlusconi.
Insomma, il Cavaliere è nato e cresciuto a pieno titolo nella prima Repubblica: e tra i fondatori dei circoli di Forza Italia, oltre ai mafiosi al Sud, ci sono al Nord uomini che ruotavano intorno all'Anello. Dunque, con le sue parole sembra quasi che Gelli voglia 'disattivare' il logoro Berlusconi. Proprio come furono disattivati anni fa gli agenti dell'Anello.
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