«La diversità e la cooperazione sono un
bene e un arricchimento, non un disturbo o un intoppo da superare. La democrazia
è deliberazione tra diversi non semplice decisionismo per una massa di
identici».
La nostra democrazia sta attraversando una fase di tensioni e schizofrenie che non cessano di stupire. Il fondatore del blog antipartito Beppe Grillo transita il suo movimento dalla società al Parlamento, salvo poi lamentare il fatto che gli eletti del Movimento 5Stelle obbediscono al popolo italiano invece che a lui o al suo blog. Parlamentarista dichiarato quando in Parlamento i suoi non c’era ancora, sfodera ora una vocazione autoritaria e dispotica che col Parlamento va poco d’accordo. Il carattere deliberativo delle istituzioni democratiche impone un’attenzione alle differenze di vedute e una pratica della tolleranza che mal si adatta con i capipopolo. Non vi è dubbio che la strada del leader plebiscitario possa sembrare quella più semplice e naturale in tempi di crisi; quella che meglio pare adattarsi al maggioritarismo e che riesce a unire una massa larga nel nome di un capo rappresentativo. In questa impazienza con la democrazia deliberativa e parlamentare il leader del M5S si trova in sintonia con il leader del Pdl, il quale ha in questi anni portato parte dell’opinione di centrodestra (e non solo) a condividere vocazioni presidenzialiste.
Accanto a questi movimenti tendenti verso un apex verticale di leadership centralistica è in corso un fenomeno che va nella direzione opposta. In questi giorni la senatrice del Pd Laura Puppato e altri deputati e senatori del suo partito, di Sel e di Scelta Civica hanno messo in essere un concreto tentativo volto a contenere la sfiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche e nello stesso tempo a sfuggire al semplificazionismo plebiscitario. Hanno lanciato una piattaforma dal nome significativo “Tu Parlamento” e anticipato così gli attivisti del M5S che ne hanno parlato tanto senza però riuscire a concretizzare, silenziati dalla voce del loro leader extra-parlamentare. “Tu Parlamento” è il nome di un piano partecipativo promosso da rappresentanti di diverse formazioni politiche. Lo scopo è di permettere ai cittadini di avanzare proposte al Parlamento per affrontare con più efficacia le emergenze politiche, economiche e sociali del Paese. Le proposte vengono rivolte direttamente ai rappresentanti delle forze politiche presenti in Parlamento che si sentono impegnati a valorizzare l’ascolto democratico come fattore di rinnovamento del Paese e della politica.
La partecipazione alla deliberazione è in sintonia con il piano di coinvolgimento democratico offerto dalle nuove tecnologie e previsto dall’Action Plan 2011-2015 dell’Agenda Digitale Europea. Infine, “Tu Parlamento” porta al cuore dello Stato un’attività deliberativa maturata nel nostro Paese già da alcuni anni e in corso in diverse regioni, dalla Lombardia al Lazio, dall’Emilia-Romagna alla Toscana. Sbarca a Roma con un importante messaggio: stabilire un canale di comunicazione tra il dentro e il fuori del Parlamento contribuendo a realizzare non tanto la democrazia partecipativa, ma quella rappresentativa vera e propria. E infatti uno degli aspetti di quest’ultima è la circolazione di informazioni e di idee tra eletti ed elettori per realizzare al meglio il controllo e l’autogoverno democratico, bloccando la trasformazione oligarchica che le elezioni possono facilitare.
Bisogna dare atto al gruppo di parlamentari che hanno istituito “Tu Parlamento” di aver avuto l’intelligenza di mettere in cantiere un modello di democrazia alternativo a quello plebiscitario. Un modello che riconosce l’esigenza di aprire al pluralismo e alla collegialità invece che affidarsi all’agglomerato di masse di cittadini identificati passivamente con un leader carismatico. La piattaforma partecipativa, ma meglio sarebbe dire comunicativa, propone una forma di azione democratica che è attenta alle opinione dei singoli e delle comunità locali, alla raccolta di informazioni da tutti i punti del Paese, all’apporto delle più diverse competenze; che infine impegna i parlamentari a porgere attenzione, ad ascoltare e soprattutto apprendere e decidere con più competenza. Invertendo l’abitudine a essere autoreferenziali e lontani dalla vita ordinaria delle persone.
Il dar vita a un’attività congiunta parlamento-cittadini fa pensare all’azione politica come a un agire collettivo che sia in grado di cogliere e capire la complessità, che non l’azzeri per coltivare il sogno di facili semplificazioni. La democrazia non è fatta di una massa di eguali che prende forma e voce grazie a un leader. È al contrario cooperazione anche conflittuale di diversi, perché liberi e uguali nei diritti; diversi che si accordano per cercare insieme la soluzione ai problemi che essi stessi sollevano e vogliono risolvere. Le società complesse hanno bisogno di democrazia perché devono poter fare affidamento sulla diversità delle opinioni e delle competenze, sullo scambio orizzontale invece che sul comando monocratico. Si tratta di uno stile di azione pubblica che diffida naturalmente dell’ideologia semplificatrice, un vangelo che dalle scienze economiche si vuole trasportare come su carta carbone alla politica. A dire il vero con poca saggezza, poiché anche chi un po’ mastica di teoria della scelta razionale sa che la diversità e la cooperazione sono un bene e un arricchimento, non un disturbo o un intoppo da superare. La democrazia è deliberazione tra diversi non semplicedecisionismo per una massa di identici.
di Nadia Urbinati,
La Repubblica (27 giugno 2013)
La Repubblica (27 giugno 2013)
La nostra democrazia sta attraversando una fase di tensioni e schizofrenie che non cessano di stupire. Il fondatore del blog antipartito Beppe Grillo transita il suo movimento dalla società al Parlamento, salvo poi lamentare il fatto che gli eletti del Movimento 5Stelle obbediscono al popolo italiano invece che a lui o al suo blog. Parlamentarista dichiarato quando in Parlamento i suoi non c’era ancora, sfodera ora una vocazione autoritaria e dispotica che col Parlamento va poco d’accordo. Il carattere deliberativo delle istituzioni democratiche impone un’attenzione alle differenze di vedute e una pratica della tolleranza che mal si adatta con i capipopolo. Non vi è dubbio che la strada del leader plebiscitario possa sembrare quella più semplice e naturale in tempi di crisi; quella che meglio pare adattarsi al maggioritarismo e che riesce a unire una massa larga nel nome di un capo rappresentativo. In questa impazienza con la democrazia deliberativa e parlamentare il leader del M5S si trova in sintonia con il leader del Pdl, il quale ha in questi anni portato parte dell’opinione di centrodestra (e non solo) a condividere vocazioni presidenzialiste.
Accanto a questi movimenti tendenti verso un apex verticale di leadership centralistica è in corso un fenomeno che va nella direzione opposta. In questi giorni la senatrice del Pd Laura Puppato e altri deputati e senatori del suo partito, di Sel e di Scelta Civica hanno messo in essere un concreto tentativo volto a contenere la sfiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche e nello stesso tempo a sfuggire al semplificazionismo plebiscitario. Hanno lanciato una piattaforma dal nome significativo “Tu Parlamento” e anticipato così gli attivisti del M5S che ne hanno parlato tanto senza però riuscire a concretizzare, silenziati dalla voce del loro leader extra-parlamentare. “Tu Parlamento” è il nome di un piano partecipativo promosso da rappresentanti di diverse formazioni politiche. Lo scopo è di permettere ai cittadini di avanzare proposte al Parlamento per affrontare con più efficacia le emergenze politiche, economiche e sociali del Paese. Le proposte vengono rivolte direttamente ai rappresentanti delle forze politiche presenti in Parlamento che si sentono impegnati a valorizzare l’ascolto democratico come fattore di rinnovamento del Paese e della politica.
La partecipazione alla deliberazione è in sintonia con il piano di coinvolgimento democratico offerto dalle nuove tecnologie e previsto dall’Action Plan 2011-2015 dell’Agenda Digitale Europea. Infine, “Tu Parlamento” porta al cuore dello Stato un’attività deliberativa maturata nel nostro Paese già da alcuni anni e in corso in diverse regioni, dalla Lombardia al Lazio, dall’Emilia-Romagna alla Toscana. Sbarca a Roma con un importante messaggio: stabilire un canale di comunicazione tra il dentro e il fuori del Parlamento contribuendo a realizzare non tanto la democrazia partecipativa, ma quella rappresentativa vera e propria. E infatti uno degli aspetti di quest’ultima è la circolazione di informazioni e di idee tra eletti ed elettori per realizzare al meglio il controllo e l’autogoverno democratico, bloccando la trasformazione oligarchica che le elezioni possono facilitare.
Bisogna dare atto al gruppo di parlamentari che hanno istituito “Tu Parlamento” di aver avuto l’intelligenza di mettere in cantiere un modello di democrazia alternativo a quello plebiscitario. Un modello che riconosce l’esigenza di aprire al pluralismo e alla collegialità invece che affidarsi all’agglomerato di masse di cittadini identificati passivamente con un leader carismatico. La piattaforma partecipativa, ma meglio sarebbe dire comunicativa, propone una forma di azione democratica che è attenta alle opinione dei singoli e delle comunità locali, alla raccolta di informazioni da tutti i punti del Paese, all’apporto delle più diverse competenze; che infine impegna i parlamentari a porgere attenzione, ad ascoltare e soprattutto apprendere e decidere con più competenza. Invertendo l’abitudine a essere autoreferenziali e lontani dalla vita ordinaria delle persone.
Il dar vita a un’attività congiunta parlamento-cittadini fa pensare all’azione politica come a un agire collettivo che sia in grado di cogliere e capire la complessità, che non l’azzeri per coltivare il sogno di facili semplificazioni. La democrazia non è fatta di una massa di eguali che prende forma e voce grazie a un leader. È al contrario cooperazione anche conflittuale di diversi, perché liberi e uguali nei diritti; diversi che si accordano per cercare insieme la soluzione ai problemi che essi stessi sollevano e vogliono risolvere. Le società complesse hanno bisogno di democrazia perché devono poter fare affidamento sulla diversità delle opinioni e delle competenze, sullo scambio orizzontale invece che sul comando monocratico. Si tratta di uno stile di azione pubblica che diffida naturalmente dell’ideologia semplificatrice, un vangelo che dalle scienze economiche si vuole trasportare come su carta carbone alla politica. A dire il vero con poca saggezza, poiché anche chi un po’ mastica di teoria della scelta razionale sa che la diversità e la cooperazione sono un bene e un arricchimento, non un disturbo o un intoppo da superare. La democrazia è deliberazione tra diversi non semplicedecisionismo per una massa di identici.
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