L'Italia forse il 6 aprile ricorderà perché nel tragico anniversario la passerella mediatica è d'obbligo. Dal giorno dopo però il silenzio. Il Presidente del Consiglio, proprietario di tutto, saprà ordinare dove riprendere, chi intervistare. E così passerà la mala informazione: tutto a posto, tutto ricostruito. E invece non so ancora se e quando potrò tornare a casa mia, inagibile. Se fossi l'unica in queste condizioni, potrebbe essere un caso personale.
Al 1 marzo 2011 sono rilevate 14.174 persone beneficiarie del contributo di autonoma sistemazione, 13.906 persone sono alloggiate nel Progetto C.A.S.E., 7.113 nei MAP, 2042 in affitto e altre strutture comunali, 1.334 in strutture ricettive (369 fuori provincia) e 270 nelle caserme a L'Aquila. Significa che oltre 38 mila persone non vivono a casa loro. Molti non sono registrati da nessuna parte perché non avevano diritto ad assistenza oppure hanno rinunciato a causa della farraginosa burocrazia.
Allora la ricostruzione? Quella sbandierata a Ballarò dall'On. Maurizio Lupi ogni volta in difficoltà oppure su Le Figarò dal Presidente del Consiglio per non perdere punti con Sarkozy? Allora mentono! Mentono sapendo di mentire perché almeno il secondo a L'Aquila è venuto diverse volte, finché gli aquilani non si sono incazzati ed hanno incominciato ad accoglierlo con striscioni e fischi. Non è più venuto, neanche per il primo anniversario. "Gli aquilani hanno avuto tutto!" Quante volte ce l'hanno rimproverato gli altri terremotati o coloro che non sono mai venuti a L'Aquila. Siamo stati privati della libertà di scegliere. E' passato il messaggio di un tetto per tutti, appalti dati ad imprese colluse con la criminalità organizzata, imprese aquilani costrette a chiudere.
Aprile 2011. Alcune vie sono state riaperte, palazzi in sicurezza: bulloni, legni, acciaio, tubi innocenti. Ma non basta. Finchè non si ricostruisce la vita, i profumi, le chiacchiere, le grida, i colori non possono tornare in città.
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