Sono sempre stato contro il Nucleare in italia e sosterrò il referendum (non in seguito ai recenti eventi giapponesi, che comunque hanno messo in allarme tutto il modo... anche la cina ha sospeso la costruzione di nuove centrali), non per motivi ideologici, il nucleare non è sbagliato in quanto tale, ma è pragmaticamente inutile in Italia per i tempi di progettazione e costruzione, per l'enorme investimento a fronte di un impatto energetico non così rilevante e, soprattutto, per i molti dubbi sulla capacità gestionale italiana e la conformazione del territorio. Di seguito mi piace riportarvi due opinioni completamente opposte, la prima è la dichiarazione di Margherita Hack, la seconda di Walter Ganapini, membro onorario dell'Agenzia europea ambientale, riportata sul sito ilsalvagente.it.
ciao
beppe
Sul fronte di un eventuale referendum sulla questione nucleare è intervenuta questa mattina l'astrofisica Margherita Hack definendolo "inutile". Quindi ha proseguito: "Prima si era fatto un referendum sull'onda di Chernobyl – ora se ne fa un altro sull'onda del Giappone: è perfettamente inutile perché è ovvio che sarà contro il nucleare, visto questo disastro. Le cose invece andrebbero affrontate razionalmente". Il terremoto nipponico, secondo Hack, è "un evento veramente eccezionale, se ne verifica uno ogni secolo. Se ogni volta che si fa un'innovazione tecnologica ci si tira indietro, si starebbe ancora a vivere nelle caverne. Se poi si vanno a vedere le statistiche ci sono molti meno incidenti e inquinamento nel nucleare che in altre forme di energia". Secondo l'astrofisica "in Italia il pericolo grosso del nucleare siamo noi italiani, perché si ha l'abitudine di pigliare tutte le cose sotto gamba. Si ha tanta paura del nucleare e poi milioni di abitanti vivono intorno alle falde del Vesuvio, che non è morto, è bello vivo, e se sono decenni che non esplode, il giorno che esploderà sarà un vero disastro. La paura dell'atomo è dovuta all'ignoranza".
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''Centrali nucleari in Italia? Dilettanti allo sbaraglio''
Troppo costoso e ancora pericoloso: le valutazioni di Walter Ganapini.
di Giovanni Vignali
Usa parole durissime Walter Ganapini, membro onorario dell'Agenzia europea ambientale, nel commentare il dibattito italiano sulla tragedia nucleare che si sta consumando a Fukushima, una delle città giapponesi più duramente colpite del recente terremoto e dallo tsunami, dove tre reattori sono in avaria e gli scoppi si susseguono a distanza di poche ore l'uno dall'altro, facendo temere una nuova Chernobyl. Già consulente di Umberto Colombo, Ganapini nel nostro paese ha lavorato alla "Direzione protezione ambiente e salute", al "Dipartimento fonti alternative e risparmio di energia", ma soprattutto - per il tema che sta tenendo col fiato sospeso tutto il mondo dall'arrivo dello tsunami sulle coste giapponesi - è stato, dal 1998 al 2001, all'"Autorità nazionale sicurezza nucleare" in qualità di presidente dell'Ampa (l'Agenzia nazionale di protezione ambientale).
Ganapini, gli italiani assistono sgomenti a quanto sta accadendo nei tre reattori nucleari di Fukushima. Può spiegarci dal suo punto di vista cosa sta accadendo? Se la sente di fare una previsione? Previsioni non ne faccio, stiamo ai dati di fatto. Da ciò che si legge sulla stampa internazionale i rischi conclamati insiti in queste
centrali erano noti, in quanto le infrastrutture erano progettate per resistere a terremoti di potenza pari a 7 gradi Richter, mentre questo terremoto è stato molto più devastante. Va aggiunto che gli enti gestori hanno probabilmente raccontato cose non vere nel corso degli anni, e pur avendo segnali in tal senso sulla necessità di intervenire non hanno applicato misure correttive sufficienti. L'entità del sisma, come detto questa sì davvero enorme, unita allo tsunami, ha mandato in crisi tutti e tre i centri di raffreddamento, con conseguente parziale fusione del nocciolo. Ciò che si legge a livello internazionale riferisce ancora: l'aiuto e l'immediato intervento statunitense per raffreddare le strutture a rischio non è bastato, e addirittura è stata utilizzata acqua di mare. Questo ha generato una quantità enorme di vapori radioattivi, per cui c'è una nube radioattiva in giro, per quella parte del nostro pianeta, ed è presente materiale contaminato. Quindi lei sostiene che il problema, al di là del sisma, è in parte imputabile anche allo tsunami che si abbattuto sulla costa? La dinamica dell'incidente e il susseguirsi dei fatti suggeriscono questa risposta, peraltro la stessa che da giorni sia Cnn sia Bbc stanno spiegando ad americani e inglesi attraverso i pareri di autorevoli esperti. La popolazione civile e l'ecosistema giapponese dunque pagheranno un prezzo altissimo a questo disastro? L'esperienza insegna, purtroppo, che si continuano ad avere effetti a livello teratogenetico - sia sui vegetali che sugli animali e sugli uomini – anche a distanza di molti, moltissimi anni. Strutture così delicate e potenzialmente pericolose non mettono a bilancio interventi di bonifica del territorio in caso di incidente, assicurazioni per portare cure e conforto alle persone che eventualmente risultassero contaminate? Ricordo che la vecchia centrale di Caorso, in Italia, era assicurata per 70 miliardi di lire, all'epoca. Nonostante avesse vicino un gran numero di città da Piacenza a Cremona, da Parma a Brescia, sino a Milano. Come dire: non ci pagavi neanche la verdura andata a male. Secondo lei il mondo scientifico sottovaluta i rischi legati all'energia nucleare? Isaac Asimov, che prim'ancora di essere uno scrittore di fama era un fisico, li chiamava "orchi che cercano l'origine profonda della materia". Negli anni '80 ci fu un articolato dibattito sul controllo sociale delle tecnologie. Il settore del nucleare si accompagna ad un atteggiamento tipico delle caste sacerdotali che ritengono di detenere il sapere specifico e che dicono alla popolazione "siamo noi che abbiamo la conoscenza, voi lasciateci fare". La situazione italiana prima di Fukushima vedeva crescere ogni giorno di più il partito del ritorno al nucleare nel nostro Paese. Ora le cose si sono assai complicate. Guardi, sul nucleare italiano siamo alla corrida, ai dilettanti allo sbaraglio. Si parla con una leggerezza sconvolgente di cose molto serie. Dunque lei non crede a chi ancora oggi sostiene che le centrali nucleari producono energia a minor costo e in quantità maggiori rispetto alle rinnovabili, tanto che il nostro Paese "non potrebbe farne a meno"? Stiamo agli aspetti economici: perché nessun privato al mondo investe sul nucleare? Perché è l'investimento più costoso, con tempi di ritorno non calcolabili e nodi irrisolti sui costi, ivi incluso quello smaltimento delle scorie. Le faccio un esempio: George Bush jr all'atto di insediarsi disse che il rilancio dell'economia Usa sarebbe avvenuto attraverso la realizzazione di 20 nuove centrali. Dopo otto anni da Presidente degli Stati Uniti ha lasciato la Casa Bianca che non ne era stata fatta neanche una. Ce n'è una, a metà, ma è pubblica, realizzata con soldi federali. E in Europa? Esiste un solo reattore in costruzione, quello franco-finlandese, che dal giorno della sua progettazione a oggi ha triplicato i tempi di realizzazione e duplicato i costi. Non dimentichiamo che nei costi, già altissimi, occorre inserire il decomissioning, ovvero cosa si fa della centrale dopo i 20-25 anni di funzionamento e cosa si fa con le scorie. Questioni non di poco conto, non trova? Fra gli incarichi che lei ha ricoperto c'è stato anche quello di Presidente nazionale di Greenpeace. Questo non rischia di fare di lei un commentatore delle vicende nucleari che parte da un presupposto di contrarietà a prescindere? I concetti che sto esprimendo stanno in documenti ufficiali della Goldman Sachs e sul Financial Times, non certo sul sito i verdi! E' la Goldman Sachs che parla del nucleare come di un investimento per i privati "unattractive". La traduzione mi pare abbastanza semplice. E chi invece sostiene che senza questa tecnologia l'Italia rischia di stare fuori dalle grandi direttrici dello sviluppo del terzo millennio? Mentono sapendo di mentire. Colpisce la stessa posizione di Confindustria: oggi si guarda alle centrali come al ponte sullo Stretto di Messina, ci va tanto cemento e tanto ferro, mentre poco si sa della tecnologia. Senza contare i giullari di turno, e ce ne sono stati molti in questi mesi, che intervengono per i motivi più disparati. Buon ultimo la Presidenza della Campania di turno, che ignora il dato della sismicità in quella terra e si dichiara disponibile a ragionare di insediamenti, cosa che avevo sconsigliato quando ero Assessore regionale all'Ambiente. Ha ragione chi afferma che le centrali di terza generazione daranno garanzie maggiori rispetto a quelle che vediamo in televisione in queste ore in Giappone, vecchie di 40 anni? Centrali di terza generazione? E' del tutto ovvio che si deve ricercare grandemente sul nucleare. Cito uno che ne capisce qualcosa, se mi passa la battuta: Carlo Rubbia. Proprio lui afferma che occorre lavorare per nuovi reattori, di sicurezza cosiddetta intrinseca. Ne abbiamo discusso assieme diverse volte. Ma lo stesso Rubbia fissa il 2050 come tempo entro il quale raggiungere tale obiettivo. I problemi energetici dell'Italia però, oggi non si risolvono con questa scienza folle. Basterebbe dunque investire sulle energie alternative per rinunciare alle nuove centrali immaginate dal Governo Berlusconi? Perché nessuno parla più di pianificazione dei fabbisogni energetici? Eppure non c'è una sola persona che riuscirebbe a motivare la necessità di centrali nucleari qui da noi, a fronte di un'offerta di energia esistente sovrabbondante, rispetto la domanda.Non c'è nessun bisogno di nuova energetica elettrica, fra l'altro a un costo così alto. Mi permetta anche di ricordare che l'obiettivo "tutto rinnovabile al 2030" lo immagina l'Ue, non il sottoscritto. E concludo dicendo che una quota di quanto prodotto dal fotovoltaico e dall'eolico in Italia non viene messa in rete perché è la rete che abbiamo a non essere stata attrezzata per ricevere questi contributi. Ci vuole innovazione, anzi… ci vorrebbe. Il 12 giugno il referendum sul nucleare. Come pensa che andrà? La maggioranza degli italiani preferirà le urne o una gita al mare? Mi auguro che in maniera trasversale gli italiani sulle cose serie decideranno una volta per tutti di mandare a casa gli incompetenti e tutelino la propria salute e quella dei propri figli.
aggiungo alle condivisibili perplessità di Beppe rispetto al tema nucleare anche l'annoso ma ancora mai risolto e globale problema delle scorie radioattive, ben sottolineato dall'articolo postato.
RispondiEliminaLuca