Luca
Valori della sinistra. Parla Pierluigi Bersani:
La sinistra è l’idea che se guardi il mondo con gli occhi dei più deboli, puoi fare davvero un mondo migliore per tutti.
Abbiamo la più bella costituzione del mondo, la si difende ogni giorno e il 25 aprile si fa festa.
Nessuno può star bene da solo: stai bene se anche gli altri stanno un po’ bene. Se pochi hanno troppo e troppi hanno poco, l’economia non gira, perché l’ingiustizia fa male all’economia.
Si vuole un mercato che funzioni, senza monopoli, corporazioni, posizioni di dominio, ma ci sono beni che non si possono affidare al mercato: la salute, l’istruzione, la sicurezza.
Il lavoro non è tutto, ma questo può dirlo solo chi un lavoro ce l’ha. Il lavoro è la dignità di una persona: sempre. E sopratutto quanto hai 30 anni e hai paura di passare la vita in panchina. Ma chiamare flessibilità una vita precaria è un insulto. E allora un’ora di lavoro precario non può costare meno di un’ora di lavoro stabile.
Chi non paga le tasse mette le mani nelle tasche di chi è più povero di lui. Se 100 euro di un operaio, di un pensionato, di un artigiano pagano di più dei 100 euro di uno speculatore, vuol dire che il mondo è capovolto.
Davanti ad un problema serio di salute non ci può essere né povero né ricco né calabrese, né lombardo, né marocchino: si fa con quel che si ha, ma si fa per tutti.
L’insegnante che insegue un ragazzo per tenerlo a scuola è l’eroe dei nostri tempi: indebolire la scuola pubblica vuol dire rubare il futuro ai più deboli.
La condizione alla donna è la misura della civiltà di un paese: calpestarne la dignità è l’umiliazione di un paese.
Dobbiamo lasciare il pianeta meglio di come l’abbiamo trovato perché non abbiamo il diritto di distruggere quello che non è nostro e l’energia va risparmiata e rinnovata sgombrando la testa da fanta-piani nucleari.
Il bambino figlio di immigrati che è nato oggi non è né immigrato né italiano. Dobbiamo dirgli chi è: lui è un italiano.
Se devo morire attaccano per mesi a 1000 mesi non può deciderlo il parlamento, perché un uomo resta un uomo con la sua dignità, anche nel momento della sofferenza e del distacco.
C’è un modo per difendere la fede di ciascuno, per garantire le convinzioni di ciascuno, per riconoscere la condizione di c iascuno. Questo modo, irrinunciabile, si chiama laicità.
Per guidare un’automobile – che è un fatto pubblico – ci vuole la patente – che è un fatto privato. Per governare – che è un fatto pubblico – bisogna essere persone per bene, che è un fatto privato.
Chi si ritiene di sinistra, chi si ritiene progressista deve tenere vivo il sogno di un mondo in pace senza ovvie violenze e deve combatterle contro la pena di morte, la tortura, ogni altra sopraffazione fisica o morale e ogni illegalità.
Essere progressisti significa combattere l’aggressività che ci abita dentro, quella del più forte sul più debole, dell’uomo sulla donna, di chi ha potere su chi non ne ha. E prendere la parte di chi ha meno forza e meno voce.
Qui finisce il mio tempo, ma non certo il mio elenco. Grazie.
Per la destra è bello, nonostante tutto, essere italiani. Perché è un piccolo privilegio, perché a Milano come a Palermo, la nostra patria ha un patrimonio paesaggistico e culturale che il mondo ci invidia. Anche per questo, anche nel 2010, essere di destra vuol dire innanzitutto amare l’Italia e aver fiducia negli italiani: nella loro capacità di sacrificarsi, di lavorare onestamente, di pensare senza egoismi al futuro dei propri figli, di essere solidali e generosi.
Perché per la destra sono innanzitutto generosi i militari che in Afghanistan ci difendono dal terrorismo, come lo sono le centinaia di migliaia di connazionali, donne e uomini, che ogni giorno – e gratis – fanno volontariato per aiutare gli anziani, gli ammalati, i più deboli.
E per la destra sono solidali e quindi meritevoli di apprezzamento le tante imprese e le tante famiglie che danno lavoro agli immigrati onesti i cui figli, domani, saranno anch’essi cittadini italiani, perché la patria – da qualche tempo non è più soltanto la Terra dei Padri.
Ma oggi, nel 2010, per crescere insieme, per essere davvero unito, per sentirsi una comunità nazionale, il nostro popolo non può contare solo sulla sua proverbiale, generosa laboriosità: gli italiani hanno bisogno di istituzioni politiche autorevoli, rispettate, giuste. Per questo destra vuol dire senso dello stato, etica pubblica, cultura dei doveri.
Per la destra lo stato deve essere efficiente, ma non invadente. Deve spendere bene il denaro pubblico, senza alimentare burocrazie e clientele.
Per la destra è lo stato – e solo lo stato – che deve garantire che la legge è davvero uguale per tutti, che deve combattere gli abusi, il malcostume, che deve valorizzare l’esempio degli italiani migliori.
Per questo, ad esempio, per la destra, si dovrebbe insegnare fin da scuola ai più giovani che due magistrati come Falcone e Borsellino sono davvero degli eroi, perché sarà grazie al sacrificio loro e di tanti umili servitori dello stato che un giorno la nostra Italia sarà più pulita, più libera, più bella. Perché sarà un’Italia più responsabile, più attenta al bene comune, più consapevole della necessità di garantire che chi sbaglia paga, prima o poi, e chi fa il proprio dovere viene premiato.
La destra sa che senza l’autorevolezza e il buon senso delle istituzioni, senza l’autorità della legge, senza una democrazia trasparente ed equilibrata nei suoi poteri, non c’è libertà, ma solo anarchia, prevalenza dell’arroganza e della furbizia, a tutto discapito dell’uguaglianza dei cittadini.
Per la destra l’uguaglianza dei cittadini deve essere garantita nel punto di partenza, al nord come al sud, per gli uomini come per le donne, per i figli degli imprenditori come per i figli degli impiegati e degli operai. Da questa vera uguaglianza, l’uguaglianza delle opportunità, la destra vuole costruire una società in cui il merito e le capacità siano i soli criteri per selezionare una classe dirigente.
La destra vuole un paese in cui chi lavora di più e meglio, viene pagato di più; un paese in cui chi studia va avanti; un paese in cui chi merita ottiene i maggiori riconoscimenti.
Insomma, la destra vuole un’Italia che ha fiducia nel futuro, perché – a ben vedere – ha fiducia in se stessa. E non la dobbiamo costruire dal nulla: questa Italia migliore c’è già. Dobbiamo soltanto far sentire la sua voce, la sua voce profonda. E anche questo è il compito della destra.
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