Tornando a correre, dopo tanto tempo che non lo facevo per piccoli problemucci fisici, questa mattina, in quella splendida condizione di apertura mentale che la serotonina in circolo m'induce, mi è venuta questa riflessione sul razzismo che vorrei condividere con i 12 lettori che avranno la bontà di leggermi.
Ritengo che esistano solo 2 forme di razzismo “dirette” e 2 forme – molto più gravi e pericolose – di razzismo indiretto. Le ho chiamate:
razzismo RETTILE
razzismo dell'IGNORANZA
razzismo dell'OPPORTUNISMO
razzismo dell'INDIFFERENZA
Il primo, il razzismo rettile, è quello legato al funzionamento meccanico della parte più antica del nostro cervello. Non mi dilungo molto su questa tema, ma ci sono esperimenti scientifici che dimostrerebbero in modo abbastanza incontrovertibile che a livello irrazionale abbiamo una tendenza piuttosto chiara di avversione verso ciò che ci appare diverso.
La parte superiore del nostro cervello serve proprio a correggere gli errori che la parte antica commette su molti altri aspetti che coinvolgono le nostre relazioni con persone e situazioni nelle società moderne.
Qui arriviamo al razzismo dell'ignoranza, quando anche la parte superiore del cervello commette errori. Si può essere razzisti solo se si è profondamente ignoranti sui fatti che coinvolgono episodi di razzismo. L'ultimo esempio relativo al presunto “censimento dei ROM" è solo uno dei tanti. Solo una persona profondamente ignorante (nel senso che non è a conoscenza dei fatti) può essere d'accordo con il concetto di “censimento dei ROM”. L'ignoranza può assumere moltissime forme. Si può essere ignoranti su ciò che effettivamente s'intende per “censimento”. Si può essere ignoranti sulla realtà dei ROM rispetto ai campi nomadi (solo un quinto dei ROM vive nei campi nomadi, quanti lo sanno?). Si può essere ignoranti circa la legislazione attuale. Si può essere ignoranti circa la differenza fra un “censimento dei ROM” ed un'indagine statistica sul fenomeno dei campi nomadi (cosa che è già stata fatta più volte, senza, ovviamente suscitare scandalo). Insomma, mille forme d'ignoranza inducono a convinzioni sostanzialmente razziste. Spesso il razzista ignorante non si crede razzista: l'ultima e più beffarda manifestazione della sua ignoranza.
Poi arriviamo alle forme più vili, infingarde e dannose di razzismo.
Il razzismo dell'opportunismo è quello di chi sfrutta le prime due forme di razzismo per trarne qualche utilità. L'opportunista non crede veramente in ciò che dice. In genere sono persone senza convinzioni, ma piene di convenienze. Salvini è solo l'ultimo esempio di questi tentativi malriusciti di essere umani. Il razzismo è una merce estremamente remunerativa proprio perché esiste in noi il seme del razzismo rettile e l'ignoranza è la cosa più diffusa nella nostra società. Spacciare razzismo è un'operazione con un tasso di rendimento molto elevato e pressoché certo. Per farlo è “solo” necessario inibire tutto ciò che ci rende profondamente esseri umani. Se si è disposti a pagare questo prezzo, si può aspirare a diventare uno dei tanti “Salvini” che la storia ha tristemente archiviato, avendo grandi vantaggi immediati e provocando devastanti danni a lungo termine a sé stessi ed alla società.
Infine arriviamo alla forma più dannosa di razzismo, il razzismo dell'indifferenza. Gli opportunisti possono svolgere il loro redditizio, quanto ignobile, business non solo grazie alle prime due forme di razzismo, ma anche grazie alla decisiva ignavia di coloro che non sono d'accordo ma hanno timore ad esporsi. Una parte di queste persone sono dei razzisti utilitaristi “latenti”, nel senso che magari non ne traggono vantaggi nel momento, ma potrebbero oppure non vogliono rischiare di perdere dei vantaggi che sentono di avere in questo momento. Altri sono dei deboli, altri ancora dei rassegnati che temono che sia tutto inutile.
Quest'ultima forma di razzismo è la più subdola perché spesso non c'è neppure la condanna né della propria coscienza, né del resto della società non ancora infetta dal morbo del razzismo, ma è una dei fattori principali grazie ai quali prospera la mala-pianta del razzismo.
Il razzismo rettile è il seme di questa pianta, l'ignoranza è il terreno nel quale il seme può dischiudersi e radicarsi, l'opportunismo è il concime e le sostanze chimiche che l'alimenta, l'indifferenza sono le condizioni ambiantali indispensabili: la pioggia, il giusto clima e le “cure” che la fanno prosperare.
Questo è il momento in cui chi non vuole essere razzista, in qualche sua forma, ha il dovere morale di fare qualcosa di concreto per porre un argine al razzismo strisciante ed esplicito che in modo incontrovertibile sta infettando le nostre società e qui in Italia abbiamo dei fatti così eclatanti che tacerli può significare solo che si è appartenenti ad una delle 4 forme di razzismo che ho appena delineato. E il momento di fare qualcosa. Non si può stare in silenzio a guardare.
Il razzismo dell'opportunismo è quello di chi sfrutta le prime due forme di razzismo per trarne qualche utilità. L'opportunista non crede veramente in ciò che dice. In genere sono persone senza convinzioni, ma piene di convenienze. Salvini è solo l'ultimo esempio di questi tentativi malriusciti di essere umani. Il razzismo è una merce estremamente remunerativa proprio perché esiste in noi il seme del razzismo rettile e l'ignoranza è la cosa più diffusa nella nostra società. Spacciare razzismo è un'operazione con un tasso di rendimento molto elevato e pressoché certo. Per farlo è “solo” necessario inibire tutto ciò che ci rende profondamente esseri umani. Se si è disposti a pagare questo prezzo, si può aspirare a diventare uno dei tanti “Salvini” che la storia ha tristemente archiviato, avendo grandi vantaggi immediati e provocando devastanti danni a lungo termine a sé stessi ed alla società.
Infine arriviamo alla forma più dannosa di razzismo, il razzismo dell'indifferenza. Gli opportunisti possono svolgere il loro redditizio, quanto ignobile, business non solo grazie alle prime due forme di razzismo, ma anche grazie alla decisiva ignavia di coloro che non sono d'accordo ma hanno timore ad esporsi. Una parte di queste persone sono dei razzisti utilitaristi “latenti”, nel senso che magari non ne traggono vantaggi nel momento, ma potrebbero oppure non vogliono rischiare di perdere dei vantaggi che sentono di avere in questo momento. Altri sono dei deboli, altri ancora dei rassegnati che temono che sia tutto inutile.
Quest'ultima forma di razzismo è la più subdola perché spesso non c'è neppure la condanna né della propria coscienza, né del resto della società non ancora infetta dal morbo del razzismo, ma è una dei fattori principali grazie ai quali prospera la mala-pianta del razzismo.
Il razzismo rettile è il seme di questa pianta, l'ignoranza è il terreno nel quale il seme può dischiudersi e radicarsi, l'opportunismo è il concime e le sostanze chimiche che l'alimenta, l'indifferenza sono le condizioni ambiantali indispensabili: la pioggia, il giusto clima e le “cure” che la fanno prosperare.
Questo è il momento in cui chi non vuole essere razzista, in qualche sua forma, ha il dovere morale di fare qualcosa di concreto per porre un argine al razzismo strisciante ed esplicito che in modo incontrovertibile sta infettando le nostre società e qui in Italia abbiamo dei fatti così eclatanti che tacerli può significare solo che si è appartenenti ad una delle 4 forme di razzismo che ho appena delineato. E il momento di fare qualcosa. Non si può stare in silenzio a guardare.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.