L'APPROVAZIONE DELLA DELIBERA IN CONSIGLIO COMUNALE A NAPOLI
Addio Arin, ora c'è «Acqua bene comune»
Ufficializzata la trasformazione in azienda speciale
di diritto pubblico. Napoli prima a recepire referendum
NAPOLI - Il Consiglio comunale di Napoli ha approvato la delibera che modifica la società Arin spa per la gestione dell'acqua in un'azienda speciale a carattere totalmente pubblico chiamata Acqua Bene Comune Napoli. Si tratta del progetto di trasformazione della ragione sociale dell'Arin auspicato e caldeggiato a lungo negli ultimi anni da tutti i movimenti civici sull'acqua pubblica. Oggi si è concretizzato. Non a caso in aula oggi erano presenti, oltre all'assessore Alberto Lucarelli delegato ai beni comuni, anche alcuni esponenti delle associazioni di cui sopra, come padre Alex Zanotelli, da sempre attivissimo su questo fronte (nelle foto).
Il Comune di Napoli è il primo a rendere concreta la scelta referendaria di giugno (no ai privati nella gestione del ciclo delle acque).
IL FORUM ITALIANO: ALTRE CITTA' SEGUANO ESEMPIO - Il Forum Italiano dei movimenti per l'acqua e il comitato acqua pubblica Napoli esultano. «Si tratta delle prima effettiva attuazione del voto referendario, e della volontà di 27 milioni di cittadini, in una grande città: a Napoli l'acqua torna pubblica. Si compie il primo, storico, passo verso la ripubblicizzazione del servizio idrico nel nostro paese. Ci aspettiamo adesso che tutte le altre città seguano l'esempio napoletano».
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it, 26 ottobre 2011
**Il miracolo dell’acqua partenopea**
RispondiEliminaDalle parole ai fatti. Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, come promesso in campagna elettorale, crea – seguendo il modello di Parigi – la prima azienda in Italia completamente di diritto pubblico che si occuperà della gestione delle risorse idriche.
Perchè l'oro blu è un bene comune.
di Antonio Musella, Rete Commons
Ci sono dei giorni in cui ritrovi il senso di ciò che si fa. Ritrovi le risposte ai perché di tante contraddizioni, di sacrifici, della
passione messa nelle lotte.
Il 26 ottobre scorso il Consiglio Comunale di Napoli ha approvato la trasformazione dell'azienda delle risorse idriche la ARIN s.p.a. nella A.B.C. Acqua Bene Comune, la prima azienda speciale in Italia completamente di diritto pubblico nell'era post referendum che si
occuperà della gestione delle risorse idriche a Napoli.
In tanti, nonostante la pioggia, abbiamo assistito a 6 ore di consiglio comunale, tra interventi, emendamenti e mozioni, per poter
festeggiare Napoli come la capitale dell'acqua bene comune.
Tra gli spettatori bagnati anche Alex Zanotelli con un buffo cappello a forma di rubinetto, e poi gli attivisti della Rete Commons, quelli
del Comitato Acqua Napoli, Marco Bersani del Forum Acqua Nazionale.
Dall'altro lato dei banchi il sindaco De Magistris che con questa delibera realizza un punto del suo programma elettorale. Un punto di
programma che insieme al piano alternativo dei rifiuti era stato discusso e concordato con i movimenti cittadini. Movimenti che trovano
rappresentanza anche tra i banchi. C'è l'assessore ai beni comuni Alberto Lucarelli, che aveva già redatto con Navarra e Mattei i
referendum sull'acqua e che oggi mette la firma sulla delibera che dà vita all'azienda speciale Abc. C'e Pietro Rinaldi, consigliere comunale, che legge in aula il volantino della Rete Commons. (1-continua)
(parte 2)
RispondiEliminaLa Abc è un'azienda speciale il cui statuto, approvato nella stessa seduta di consiglio comunale, diventerà senza dubbio un punto di
riferimento nel paese. Tra le peculiarità della Abc c'è innanzitutto un Cda che dovrà vedere la partecipazione di due rappresentanti delle associazioni ambientaliste ed un comitato di sorveglianza e controllo esterno alla azienda in cui ci saranno gli esponenti dei comitati che
si sono battuti per la ripubblicizzazione dell'acqua, che hanno animato i referendum, insieme a 5 consiglieri comunali. Un comitato
che avrà funzioni di controllo ed indirizzo su questioni come le tariffe e la qualità della risorsa. Lo statuto prevede un minimo vitale garantito giornaliero gratuito a tutti e tutte e che il piano programmato dell'azienda debba essere discusso prima con i cittadini, in maniera orizzontale e poi presentato in consiglio comunale.
La Abc prevede anche il Bilancio ecologico, ovvero un piano che valuti l'impatto ambientale delle opere e delle infrastrutture della rete.
Inoltre, la Abc vincola gli utili al reinvestimento per potenziare la rete idrica, oltre a prevedere la partecipazione al Fondo di
solidarietà internazionale da destinare a progetti di sostegno all'accesso all'acqua, gestiti attraverso forme di cooperazione
decentrata e partecipata dalle comunità locali dei paesi di destinazione senza alcuna finalità lucrativa o interesse privatistico.
Napoli dunque diventa la capitale dell'acqua bene comune. Gli applausi e la soddisfazione nel volto degli attivisti dopo il consiglio comunale fanno il paio con quella di Alberto Lucarelli che ha voluto fortemente questa delibera, approvata solo dopo quattro mesi
dall'insediamento della giunta comunale.
Prima di arrivare alla formazione della Abc è stato avviato un processo di studio con il supporto dei principali giuristi della materia, oltre ad un confronto serrato ed approfondito con i comitati territoriali che hanno animato la campagna referendaria. Un metodo, quello che si sta provando a costruire a Napoli, che ci racconta come il governo dal basso dei beni comuni sia non solo un orizzonte di prospettiva ma anche e soprattutto qualcosa che si può cominciare a praticare in quei territori dove la costruzione di alternativa irrompe al centro dell'agenda politica.
Per fare questo c'è bisogno di due fattori fondamentali. Da un lato la maturità e la capacità dei movimenti di cimentarsi in forme di
sperimentazione dell'esercizio del governo dal basso, dall'altro un'interlocuzione politica disposta a cedere quote di sovranità. Un
tema questo che ci riporta all'altro grande progetto che si sta provando a costruire a Napoli tra movimenti ed istituzioni: le consulte della democrazia partecipata.
Un progetto nato sempre da Alberto Lucarelli che ha visto già dei primi passi importanti nelle assemblee del popolo convocate in estate.
Un'architettura che è stata indicata grazie al contributo di tantissime realtà, associazioni, reti, comitati, singoli cittadini che hanno dato vita ad una bozza di regolamento che prevede la costituzione di 14 consulte da cui si dirameranno i tavoli di lavoro che presenteranno le proprie proposte deliberative alla giunta. Una delibera che tra poco dovrà essere oggetto di discussione in giunta comunale per poi arrivare all'approvazione del consiglio. Un processo che vede nell'orizzontalità una caratteristica peculiare nella costruzione del quadro normativo.
Praticare l'alternativa significa provare a fare questo. È evidente che solo con dei movimenti forti, radicati e radicali, che non
abdichino mai alla propria autonomia ed al conflitto sociale è possibile costruire esperienze di questo tipo.
Abc... è solo l'inizio di un alfabeto tutto da scrivere!