giovedì 27 ottobre 2011

Acqua, Napoli ABC


L'APPROVAZIONE DELLA DELIBERA IN CONSIGLIO COMUNALE A NAPOLI

Addio Arin, ora c'è «Acqua bene comune»

Ufficializzata la trasformazione in azienda speciale
di diritto pubblico. Napoli prima a recepire referendum

NAPOLI - Il Consiglio comunale di Napoli ha approvato la delibera che modifica la società Arin spa per la gestione dell'acqua in un'azienda speciale a carattere totalmente pubblico chiamata Acqua Bene Comune Napoli. Si tratta del progetto di trasformazione della ragione sociale dell'Arin auspicato e caldeggiato a lungo negli ultimi anni da tutti i movimenti civici sull'acqua pubblica. Oggi si è concretizzato. Non a caso in aula oggi erano presenti, oltre all'assessore Alberto Lucarelli delegato ai beni comuni, anche alcuni esponenti delle associazioni di cui sopra, come padre Alex Zanotelli, da sempre attivissimo su questo fronte (nelle foto).
Il Comune di Napoli è il primo a rendere concreta la scelta referendaria di giugno (no ai privati nella gestione del ciclo delle acque).
«GRANDE VALENZA POLITICA» - Soddisfatto il sindaco Luigi de Magistris: «Ringrazio innanzitutto chi per primo ha voluto questo e ha ottenuto questo: il movimento per l’acqua pubblica - scrive su Facebook- Qualche mese fa, quando ancora non ero sindaco, firmai quel referendum perché ne comprendevo la valenza anche politica. Ed infondo stiamo andando anche oltre le intenzioni del movimento per l’acqua pubblica perchè ci stiamo occupando di beni comuni e democrazia partecipativa. L'assessorato ad hoc che abbiamo istituito, solo apparentemente può sembrare non avere diretta incidenza politica, perché privo di “portafogli”, ma invece è l'assessorato con maggiore valenza politica della storia di questa amministrazione comunale».
IL FORUM ITALIANO: ALTRE CITTA' SEGUANO ESEMPIO - Il Forum Italiano dei movimenti per l'acqua e il comitato acqua pubblica Napoli esultano. «Si tratta delle prima effettiva attuazione del voto referendario, e della volontà di 27 milioni di cittadini, in una grande città: a Napoli l'acqua torna pubblica. Si compie il primo, storico, passo verso la ripubblicizzazione del servizio idrico nel nostro paese. Ci aspettiamo adesso che tutte le altre città seguano l'esempio napoletano».

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Luca

lunedì 24 ottobre 2011

Ciao Enzo, RIP

E’ morto don Enzo Mazzi
Il prete 'contro' che aprì il '68

pubblicata da Informare ControInformando News, FIRENZE, 23 OTTOBRE 2011


E' stato un simbolo, ma avrebbe voluto che la sua morte avvenisse lontano dai riflettori. A sapere che era morto Don Enzo Mazzi, il primo prete che aveva platealmente 'rotto' con le gerarchie ecclesiastiche – o viceversa – sono state solo le persone a lui più vicine. Poi in serata la notizia ha 'bucato' anche quella rete di affettuosa riservatezza.
Per qualcuno era un ''prete contro'', ma ascoltando i membri della Comunità dell'Isolotto non c'è stata altra persona oltre a lui che sia stata così ''per'', e non ''contro''. Soprattutto ''per'' loro e, più in generale, ''per'' gli ultimi.
Don Enzo Mazzi era Enzo e basta, anche prima che quel titolo ecclesiale non gli spettasse più; un rapporto franco e diretto con i parrocchiani, l'attenzione a quell'attualità della fine anni Sessanta fatta di tante contraddizioni anche nella fede, l'impegno quotidiano in uno dei quartieri popolari e periferici di Firenze. Lo stesso impegno che ha mantenuto fino a quando, ormai molto malato le forze glielo hanno consentito.
Ormai da diverso tempo non si svolgono le ''assemblee eucaristiche', come le chiamava lui, in piazza, con i fedeli della Comunità fondata dopo la rimozione da parroco nel 1968 dal cardinale Ermenegildo Florit: spesso sotto il sole o, quando pioveva, sotto le tettoie del mercato del quartiere. Il braccio di ferro con le gerarchie ecclesiastiche cominciò con la lettera di solidarietà agli occupanti del Duomo di Parma. Florit chiese di ritirare quella lettera ma di fronte non si trovo il diniego del riottoso parroco dell'Isolotto, bensi' centinaia di fedeli.
Così il 4 dicembre 1968, tre giorni prima della clamorosa protesta degli studenti davanti alla Scala di Milano e poche settimane prima di una analoga, ma sanguinosa manifestazione davanti alla Bussola di Viareggio, arrivò la rimozione da parroco.
Si susseguirono le manifestazioni di protesta e anche ''sfide'' plateali. Una la ricordava lo stesso Mazzi: ''Quando venne un incaricato del vescovo a chiedermi le chiavi della chiesa dell'Isolotto si trovò davanti a centinaia di persone che tirarono fuori dalle tasche le chiavi delle loro case dicendo 'eccole, sono queste le chiavi della chiesa'. Fu un concerto di chiavi – raccontava Don Mazzi – un concerto meraviglioso''.
''Poi mandarono un povero prete a sostituirmi, un kamikaze – raccontava ancora – che denunciò alcuni fedeli dicendo che gli avevano impedito di celebrare la Messa. Furono allora altre centinaia di persone che si autodenunciarono dicendo: allora lo abbiamo fatto anche noi''.
Da quei momenti ''caldi'' e attraverso i decenni Don Mazzi ha comunque proseguito il suo lavoro pastorale nel mondo delle comunità di base, a partire da quella che si era costituita attorno a lui. I suoi interventi si sono susseguiti anche negli ultimi anni su temi delicati come quello del fine-vita, continuando a segnare e ad animare la discussione tra cattolici e non.
E che il segno sia comunque rimasto lo testimoniano i messaggi ed i commenti di personalità molto diverse tra loro, dal sindaco Matteo Renzi che ne ricorda l'impegno speso per la sua gente fino all'ultimo, all'arcivescovo emerito Silvano Piovanelli che invita alla preghiera e a non giudicare, fino a Don Alessandro Santoro, un altro prete di frontiera considerato in parte un suo 'erede', che ricorda come Mazzi amasse ''il vero Gesu'''.
Domani l'ultimo saluto di preghiera della ''sua'' comunità, quella che tintinnava le chiavi per fargli sentire che era dalla sua parte.

domenica 23 ottobre 2011

GTT, AMIAT, TRM, SAGAT

Ricevo e condivido
Luca


Privatizzazione servizi pubblici locali

Gentili cittadine/i,
scrivo a titolo personale in quanto promotrice, circa un anno fa, dell'appello, al quale avevate aderito, contro la privatizzazione di GTT come servizio essenziale.
Il Comitato informale che allora si era creato attualmente non è più attivo, ma ritengo comunque mio dovere informare che il 7 ottobre scorso la Giunta comunale di Torino ha approvato la delibera (in allegato) nella quale si avvia la privatizzazione di GTT (attualmente il servizio di trasporto pubblico è affidato con gara alla stessa GTT che opera dunque come un privato), AMIAT (attualmente a gestione diretta), TRM (Trattamento Rifiuti Metropolitani, cioè l'inceneritore del Gerbido) e SAGAT (Società di gestione dell'Aeroporto di Caselle), di cui il Comune detiene il 38%.

L'operazione prevede la completa cessione delle quote possedute dal Comune alla Finanziaria Comune di Torino (FCT) che provvederà in seguito alla vendita dal 40% al 49% delle azioni.
FCT sarà trasformata in Holding e scissa in tre società: una Holding (HCT) che si occuperà delle operazioni societarie di AMIAT, TRM e GTT; una società immobiliare per la gestione delle dismissioni immobiliari del Comune; una teza società per gestire le partecipazioni diverse da quelle citate.

FCT è anche autorizzata a vendere le azioni in suo possesso di IREN (circa l'11% del totale delle partecipazioni del gruppo).

La delibera ottempera alla cosiddetta Manovra di Ferragosto, che fissa nuovamente scadenze per la dismissione delle partecipazioni degli enti locali nelle società esercenti servizi pubblici di rilevanza economica diversi dal servizio idrico.

Dato che sia la Manovra (contro la quale vi è attualmente un ricorso in Corte Costituzionale della Regione Puglia) sia la delibera di Torino contravvengono palesemente ai risultati del referendum di giugno, che riguardava tutti i servizi pubblici e non solo il servizio idrico, il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua si sta mobilitando, mentre il Comitato Acqua Pubblica di Torino sta diffondendo un volantino informativo e ha inviato alle/i consigliere/i comunali la lettera in allegato.

Tra le moltissime osservazioni possibili su questa delibera, tengo a osservare che si tratta di una precisa scelta politica della maggioranza che governa il Comune, in piena continuità con la Giunta precedente e in zelante coerenza con le scelte governative senza alcuno spazio per la tutela dei beni comuni. Inoltre il linguaggio e la logica della delibera rivelano una piena sintonia con i metodi e le pratiche di quel sistema finanziario che sta mettendo in ginocchio il mondo intero e che non vorremmo veder imitato da chi governa la nostra città.

La discussione nella Commissione comunale competente avrà luogo venerdì 21 ottobre alle 11.30. Successivamente, se non verrà rinviata, sarà portata alla approvazione del Consiglio Comunale.

Lunedì 24 ottobre dalle 15 alle 18 è previsto un presidio davanti al Comune di Torino indetto da diversi soggetti politici e di movimento, al fine di dare risonanza alla spoliazione delle/i cittadine/i torinesi dei servizi pubblici essenziali a favore di una logica di mercato e di profitto. Non appena sarà pronto, invierò il volantino con la convocazione.

L'intera operazione sta infatti passando sotto silenzio con buona pace di quella partecipazione di cui tanto abbiamo sentito parlare in campagna elettorale.

Pertanto invito coloro che ancora oggi ritengono le privatizzazioni e la finanziarizzazione delle municipalità un danno ai diritti di cittadinanza e ai beni comuni a partecipare al presidio e a diffondere questa mail.

Concludo informando che il sito NonPriviatizziamoGTT sul quale sono pubblicati vari documenti e il testo dell'appello con le firme, era stato oscurato per motivi misteriosi e pertanto ne avevo creato un altro con indirizzo http://www.nonprivatizziamogtt.org/ (più bello). Attualmente il primo sito è misteriosamente ricomparso e i siti con l'appello ora sono due. L'elenco delle/gli aderenti è leggermente diverso perchè avevo dovuto ricostruire l'elenco.

Un caro saluto
Terry Silvestrini


lunedì 3 ottobre 2011

Acqua: Piemonte

Comunicato Stampa

Organizzazione del Servizio Idrico Integrato : Interlocutorio l’incontro tra l’Assessore Regionale alle Risorse Idriche R. Ravello e il Comitato Referendario Piemontese 2 Sì per l’Acqua Bene Comune

L’incontro era stato sollecitato da tempo, in previsione dello scioglimento entro il 31 dicembre 2011 degli attuali Organismi di Gestione del Servizio Idrico Integrato. Nel frattempo la Regione ha predisposto il Disegno di Legge regionale n. 129 “Disposizioni in materia di servizio idrico integrato e di gestione integrata dei rifiuti urbani “ sul quale abbiamo espresso le nostre valutazioni e proposte.

In particolare abbiamo chiesto:
- l’introduzione nel testo di legge del principio, affermato dall’Art. 8 della Legge Galli n. 36/1994, secondo il quale la gestione del Servizio Idrico Integrato si esercita su un territorio corrispondente al bacino idrografico e non a una zona delimitata con criteri amministrativi
- la separazione della legislazione regionale sul Servizio Idrico Integrato da quella sui rifiuti
- l’introduzione nel testo di legge del principio della gestione partecipativa del Servizio Idrico Intergrato. A domanda dell’Assessore abbiamo citato non solo gli esempi più noti (Grenoble, Parigi, Napoli) ma anche l’art. 10 – Governo partecipativo del servizio idrico integrato, della nostra proposta di legge di iniziativa popolare che prevede esplicitamente un ruolo delle Regioni: “… le regioni definiscono, attraverso normative di indirizzo, le forme e le modalità più idonee ad assicurare l’esercizio di questo diritto.”

Ci siamo poi soffermati più a lungo sull’art. 14 che, a nostro avviso, modificando l’art. 13 della Legge regionale n. 13/97, attribuisce alla Regione il potere di stabilire che una quota della tariffa (min. 5%) non è più il corrispettivo (tariffa) del servizio erogato, ma è un prelievo (tributo = tassa) – che solo lo Stato può imporre - destinato a generici capitoli di entrata/uscita del bilancio regionale a fini connessi alla tutela e alla produzione delle risorse idriche ecc.
L’Assessore, nel confermare che sarebbe la Regione a controllare l’impiego di queste risorse destinate alle Comunità Montane, si è riservato di verificare con l’Ufficio Legale della Regione il buon fondamento delle nostre obiezioni giuridico-fiscali.

L’Assessore non ha assunto nessun impegno in merito alle nostre richieste, dichiarando di rimettersi alla volontà del Consiglio Regionale.

E’ infatti questo il secondo passo che compiremo nei prossimi giorni presso i gruppi consiliari regionali e i membri delle Commissioni competenti in materia.

Per il Comitato Referendario 2Sì per l’Acqua Bene Comune
Stefano Breda – Giorgio Gardiol - Ilaria Mardocco – Mariangela Rosolen

Torino, 30 settembre 2011