mercoledì 28 settembre 2011

Acqua: due scenari antitetici

SUD:
 il 23 settembre la giunta del Comune di Napoli ha deliberato per la trasformazione dell'Arin da SpA in Azienda di diritto pubblico, denominata :" ABC Napoli ( ABC sta per Acqua bene Comune)". Delibera a firma dell'Assessore ai Beni Comuni Alberto Lucarelli e dell'Assessore al Bilancio Riccardo Realfonzo.  Un passo in avanti,  più in avanti certamente di altri Comuni d'Italia, che ancora non danno seguito a quanto 27 milioni di elettori hanno espresso, attraverso i referendum, nel giugno scorso, con  il loro " No alle Società di capitali, perché non fanno dell' acqua un bene comune bensì  una merce.  Ora il passo successivo è l'approvazione in Consiglio Comunale, attraverso una delibera che ratifichi questa decisione.
SE TUTTO CIO' ACCADRA', E CI AUGURIAMO AVVENGA QUANTO PRIMA, NAPOLI SARA', COME AUSPICAVAMO DA TEMPO, LA CAPITALE DELL'ACQUA PUBBLICA, traguardo per il quale sin dal 2004 i comitati napoletani per la gestione pubblica si sono battuti.

Comitato Acqua Pubblica Napoli
blogrefacquacampania@gmail.com

NORD:
Oltre al divorzio con i francesi, oltre agli equilibri non sempre facili con i bresciani, sulla scrivania di A2a c'è già il dossier di una super holding del Nord Italia insieme a Iren e Hera. La multiutility, partecipata in modo paritetico da Milano e Brescia (col 27,5%), prima ancora di risolvere definitivamente, nei prossimi giorni, i problemi con Edf per l'uscita da Edison e lo spacchettamento di Edipower, ha già avviato un altro progetto. Allo studio di dirigenti e consulenti - e soprattutto degli amministratori locali del Pd - c'è la creazione di una multiutility del Nord, che nascerebbe dalla fusione tra tre società, A2a, Hera e Iren. Ovvero: Milano e Brescia (che controllano A2a) insieme a Bologna (che controlla Hera), Torino e Genova (che controllano Iren). Un polo energetico pubblico da oltre 11 miliardi di ricavi e oltre 23mila dipendenti, attivo nelle principali regioni del Nord ma in grado di fare shopping anche altrove. Le quote ipotizzate sarebbero, nella bozza allo studio, divise momentaneamente per città di riferimento: il 28% a Milano e Brescia, tra il 9 e il 10% a Torino e Genova, il 20% a Bologna, Reggio Emilia e Parma.
L'obiettivo è dare vita alla prima multiutility del Nord Italia. Dentro A2a ci sarebbero già alcuni consulenti al lavoro per valutarne gli esiti. A tirare le fila dell'operazione sono le città attualmente amministrate da giunte di centrosinistra. In particolare, per il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, il sindaco di Bologna Virginio Merola e il sindaco di Torino Piero Fassino, si tratterebbe di un traguardo notevole: mettere insieme un colosso pubblico e gestirlo da subito con i propri uomini.
A livello politico, è soprattutto il Partito democratico a spingere in questa direzione. In una riunione che si è tenuta a Milano una settimana fa, i capogruppo consiliari del Pd delle città del centrosinistra hanno fatto capire che si procede in questa direzione: si è parlato di «reti di municipalizzate», e di «sinergie soprattutto nel settore energetico». A Milano, la capogruppo democratica Carmela Rozza spiega che «bisogna essere cauti, valutare le opzioni e ciò che è meglio fare anche alla luce delle normative introdotte dalla manovra estiva. Tuttavia - dice - è interessante fare rete e sostenersi a vicenda per trovare soluzioni, soprattutto nel campo energetico, ma anche forse per i trasporti».
Il progetto di una grande multiutility sta dunque andando avanti prima di tutto come disegno politico. Un disegno che permetterebbe al centrosinistra di costruire una nuova società pubblica e di gestirla dall'interno, se venisse realizzata in tempi brevi. E in effetti, si dice negli ambienti vicini ad A2a, si parla di un'iniziativa che già tra qualche mese potrebbe concretizzarsi. I più ottimisti parlano di inizio 2012, praticamente in coincidenza con il rinnovo del cda di A2a e la fine del mandato del presidente Giuliano Zuccoli.
Un ruolo di primo piano in questa fase di studio è affidata a Fassino e all'assessore al Bilancio di Milano Bruno Tabacci. Secondo cui, dopo aver risolto il problema del divorzio coi francesi in Edison, A2a dovrà fare un bilancio sulla sua esperienza. Bilancio con cui Tabacci probabilmente vorrà mettere in luce le difficoltà di una doppia guida (nel caso di A2a si parla di Milano e Brescia), oltre che del sistema duale. Suggerendo quindi una guida unica per il nuovo polo, evitando un frazionamento tra i tanti Comuni e un cda con tante rappresentanze che paralizzino le decisioni operative.

Da Torino, intanto, arrivano segnali di interesse. Piero Fassino parlava del progetto già in tempi non sospetti (in campagna elettorale, quando era difficile prevedere la vittoria di Pisapia a Milano, aveva ipotizzato una convergenza tra Iren ed Hera), e anche se nel Pd torinese non tutti sembrano convinti dell'operazione – c'è chi teme un'altra svendita di pezzi pregiati a Milano, come era già accaduto con Intesa-Sanpaolo – tra i manager si guarda al dossier con attenzione: «Premesso che è una scelta che compete agli azionisti – dice l'amministratore delegato di Iren, Roberto Garbati –, da tecnico condivido questo percorso perché si pone in continuità con quanto avvenuto negli ultimi anni». Vale a dire con il percorso compiuto prima con la fusione tra Aem Torino e Amga Genova, da cui era nata Iride, e poi con l'aggregazione con l'emiliana Enìa, che l'estate scorsa ha dato i natali a Iren. Una strada lunga che ha ingarbugliato la matassa della governance, e che la nascita della maxi-holding potrebbe contribuire a sciogliere.

Marco Ferrando Sara Monaci 
L'alleanza di A2a, Hera e Iren.
Il Pd pensa alla megaholding
I Comuni di centrosinistra verso la gestione del nuovo polo
[Il Sole 24 Ore]

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