Sulle orme di Tupac Amaru
“Sole raggiante delle Ande, tu che cammini per il mondo[…]
Quante voci oggi ti acclamano se sei astro o se sei dio. Se l’uomo è a tua
immagine, perché ti allontani da lui? Se il povero è tuo amico, perché gli
volti le spalle?”. Sono parole di una canzone di Manuel Silva, celebre
cantautore peruviano meglio conosciuto con il nome di Pichincucha. Sono grida
di dolore e risentimento di un popolo martoriato per secoli dalla miseria e da
una serie infinita di soprusi e ingiustizie sociali.
Il Perù di oggi, dopo la triste parentesi del regime
autoritario di Alberto Fujimori, sta attraversando una delicata fase di
transizione democratica. L’attuale governo “socialdemocratico” di Alejandro
Toledo, insediatosi nel luglio del 2001, ha preso in eredità un paese sull’orlo
del collasso, a causa degli effetti nefasti delle politiche neoliberiste degli
anni 90 che hanno fatto aumentare a dismisura il debito estero e la
disuguaglianza sociale.
Secondo il rapporto di “Social Watch” per l’anno 2001, “a
Lima il 45,2% della popolazione vive in condizioni di povertà assoluta; nelle
aree rurali la percentuale sale al 66,1%. Nelle aree urbane l’84% della
popolazione dispone di acqua potabile; nelle aree rurali solo il 33%. Nelle
aree rurali esistono poche scuole secondarie e il programma di istruzione
primaria è decisamente scarso. Fra i non poveri, soffre di malnutrizione l’11%
dei bambini al di sotto dei cinque anni; fra i poveri assoluti la percentuale
sale al 43,5%. Un altro dato allarmante è il fatto che solo il 7,4% delle
persone che vivono in condizioni di povertà assoluta ricorre alle strutture
sanitarie in caso di malattia”.
In questo scenario di recessione economica e crisi sociale,
riprendono vigore i movimenti armati di “Sendero Luminoso” e gli irriducibili
combattenti del “Movimento Rivoluzionario Tupac Amaru”, dei quali si erano da
tempo perse le tracce.
Le origini del MRTA risalgono al 1982, anno della sua
fondazione in seguito alla fusione di una parte consistente del Partito
Socialista Rivoluzionario Marxista Leninista (PSR-ML) con l’avanguardia
Rivoluzionaria (VR). Tuttavia, il gruppo guerrigliero affonda le sue radici
culturali e politiche ben più indietro nel tempo: nella storia dei moti di
ribellione del popolo inca sotto l’occupazione spagnola. Il suo faro ispiratore
è Tupac Amaru, l’inca che quattro secoli fa guidò una gigantesca rivolta contro
l’occupante straniero, poi sedata col sangue dei ribelli insorti. Gli indios
ancora oggi lo venerano come un Dio che subì il martirio e vedono nel patibolo,
sul quale si immolò, il simbolo del nuovo calvario del popolo peruviano.
Dopo anni di lotta clandestina e sempre alla ricerca di
maggiore visibilità internazionale, nel 1996 l’MRTA passa decisamente all’azione
con un audace colpo di mano a Lima. Un gruppo armato di giovani militanti
(tutti di età compresa tra i 15 e i 18 anni) fa irruzione nell’ambasciata
giapponese capitolina dove vengono prese in ostaggio 72 persone. Si tratta, per
lo più, di funzionari governativi e diplomatici internazionali.
Gli obiettivi del commando guidato da Nestor Cerpa Cartolini
vanno ben oltre la richiesta avanzata dal gruppo, ossia la scarcerazione
immediata dei detenuti politici del MRTA (condizione necessaria per ottenere il
rilascio degli ostaggi dell’ambasciata); si tenta piuttosto, con quell’azione
eclatante, di attirare l’attenzione del mondo sul dramma vissuto dai peruviani
sotto la dittatura fujimorista.
In effetti, l’impatto mediatico suscitato è enorme, a tal
punto che i combattenti dell’MRTA ottengono l’apertura di una lunga mediazione
internazionale. Questa soluzione garantirebbe almeno l’incolumità dei
guerriglieri che avrebbero asilo politico da un paese amico; ma i margini della
trattativa sembrano comunque esigui.
Infatti dopo un assedio di 126 giorni, il governo decide
improvvisamente di rompere gli indugi dando via libera all’intervento dei corpi
speciali. Ora tutti gli occhi del mondo sono puntati su Lima, mentre gli
operatori della CNN documentano in diretta televisiva - con l’enfasi
spettacolare di un film d’azione hollywoodiano - le fasi finali dell’attacco
all’ambasciata.
Gli assaltatori dell’esercito fredderanno senza pietà uno
dopo l’altro tutti i giovani ribelli, lasciando sul terreno anche uno degli ostaggi,
Carlos Giusti (giudice della Corte Suprema di Lima, nonché oppositore politico
di Fujimori), che verrà “provvidenzialmente” raggiunto da un proiettile
vagante.
Alberto Fujimori esce così vincitore da quel lungo “braccio
di ferro”: può finalmente accreditarsi agli occhi di Clinton e dei “poteri
forti” dell’economia come risoluto tutore dell’ordine pubblico. Qualche anno
dopo, però, sarà lo stesso “Chino” a scontare gli abusi del suo governo: nel
giugno del 2001 il suo braccio destro Vladimiro Montesinos, capo dei servizi
segreti (il famigerato SIN) e vera “eminenza grigia” del regime, viene
incriminato per aver corrotto - con elargizione di cospicue somme di denaro -
alcuni membri del parlamento ed altri esponenti dell’opposizione.
Travolto dagli echi dello scandalo e ormai privato del
consenso popolare, Fujimori si decide finalmente a lasciare il Perù per la sua
terra d’origine, il Giappone, dove vive tuttora in una sorta di esilio dorato,
appena sfiorato dai procedimenti giudiziari (corruzione e narcotraffico) che
gravano sulla sua persona. Il destino di 25 milioni di peruviani dipende ora
dall’operato dell’amministrazione Toledo che
promette giustizia e prosperità, senza però - al momento - aver
concretizzato nessuno degli impegni presi con gli elettori.
Come in Ecuador nel gennaio 2000 contro il presidente
Mahuad, o in Argentina nel dicembre 2001 contro De La Rua, o in Bolivia lo
scorso mese contro Sanchez De Losada, i popoli del “Cono Sur” continuano ad
insorgere contro il modello economico che dovunque in America Latina ha
aggravato la corruzione, impoverito le popolazioni e favorito disuguaglianza ed
esclusione sociale.
(Chile)
“Come un eremita antico io
trascorro qui i miei giorni su queste carte e scrivo la storia del mondo offeso
(…) Soffro, ma scrivo, e scrivo di tutte le offese, una per una, e anche di
tutte le facce offensive che ridono per le offese compiute e da compiere”.(Elio
Vittorini)
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