Ciao, sei un umano.
Immagina che domani ti svegli e hai il conto prosciugato. I tuoi libri, il diploma, la laurea, le storie e la storia che conosci non valgono niente. Immagina se la Germania avesse vinto la guerra.
Ti svegli e non ti funzionano più le gambe.
Ti svegli e i soccorsi non arrivano, scoppiano razzi in cielo, la tua casa è un cumulo di macerie. I tuoi parenti cenere.
Come ti senti?
Se la risposta è male, benvenuto. Questa è la Terra, qui essere umano significa anche questo.
Se invece non riesci a immaginarti così, ti spiego la tua malattia: si chiama idiozia.
Ci hanno inculcato l’errore fatale di credere che quello che ci capita sia sotto il nostro controllo. Ma la realtà, troppo spaventosa, è l’esatto contrario.
La vita è caos – anagramma di caso.
La malattia idiozia non permette di capirlo e implica due pensieri-sintomi in chi ne è affetto.
1. Siccome la vita dipende da me, allora quello che ho, me lo merito.
2. Siccome la vita dipende da te, allora quello che non hai, non te lo meriti.
Invece la vita non dipende da noi: non decidiamo come e dove veniamo al mondo, in quale epoca, famiglia, porzione di Terra, con quale nome, quali geni, quanti soldi e nemmeno cosa ci succederà poi.
Se sei un bambino bianco, nato nella parte giusta del mondo, quella che la storia che si racconta ha eletto a vincitrice, dove i tuoi genitori possono preoccuparsi di quale culla comprare, in quali scuole mandarti, con quali altri genitori litigare, perché la mensa usa il glutine, sei un bambino fortunato. Privilegiato. Non lo sei altrettanto se sei nato a Gaza e la massima ambizione che la società ti concede è sperare di vedere il sole sorgere, di giorno in giorno, senza possedere nulla e comunque continuando a perdere tutto.
Ma cosa succede nelle testoline degli idioti (affetti da idiozia)? Pensare che comunque sia, finché io vivo da privilegiato, la vita va bene così e così mi convinco pure di meritarmela, perché ammettere che è andata e ancora va a caso è troppo spaventoso. Quindi, trovo giustificazione a chiunque risulti meno privilegiato di me, come se nascere diversi, in condizioni diverse, fosse un marchio, un timbro su un passaporto che non permette di viaggiare, studiare, giocare, mangiare. Così i bambini palestinesi sono per noi sfortunati, ma soprattutto sono inimmaginabili, lontani dai nostri occhi, dalle coscienze, dai meriti che meriti non sono, ma stabiliscono i privilegi che ci fanno sopravvivere e che crediamo che loro non meritino quanto noi – idioti.
Badate bene che il pensiero idiota è contagioso, viene applicato a svariate situazioni. Per esempio, nei casi di sessismo (te la sei cercata), di omobitransfobia (fra un po’ ci chiederanno di avere gli stessi diritti dei normali), abilismo (sfigato), razzismo (e ma non si può più dire niente.)
Notate che il passatempo che ci riesce meglio è sempre colpevolizzare le vittime. È necessario agli idioti, per sentirsi più al sicuro nell’idiozia, secondo cui a loro non capiterà niente di male, finché rimangono idioti. Spoiler: per fortuna non è così.
Nessun privilegio è meritato.
Nessuna violenza è giustificabile.
Nessuna malattia è giusta.
Nessuna disabilità è una scelta.
Nessuna disuguaglianza è accettabile.
Nessuna vittima è colpevole.
Nessun umano è sacrificabile.
Per guarire dall’idiozia non bastano medici, psicologi, santoni, insomma nessuna figura professionale. Anche in questo caso va a fortuna: serve intelligenza, empatia, fatica e soprattutto il desiderio bruciante di vivere un mondo, in cui giustizia e uguaglianza non siano solo parole, per essere tutti umani più umani. Il coraggio di immedesimarsi, anche fuori da Netflix.
Ci capiremmo tutti senza sottotitoli grazie a un unico marchio uguale, che dice: ciao, sono un umano.
Francesca Pels