Lettera a una Chiesa che ha dimenticato Gesù è il libro che il maestro Ermanno Olmi, che ci ha lasciato in questi giorni, scrisse 5 anni fa per Piemme.
“la Repubblica” del 4 marzo 2013 ne anticipò l’incipit
Cara Chiesa, non so più a chi rivolgermi e anche tu non
mi vieni in aiuto. Ci parli di Dio ma sai bene che nessun dio è mai
venuto in soccorso dell’umanità.
Nella lotta tra bene e male, l’uomo è sempre stato solo.
Già nel racconto biblico si comincia con un delitto:«Che hai fatto
Caino? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo dove sei
nato…» dunque, dio ha udito benissimo il grido del fratello ucciso, ma
non ha fatto nulla per trattenere la mano fratricida.
E adesso? Cosa sta accadendo a tutti noi? Come abbiamo
fatto a ridurci così ? troppo spesso ho la sensazione di non sentirmi
in relazione con gli altri. Anche con le persone che mi sono più vicine.
Mi trovo in uno stato confusionale, come se ognuno parlasse per conto
proprio annaspando nel nulla.
Cara Chiesa di cristiani smarriti, ho deciso di
scriverti non tanto per fede ma perché tu hai più di duemila anni di
storia e forse puoi aiutarci a capire i nostri comportamenti. Abbiamo
smarrito la via maestra della pacifica convivenza. Ovunque conflitti di
religione, separazioni di razze. Chi crede in dio sa bene che il
Creatore ha fatto l’uomo e la donna, ma non le razze. E che neppure ha
dato di più ad alcuni per farli ricchi perché con il loro denaro
umiliassero i poveri. Così ho deciso di scriverti.
Perché in questo tempo bastardo anche tu mi deludi, e mi
dispiace. Probabilmente sono mosso più dal sentimento che dalla
ragione. Del resto, è il sentimento che presiede ogni ragionamento.
Voglio credere, Chiesa di Cristo Gesù, che tu abbia i
tuoi buoni motivi che io non posso conoscere né sarei in grado di
capire: questioni istituzionali, ragioni di Stato. Ma ugualmente non
riesco del tutto a giustificarti, perché vorrei sentire che prima d’ogni
altro motivo c’è il tuo impulso di madre a proteggerci, e che sopra
tutti i tuoi pensieri ci siamo noi, i tuoi figli. Io, e tanti come me,
vorremmo che nelle difficoltà che ogni giorno dobbiamo affrontare non
mancasse mai il tuo conforto. In momenti come questi che stiamo vivendo,
sembra perduta ogni solidarietà fra gli uomini. Non mi dimentico che ci
sono tanti cristiani di buona volontà, preti e laici, che prima ancora
che nelle gerarchie ecclesiastiche si riconoscono in coloro che hanno
più bisogno del nostro aiuto. Non sono soprattutto gli umiliati, i
reietti che Cristo ti ha affidato?
Ma chi sono io, cara Chiesa, per pretendere di
interrogarti e tirarti dentro a questioni di cui non sono all’altezza?
Mi faccio coraggio pensando che chiunque poteva rivolgersi con
confidenza a Gesù come ora io mi rivolgo a te. Non tanto perché tu debba
a me delle spiegazioni. Tu sai bene quali sono i tuoi compiti e come
agire, ma almeno aiutami a capire certi tuoi comportamenti a cominciare
dall’attaccamento ai beni temporali. Mostraci che hai davvero a cuore i
più deboli e diseredati. Che come vedi, sono sempre più numerosi e
vengono al mondo solo per morire. Ma tu, Chiesa, ci dici che sono
proprio costoro i primi presso il cuore di Gesù. E allora, se sei
davvero Chiesa soccorritrice, ricordati anche della solitudine dei
ricchi che non troveranno mai quiete nelle loro ricchezze.
Quel che adesso sto per dire disturberà gerarchie e
devoti benpensanti e tutti coloro che proclamano la Chiesa madre di
tutti. Ma tu, Chiesa dell’ufficialità, sei una madre distratta, più
sollecita nei fasti dei cerimoniali che nell’annunciare la prima di
tutte le santità: quella di coloro che credono in te anche soffrendo per
le ingiustizie subite.
Sono convinto che tutto l’Occidente – e questa nostra
Italia sempre più sfiduciata e incapace di nuovi slanci – abbia bisogno
di un supplemento d’anima. Quel Gesù di Nazareth, falegname e maestro,
col suo esempio può farci ancora ritrovare la gioia di come spendere il
bene prezioso della nostra esistenza.
Invece tu, vecchia Chiesa che hai innalzato tanti altari
di Cristo, sembri averlo dimenticato. Proprio tu! ecco perché oggi
molti s’interrogano: «Quale sarà il luogo delle beatitudini dove il
Maestro tornerà all’appuntamento coi nuovi discepoli di questo nostro
tempo?…». Sei davvero tu, Chiesa cattolica, la casa aperta non solo ai
cristiani obbedienti, ma anche a coloro che cercano dio nella libertà,
oltre i loro dubbi?
Assisto sconsolato a quanto sta accadendo in Vaticano in
questi ultimi mesi: intrighi, processi, scandali di pedofilia,
movimenti di capitali nelle banche della stessa Chiesa. Il compianto
cardinal Martini, nel momento estremo del suo congedo ci ha lasciato il
suo ammonimento: «Siamo una Chiesa rimasta indietro di duecento anni,
una Chiesa carica di addobbi e orpelli…». Una Chiesa ricca per i ricchi.
Ho nella mente un turbinare di interrogativi che non mi
danno tregua. Quanti anni sono passati dal Concilio Vaticano II? E dal
poverello di Assisi cosa abbiamo imparato e poi trascurato? E dai
martiri di ogni tempo e di ogni fede? Cattolici, protestanti, ortodossi:
eppure eravamo tutti ai piedi della stessa Croce. Ma cosa sono duemila
anni nella storia dell’umanità? Ne sono trascorsi appena cinquanta dal
Concilio Vaticano II e troppo poco è rimasto della buona novella di
quella straordinaria assemblea di fedeli. E che grande fermento: in quei
giorni si sentì la brezza di una nuova primavera. Giovanni XXIII scosse
la sonnolenza di una Chiesa che si affidava più alla “liturgia del
rito” che alla “liturgia della vita”. E tutto il mondo, cristiano e no,
accolse l’invito ad aprire menti e cuori perché entrasse nella Casa di
Cristo aria fresca e luce limpida. Ma poco è davvero cambiato nella
Chiesa di Roma. Né dopo il Concilio né dopo duemila anni di cristianità.
Ancora una volta, come dopo quella notte nel Getzemani,
qualcuno ha tradito. Ancora una volta, su tutti i monti degli ulivi,
Gesù è uno sconfitto. Siamo tutti degli sconfitti