ENNESIMO INCIDENTE
ALL’INCENERITORE DI TORINO IN MENO DI 4 MESI DI ATTIVITA’.
EMISSIONI MOLTE VOLTE FUORI
DAI LIMITI PREVISTI….
INTANTO I CONTROLLI SUGLI
INQUINANTI PIU’ PERICOLOSI LATITANO!!
In merito all’articolo comparso sulla stampa di
Torino il 22 agosto 2013, sull'ennesimo incidente occorso all'inceneritore
di Torino, sembra che l’unica preoccupazione di TRM, provincia di Torino e altri
organi deputati ai controlli sull’impianto, sia di sopire gli allarmi, e rassicurare i
cittadini sul "difettoso" (un eufemismo..)
funzionamento di un impianto che per quanto si voglia far
apparire utile e di ultima
generazione rimane, è, e sempre rimarrà, un generatore di
inquinamento (come se Torino non ne avesse già abbastanza), un distruttore di
materia e di risorse recuperabili, un costo finanziario che ricadrà, (insieme ai
suoi fumi), su tutta la popolazione di Torino e
cintura.
Considerando che l’impianto è stato
fermo, per l'intero mese di giugno, per consentire le
analisi di bio-monitoraggio, una media di un incidente al mese è, a nostro
parere, la dimostrazione che l'inceneritore del Gerbido è tanto complesso e
costoso quanto pericoloso e difficile da
gestire.
La parola “incidenti” in questi impianti si deve
tradurre in emissioni di
inquinanti fuori controllo oltre i limiti molto
già
molto permissivi (quasi doppi rispetto al funzionamento a
regime)
consentiti durante questo primo periodo
di esercizio provvisorio. Deve essere spiegato con
chiarezza e con onestà ai cittadini di che cosa si sta parlando; qui non
si gestiscono materiali inerti in processi chimici naturali.
Parlando di emissioni (dentro o fuori i limiti) ci riferiamo a ossidi di azoto e
di zolfo, mercurio, ammoniaca, acidi cloridrico e fluoridrico, polveri sottili,
e microinquinanti (diossine, furani, pcb e metalli
pesanti) i cui limiti suddetti
sono stabiliti
non solo e non tanto sulla base dell’effettiva pericolosità delle sostanze, ma
molto spesso sulle capacità tecniche dei filtri di abbattere tali sostanze
(perché se ci si
attenesse al principio di precauzione non ci sarebbe un solo inceneritore in
tutto il mondo).
In merito alla misurazione in continuo delle
diossine l’ing Pergetti ha solo in parte ragione, gli strumenti in grado di
misurare realmente in continuo la diossina ci sono (si basano sull'analisi di un
fascio laser che attraversa le emissioni) ma non sono ancora utilizzabili a livello
normativo perché non ancora riconosciuti.
I tecnici ARPA hanno spiegato più volte che
l'analisi della centralina a terra sui filtri per le diossine deve essere
eseguita ogni 15 giorni dando poi la media mensile (quindi di due rilevazioni).
Tentare di banalizzare un'analisi solo perché non la si è
eseguita ci sembra molto scorretto. Non si può dire
"parlare di
diossine è un non-senso" perché senso ne ha
eccome!! Forse si voleva intendere:
"non abbiamo i
dati perché non siamo andati a cercarli" - sarebbe stato più
onesto.
Non si capisce perché, dopo 3 incidenti non siano
ancora stati smontati i filtri per verificare cosa contengano, ci sembra il
minimo che si debba fare in questi casi visto che, peraltro, anche i primi 3
mesi di attività sono trascorsi e l'autorizzazione prevederebbe l'effettuazione
dei controlli. Vogliamo solo ricordare che si stanno procrastinando analisi
sulle sostanze più pericolose emesse dall'inceneritore, sostanze classificate
come cancerogene certe e mutagene!!!!
Ricordiamo infine che alla richiesta scritta
del consigliere regionale Davide Bono, di avere il
certificato di collaudo finale dei lavori dell'impianto la provincia ha
risposto: "che sussistano
profili di riservatezza legati alla proprietà intellettuale degli elaborati
tecnici ritenendo non ammissibile l'accesso
richiesto" Con il certificato di collaudo si attesta la
conformità di determinati impianti/apparecchiature alle specifiche
tecnico-normative necessarie per autorizzarne il funzionamento, perché negare la
diffusione al pubblico di tali attestazioni? Queste risposte minano la
credibilità e allontanano ancora di più i cittadini dalle istituzioni locali che
hanno autorizzato questi impianti
In questi decenni gli amministratori torinesi si
sono voluti risparmiare la fatica di responsabilizzare i cittadini sul valore
della materia contenuta nei loro rifiuti sottraendosi al dovere di insegnare le
buone pratiche di gestione e valorizzazione degli
stessi.
Questa è la verità che deve emergere a dispetto di
chi ha voluto, realizzato e ora deve difendere a tutti i costi un impianto
pericolosissimo, costosissimo, insostenibile a livello ambientale, inutile alla
collettività ma buono solo ad una piccola elite
politico-economica che vi può ottenerne guadagni e posizioni di potere. Del
resto basta dare un'occhiata al sito del Comitato Locale di Controllo (nato per
controllare l'attività dell'inceneritore a garanzia dei cittadini) che pare più
un clone di quello di TRM e che a tutt'oggi non si sogna nemmeno di spiegare
perché l'impianto sia stato fermato il 12 agosto ecco la sua stringata nota:
“Lunedì 12 agosto
2013 TRM ha disposto il fermo dell'impianto per effettuare interventi di
controllo e verifica”.
Ufficio Stampa
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