E' possibile appoggiare quale candidato repubblicano alla vice-presidenza USA il cattolico
Paul Ryan, la cui linea politica contrasta in maniera radicale la
dottrina sociale della Chiesa cattolica?di Michele Sorice
Da qualche settimana si riparla con insistenza della possibile
formazione di un partito di cattolici (o cattolico?) all'interno di un
"contenitore" moderato (centrista?). Alcuni ipotizzano addirittura un
contenitore cattolico al cui interno possano inserirsi altre esperienze
moderate. Ipotesi, suggestioni, a volte semplicemente frasi estrapolate
da interviste. Sicuramente, però, la questione è all'ordine del giorno:
ne ha parlato più volte, anche in interviste, il presidente del
Movimento Cristiano Lavoratori, Carlo Costalli, ricevendo persino
l'avallo intellettuale del filosofo "cattolico-liberale" Dario Antiseri.
Non sono molto interessato alle discussioni sulla "cosa cattolica", a
dire il vero.
Innazitutto perché si tratta, per lo più, di voci e ipotesi che mutano di giorno in giorno. In secondo luogo perché penso che le Chiese non siano partiti
e l'appartenenza a esse non potrà mai tradursi in una scelta univoca
(sebbene possa e debba tradursi in scelte per valori che pongano al
centro la persona umana e la sua libertà). Infine perché riproporre il
partito (unico?) dei cattolici costringe proprio questi ultimi a essere
privati della laicità della politica (ma anche della libertà della
testimonianza evangelica).
La questione della laicità continua a essere un tema importante in
Italia e, a dire il vero, per i credenti lo è anche di più.
La laicità, infatti, "non è un contenuto ideologico, una serie di valori
contrapposti a quelli religiosi, ma è uno «spazio» in cui tutti i
diritti siano assicurati a tutti, «in condizioni di libertà e
uguaglianza». In democrazia l'uguaglianza è la parità di diritti dei diversi,
credenti di ogni orientamento e non credenti, sullo stesso piano.
Laicità sono le forme (giuridiche in primo luogo) che sanciscono e
tutelano questo spazio di libertà paritaria per tutti. Questo spazio è
definito «indipendentemente da Dio» per la semplice ragione che a Dio,
sulla pubblica piazza, si rifanno diverse e talora opposte concezioni. È
stato dunque salutarmente necessario che la definizione dello spazio di libertà
non fosse legata a questa o quella interpretazione di Dio e della sua
legge. Si sono dovute separare la sfere, e lo Stato moderno è stato
concepito non come avverso alla religione, ma semplicemente neutrale. È
l'idea contenuta nel primo emendamento della Costituzione americana, che
esclude la possibilità che lo Stato faccia leggi che riguardino lo
stabilimento di una religione o che ne proibiscano il libero esercizio"
(Daniele Garrone, Laicità: uno spazio per tutti, "Riforma", 27 agosto
2010).
Eppure l'importanza delle religioni e delle chiese (o
almeno della loro rappresentazione pubblica) nella vita politica appare
crescente. Non solo in Italia. Tutti i commentatori, per esempio,
analizzano anche alla luce della dimensione religiosa la nomina di Paul Ryan da parte di Mitt Romney
come candidato vice-presidente alle elezioni statunitensi del prossimo
novembre. La scelta di Romney, in effetti, è interessante: Paul Ryan è
fortemente supportato dal Tea Party, propone una ricetta economica di
tipo mercatista che mira a destrutturare completamente il welfare, è un
ultra-cattolico dichiarato che ha più volte ostentato la sua
appartenenza religiosa. Dal punto di vista politico si tratta di una
sfida forte al presidente Obama; ma essa è anche una sfida "de facto"
alla Chiesa cattolica. Cosa faranno infatti i vescovi USA?
Tradizionalmente intervengono molto in questioni etiche ma poco nelle
sfide politiche, eppure sono in molti a chiedere che si esprimano. La
questione non è di poco conto: è possibile appoggiare il cattolico Paul
Ryan, la cui linea politica contrasta in maniera radicale la dottrina
sociale della Chiesa cattolica, chiaramente espressa fin dalla Rerum
Novarum di Leone XIII (1891)?
Negli USA non c'è un partito confessionale (e nessuno proverebbe mai a
farlo) eppure spesso la politica è attraversata da richiami religiosi:
non è un caso che tuti i candidati facciano spesso ricorso a metafore
religiose o citino versetti della Bibbia, così come non è un caso che il
pastore Johnson, nel 2008, arrivò persino a definire "immorale" il voto
a Obama. In Italia sono più spesso i politici a usare
(strumentalmente?) posizioni e appartenenze religiose per legittimare le
proprie posizioni programmatiche.
Le scelte di fede possono costituire una grande opportunità per la politica,
se esse rappresentano lo stile di servizio con cui uomini e donne
scelgono di impegnarsi nella cosa pubblica. Possono diventare però
pericolosissime se intercettano populismi beceri e velleità teocratiche:
gli esiti dei fondamentalismi religiosi nel corso della storia sono
evidenti, una scia di sangue innocente e di degrado culturale.
Le scelte di fede - è indubbio - diventano parte della nostra cultura e
costituiscono anche parte delle nostre scelte politiche. L'importante è
praticare la politica e vivere la fede nello spazio della laicità.