La lunga mano
del Mossad
L’impronta
sionista nelle “guerre sporche” dell’America Latina
Da qualche tempo in tutto il subcontinente
latinoamericano (ma specie in Centroamerica e nei Caraibi) sta operando una
nuova e potente “internazionale del terrore”. Più esattamente, si tratta di una
zona grigia in cui interagiscono
specialisti nelle guerre di bassa intensità, commercianti di armi, apparati dei
servizi segreti e di sicurezza statali in stretta collaborazione con contractors privati. Sotto la consueta
regia di Washington e con il concorso di tutti questi attori, gli alti comandi degli
eserciti alleati possono ora mettere in scena operazioni coperte e di polizia politica molto più efficaci che nel
passato; come hanno recentemente dimostrato nell’attuazione del colpo di stato
in Honduras (contro un governo eletto democraticamente) e nel soffocare con le
armi la resistenza pacifica del suo popolo.
E’ ovvio che azioni di questo
genere richiedono un know-how di alta
professionalità. Per questo motivo tra tutti gli specialisti del settore si
distinguono gli agenti israeliani, in virtù della loro storica esperienza in materia
di controinsorgenza e di repressione dei movimenti popolari di opposizione,
tanto in Medio Oriente come in America Latina.
Nel caso del golpe honduregno del
giugno 2009, il CODEH (Comitato per i Diritti Umani dell’Honduras) ha
denunciato ha più riprese che “il regime di Micheletti ha assunto ufficiali
israeliani per addestrare l’esercito honduregno all’uso della violenza contro i
manifestanti, compreso l’assassinio selettivo, per instaurare il terrore e
smantellare la resistenza”, ed informa inoltre che “compagnie di sicurezza
private” [leggi “contractors”- ndr]
sono direttamente coinvolte nella repressione”.*
A partire dal dopoguerra, l’appoggio
militare israeliano alle dittature dell’America Latina ha sempre potuto contare
sul contributo determinante dell’”Istituto di Operazioni e Strategie Speciali”,
meglio conosciuto come “Mossad”.
Nato
nel 1949 come centrale di coordinamento tra i due servizi segreti già
esistenti, quello degli “affari interni” e quello dell’ “intelligence
militare”, il Mossad ha sempre goduto di un’autonomia pressoché illimitata, “al
di fuori di ogni controllo e al di sopra di ogni critica”. Al momento, secondo
stime ufficiose, il suo organico conterebbe 1.200 uomini, suddivisi in 8
sezioni (o dipartimenti) tra cui spicca l’ultimo e il più famoso, lo “Special
Operation Division”, o “Metsada” in ebraico, “quello a cui sono affidate le
missioni più segrete condotte dai katsa,
gli agenti operativi sul campo, e portate a termine dai kidon (baionetta), i killer dell'”Istituto”: assassini mirati (condannati
da Onu e Amnesty come “esecuzioni extra-giudiziarie”), sequestri, sabotaggi,
torture, azioni paramilitari e di guerra psicologica.”**
Negli
ultimi 60 anni, la lista delle operazioni (militari, di spionaggio o di polizia
politica) gestite dal Mossad è lunghissima, quasi infinita, come la striscia di
cadaveri di cui è lastricato il suo cammino che si snoda dal Medio Oriente
all’America Latina passando per Africa ed Europa.
Negli
anni della Guerra Fredda l’intervento israeliano in Centroamerica vide come
protagonisti agenti del Mossad messi al servizio del terrorismo di stato in
Honduras e in Guatemala; mentre in Nicaragua si dedicavano all’addestramento e
all’organizzazione dei “contras”, i mercenari autori di crimini di guerra tra i
più efferati, mandati a combattere contro il paese sandinista una guerra
illegittima e mai dichiarata.
C’è
lo zampino di Israele anche nel fallito colpo di stato contro il presidente
venezuelano Hugo Chavez (aprile 2002). Secondo le inchieste delle autorità
venezuelane, l’imprenditore di origine israeliana Isaac Perez Recao, padrone di
un’impresa di sicurezza privata ed attivo nel commercio di armamenti, fu
individuato come una delle principali menti della cospirazione anti-chavista.
Un volta fallito il colpo di stato, fuggì precipitosamente a Miami a bordo di
un aereo.
Attualmente
si contano un quarantina di società israeliane, collegate direttamente o
indirettamente al Mossad, che svolgono attività di compravendita di armi o
sistemi d’arma, servizi di spionaggio e di repressione contro movimenti civili
e personalità che sostengono i governi più progressisti del Sudamerica. Non a
caso queste operazioni si svolgono principalmente in Colombia, Argentina,
Brasile, Perù e Paraguay, aree vitali per gli interessi politico-economici di
Stati Uniti ed Israele nel teatro latinoamericano.
Una
delle principali compagnie è la “Global CST”, “diretta da Israel Ziv e con la
quale collaborano ex militari delle alte sfere del Mossad e dello Tsahal. La Global CST opera in Colombia
offrendo consulenze all’esercito colombiano e al DAS (la polizia politica
colombiana). L’acquisto di armi israeliane da parte delle Colombia, servito per
rafforzare l’attività offensiva delle Forze armate [ma molte armi sono finite
ai paramilitari colombiani], e avvenuto attraverso sostanziosi contratti
promossi dall’esportatore sionista di armi conosciuto come CIBAT, prova di per
sé il concorso di Israele nel peggioramento della situazione della regione.”***
In
ultimo, non è casuale che persino la guardia del corpo dell’attuale presidente
honduregno Porfirio Lobo, oggi a capo del governo-emanazione della dittatura
golpista, sia stata affidata ad un istruttore appartenente alla ISA (Agenzia
Internacional de Seguridad), di cui fanno parte militari ed ufficiali del
Mossad israeliano.
Andrea Necciai
Note:
*Dichiarazione
del Fronte Nazionale, in occasione della giornata contro il colpo di stato in
Honduras, 28/8/2009.
**”L'«Istituto»,
un mito costruito sui cadaveri”, di Maurizio Matteuzzi, 19/2/2010.
***”Viene
dal Mossad la scorta di Pepe Lobo”, di Percy Alvarado Godoy (“Latinoamerica”
n°109 – 4/2009).