Vita e morte di un rivoluzionario esemplare
A distanza di qualche mese dalla sua morte improvvisa,
molti salvadoregni piangono ancora la perdita di Schafik Jorge Handal, leader
carismatico del Frente Farabundo Martì de Liberacion Nacional, personaggio
amatissimo dal suo popolo per aver dedicato tutta una vita alla lotta sociale -
prima quella armata, come capo guerrigliero durante la guerra civile del
1980-1992, poi quella politica come dirigente di partito.
Ai funerali hanno partecipato
migliaia di persone, nonché i rappresentanti di 20 paesi tra i quali Venezuela,
Brasile, Argentina, Bolivia, Cuba, Nicaragua, Guatemala e Repubblica
Dominicana; ma molti altri paesi primeggiavano in quella folla che cantava: “Il
Comandante rimane, il Comandante non va via”. Il giorno prima il Parlamento
Centroamericano (PARLACEN) aveva decorato post
mortem Handal con la medaglia d’Onore al Merito Centroamericano, una delle
più importanti concesse ai capi di stato e alle persone illustri che hanno
svolto la propria opera in modo esemplare; un giusto riconoscimento del popolo
dell’America Centrale a un grande uomo che con la sua morte lascia un vuoto
enorme, ma anche il suo pensiero profondo e l’insegnamento del suo esempio.
Di lontane origini palestinesi, Schafik Handal conseguì la
laurea in Diritto all’università di San Salvador, dove diventò anche dirigente
del movimento per la riforma e l’autonomia universitaria. La sua lunga
militanza nel Partito Comunista Salvadoregno ebbe invece inizio nel lontano 1944;
un anno cruciale per il cammino democratico del piccolo paese centroamericano,
paralizzato da una serie di scioperi e di furiose proteste popolari che
portarono alla caduta della dittatura di Maximiliano Hernandez.
Come conseguenza del suo impegno
politico, il giovane Handal fu presto costretto a fuggire in esilio, in Cile e
Guatemala, per poi far ritorno nel suo paese d’origine in assoluta
clandestinità e appena in tempo per contribuire all’organizzazione della lotta
rivoluzionaria. In quel periodo, Handal si distinse come capo delle formazioni
guerrigliere integrate nel Fronte Farabundo Martì di Liberazione Nazionale, che
combatté per tutti gli anni ottanta contro la dittatura militare appoggiata
apertamente dagli Stati Uniti. Alla fine del conflitto armato (1992), Schafik
fu a capo della commissione del FMLN che partecipò ai negoziati di pace,
contribuendo all’apertura di ampi spazi di partecipazione politica e civile per
la neonata sinistra salvadoregna. E dopo la trasformazione del FMLN in partito
politico, il “Comandante” si presentò alle elezioni amministrative del 1994
come candidato sindaco per il comune di San Salvador.
Nel 2002 il Fronte Farabundo
Martì conobbe la sua crisi più acuta. La fazione “riformista” capeggiata da
Facundo Guardado stava portando il partito verso la scissione, entrando
decisamente in rotta con la cosiddetta “ala dura” (l’altra parte della
dirigenza composta dagli ex-combattenti di area “social-rivoluzionaria”),
stigmatizzata come troppo conservatrice e quindi incompatibile con la modernità
e la democrazia. Del resto, un po’ ovunque nel mondo, quelle organizzazioni che
in passato erano stati movimenti rivoluzionari o guerriglie popolari stavano
attraversando analoghi processi di “rinnovamento” (o per meglio dire di “mutazione
genetica”), trasformandosi a loro volta in partiti politici con orientamenti
molto lontani dalle loro posizioni di partenza.
In Salvador Joaquin Villalobos,
anch’egli ex-comandante del FMLN, da molti considerato uno stratega eccellente
e un uomo di grandi doti politiche, una volta deposte le armi si lasciò sedurre
dalle sirene della politica, tradendo completamente i suoi principi
rivoluzionari. Dopo una breve esperienza ad Oxford, dove gli fu offerta una
cattedra, tornò in patria per fondare un piccolo partito filo-statunitense,
stretto alleato della destra salvadoregna.
Più tardi, anche Facundo Guardado
finì per fare il gioco delle destre. Ad un certo punto della campagna
elettorale, il leader “rinnovatore” arrivò ad essere definito un “buon
rivoluzionario” da quella destra che, per ovvie ragioni di opportunità
politica, non perdeva occasione per favorire con ogni mezzo il processo
riformatore all’interno del Frente, sperando così in una sua provvidenziale
“spaccatura”.
Ma l’intento destabilizzatore era
destinato a fallire miseramente. Il FMLN cresceva insieme ai suoi militanti
proprio perché riusciva nel tempo, nonostante le sue contraddizioni interne, a
tener fede ai suoi principi d’origine. Ben presto, infatti, la linea ortodossa
tornò ad imporsi come maggioranza, e mentre l’astro di Facundo Guardado
tramontava definitivamente, la popolarità di personaggi come Handal, rimasti
ligi alla linea d’un tempo, continuava a rimanere integra.
Schafik rimase a lungo il
deputato più caro ai settori popolari, ma anche il più calunniato dai media e
da una larga parte della destra salvadoregna. Di conseguenza, la fama di
rivoluzionario “ortodosso” ed intransigente che si era ritagliato nel corso
degli anni lo portò ad essere stimato anche all’estero come uomo d’azione e -
al tempo stesso - come ideologo, grazie soprattutto ai lucidi interventi in
occasione delle molteplici conferenze internazionali a cui partecipò come
membro della delegazione del FMLN.
Hugo Chavez, il presidente del
Venezuela, ha scritto di recente alla vedova Handal una lettera molto
commovente e piena di ammirazione per il compianto “Comandante Schafik”. Anche
Fidel Castro non ha mai nascosto di aver stretto con Handal una profonda
amicizia; il messaggio di condoglianze del presidente cubano aggiungeva che
“Cuba si sente orgogliosa di aver avuto Schafik Handal tra i suoi più generosi
e combattivi amici. Il mondo rende omaggio a chi ha sempre vissuto con dignità,
fedele ai principi di libertà e di giustizia sociale, senza mai tirarsi
indietro”.
Andrea “Chile” Necciai