Sebbene tuttora immobilizzati nel
“pantano iracheno”, gli Usa si preparano a nuove operazioni militari nello
scacchiere mediorientale. Siria ed Iran sono già oggetto delle mire di
Washington, mentre i neocon repubblicani
sembrano più che mai determinati a chiudere la partita contro “centrali del
terrore e stati canaglia”, più o meno minacciosi. Non a caso, la vera “perla”
del secondo mandato di G.W. Bush alla Casa Bianca è stata la nomina di John
Negroponte, diplomatico di carriera e già ambasciatore in Iraq, a capo di tutta
l’intelligence statunitense.
La nuova carica di Direttore
Nazionale delle quindici agenzie di spionaggio (tra cui spicca la CIA)
conferisce a Negroponte poteri quasi illimitati, tanto che il nuovo gerente
dovrà rispondere dell’operato dei servizi
al solo Bush, potendo così godere di una larga autonomia che lo allontanerà il
più possibile dalla sfera di controllo di Pentagono e Congresso. E a lui dovrà
riferire persino il capo della CIA, l’austero Porter Goss.
Ma chi è davvero John Dimitri Negroponte? Il suo
passato di “uomo della diplomazia Usa” è costellato da complotti e nefandezze
degne di un vero professionista dell’intrigo internazionale. Nato a Londra
sessantacinque anni fa da genitori russo-americani, il nostro uomo si è fatto
le ossa in Vietnam, dove è stato funzionario politico all'ambasciata americana
dal 1964 al 1968 “al culmine della guerra, nel momento in cui si verificarono
esecuzioni extragiudiziali e gravissime violazioni dei diritti umani, tra cui i
massacri perpetrati dalla tristemente famosa “Tiger Force” della 101° Divisione
Aviotrasportata dell'Esercito”.*
Fin da principio per le sue
credenziali di uomo scaltro e risoluto, John D. riesce facilmente a
distinguersi agli occhi dei falchi
dell’amministrazione repubblicana. Interventismo e determinazione nel
perseguire gli obiettivi assegnati sono qualità che tutti gli riconoscono. Ciò
gli assicura rapidi successi in carriera: Kissinger e Nixon lo adorano, e nel
1980 Ronald Reagan lo nomina addirittura Consigliere alla Sicurezza, missione
che dovrà dividere con Colin Powell.
Un anno dopo, il nostro uomo viene inviato a Tegucigalpa (Honduras) in veste di ambasciatore, al fine di "assicurare il flusso degli aiuti statunitensi" vitali per questo paese che era "la base per la guerra occulta del presidente Reagan contro il governo sandinista del Nicaragua." ** In Honduras, in effetti, i mercenari “contras” erano armati e addestrati da specialisti statunitensi per compiere incursioni in territorio nicaraguense; queste cosiddette “operazioni militari” erano spesso dirette contro obiettivi civili (cooperative agricole, scuole, ospedali e centri abitati) allo scopo di indebolire le strutture logistiche ed assistenziali locali, la cui distruzione avrebbe presto portato il Paese al collasso. Il timore di Washington era che il Nicaragua sandinista si sarebbe presto trasformato in una seconda Cuba.
A questa
aggressione ignobile il Nicaragua “rispose in modo corretto, come uno Stato
rispettoso della legge: nel 1984 portò il caso contro gli Stati Uniti alla
Corte Internazionale di Giustizia, a L’Aia. La corte ordinò agli Stati Uniti di
smettere con "l'uso illegale della forza" […] e di pagare sostanziali
risarcimenti. Ma Washington ignorò la corte, e pose il veto a due risoluzioni
del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nelle quali si appoggiava la
decisione e si richiedeva con forza a tutti gli stati di rispettare la legge
internazionale.” **
Il nome di
Negroponte risulta anche nei voluminosi dossier dell’inchiesta sullo scandalo
“Iran-Contras”, relativo al traffico clandestino di armi tra il paese degli ayatollah e gli Stati Uniti, i cui
proventi furono utilizzati dagli stessi americani per finanziare la guerra
contro il Nicaragua.
Ma i sandinisti
non erano, evidentemente, l’unico obiettivo della repressione Usa in
Centroamerica.
Negli anni ottanta la CIA creò lo
scellerato Battaglione di Intelligence Honduregno 3-16, che si rese
responsabile dell’assassinio di molti oppositori e dissidenti politici locali.
Inoltre “nel 1982, gli Usa avevano negoziato il libero accesso allo spazio
aereo dell’Honduras e insediato un centro di addestramento militare regionale
per le forze dell’America Centrale, con lo scopo principale di fornire
addestramento alle unità dell’esercito del Salvador. Nel 1994, la Commissione
dell’Honduras sui Diritti Umani denunciava la tortura e la scomparsa di almeno
184 oppositori politici e accusava John Negroponte di numerose violazioni di
diritti umani.” **
Dal canto suo, contando su un
bugdet di oltre 77 milioni di dollari in aiuti (da spendere nelle operazioni di
controinsorgenza), nei cinque anni del suo mandato l’ambasciatore Negroponte
amministrò sempre con il pugno di ferro,
tanto da meritarsi l’appellativo di "Proconsole", titolo riservato
prima di lui solo ai potenti governatori dell'epoca coloniale.
Arriviamo così al 1989. La brillante carriera
diplomatica di John Negroponte prosegue con la reggenza dell’ambasciata Usa in
Messico. Nel periodo 1989-1993, in ossequio alle politiche economiche
neoliberiste, riesce a condurre in porto il NAFTA (North American Free Trade
Agreement), la cui applicazione ha provocato - fino ad oggi - “la perdita della
terra e dei mezzi di sussistenza per un milione di messicani ed ha minato i
diritti sindacali ed ambientali in Messico, Canada e Stati Uniti.” **
Nel 2001 il “Proconsole” approda finalmente alle
Nazioni Unite, anche qui col ruolo di ambasciatore. Alla vigilia della Seconda
Guerra del Golfo fornisce prove false sulla presenza in Iraq di “armi di
distruzione di massa”, cercando in tal modo di convincere il Consiglio di
Sicurezza dell’ONU ad avallare l’intervento militare americano contro il regime
di Saddam Hussein.
Qualche mese più tardi, usando l’arma del ricatto
politico riesce anche a strappare a Messico e Cile, inizialmente contrari alla
guerra, l’appoggio militare incondizionato alle operazioni belliche in Iraq. Ed
è proprio in Mesopotamia che John D. svolge l’ultimo mandato di ambasciatore
per conto del governo di George Bush (2004). Il presidente americano ha sempre
sostenuto di voler portare la democrazia in Iraq, e lo ha fatto utilizzando lo
stesso esperto funzionario che fu inviato negli anni ‘80-‘90 in Centroamerica a
dirigere le operazioni di “guerra sporca”.
Andrea “Chile” Necciai
Note:
* “Chi è John Negroponte, ambasciatore Usa in Iraq” -
Action Center. Fonte: A.N.S.W.E.R. Coalition (Act Now to Stop War & End
Racism). ** “John Negroponte: dal Centroamerica all'Iraq” di Noam Chomsky - 6 settembre 2004.