Zapata vive ancora
Nella totale indifferenza dei media e lontano dai riflettori
della politica, il Messico zapatista ha salutato con entusiasmo la nascita
delle Giunte del Buon Governo - o “Caracoles” nel linguaggio chiapaneco.
L’evento coincide con il 20° anniversario della nascita dell’EZLN (Esercito
Zapatista di Liberazione Nazionale); vent’anni di lotta contro la
discriminazione e l’esclusione sociale di cui sono vittime le comunità indigene
da oltre 500 anni, ma soprattutto vent’anni di resistenza alla guerra di “bassa
intensità” messa in atto dal governo messicano ora guidato da Vicente Fox (ex
dirigente della Coca Cola e strenuo difensore degli interessi del capitale
foraneo nel paese).
L’insurrezione armata zapatista ha inizio il primo gennaio
del 1994, a seguito del progressivo peggioramento delle condizioni di vita
della popolazione del Chiapas. La ricchissima regione del sud est messicano -
qui si produce il 55% dell’energia nazionale, il 47% del gas, il 28% del
petrolio - sconta tuttora gli effetti dei piani di aggiustamento strutturale
imposti dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale.
In poco tempo, anche a causa dell’applicazione del NAFTA
(trattato di libero commercio tra Stati Uniti, Canada e Messico), il prezzo del
grano prodotto diminuisce drasticamente così come il potere d’acquisto dei
contadini locali (-40%). Nel febbraio del 2001, dopo circa sette anni di
violenti scontri armati tra l’EZLN e le truppe dell’esercito e dei paramilitari
inviati in Chiapas per sedare la rivolta, le due parti in lotta acconsentono ad
incontrarsi per riallacciare il dialogo.
Si arriva così all’imponente marcia zapatista (marzo 2001),
che si conclude con l’intervento di una delegazione della comandancia dell’EZLN
al parlamento di Città del Messico e che vede una significativa partecipazione
di giornalisti, emissari politici e rappresentanti della società civile da
tutto il mondo (per l’Italia si mobilitano, tra gli altri, Tute Bianche,
Rifondazione, Mani Tese e vari comitati d’appoggio…).
Messo alle corde dal clamore suscitato dall’evento, il
governo si affretta a varare la Ley Indigena (aprile 2001), che nelle
intenzioni dei firmatari dello storico Accordo di San Andrés (1996) doveva
costituire il primo passo verso la risoluzione della “questione Chiapas”. Di
fatto però il contenuto originale della proposta di legge, con alcune rilevanti
concessioni alla causa indigena, viene completamente stravolto in sede di
discussione parlamentare da decine di emendamenti. Il risultato è un documento
inconsistente e pieno di ambiguità che lo stesso EZLN non esita a definire “una
vera beffa”. “Non abbiamo bisogno che il governo ci appoggi con una miseria”,
dice il comandante David, “ma che riconosca la libera determinazione di tutti i
popoli indigeni. Esigiamo che ci trattino con uguaglianza e giustizia. Siamo
poveri, ma non siamo né mendicanti né delinquenti”.
Segue un lungo silenzio di indignazione, rotto soltanto da
alcune dichiarazioni di solidarietà per le mobilitazioni no-global contro la
guerra ed il neoliberismo. Ma il cambiamento di rotta è nell’aria. Troncato
definitivamente il dialogo con la compagine governativa, la strategia politica
dell’EZLN si orienta verso un lento processo di smilitarizzazione a vantaggio
di nuove forme di auto-governo civile. Da qui l’”invenzione” dei Caracoles,
veri e propri modelli di democrazia partecipativa che ricalcano la tradizione
dell’EZLN del “mandar obedeciendo” (comandare obbedendo), senza ricorrere
all’esercizio del potere ma anzi facendone a meno. Potremmo definire i Municipi
Autonomi come una delle più alte espressioni del sistema di vita comunitario.
Gli zapatisti continuano ad insegnarci che “democrazia
significa l’accordo dei pensieri. Non che tutti pensino allo stesso modo ma che
tutti i pensieri cerchino un accordo comune, che sia buono per la maggioranza
senza trascurare la minoranza”, e che “giustizia non significa punire, ma dare
a ciascuno ciò che merita, e ciascuno merita ciò che lo specchio gli
restituisce: ciò che egli dà.”
L’esempio per ricreare una società più umana e solidale ci
giunge ancora una volta dagli ultimi, dai dimenticati della Terra, dagli uomini
e dalle donne di Mais. Un’altra lezione di civiltà per un mondo, il nostro,
costantemente rivolto all’individualismo e sempre più in preda al delirio
consumistico.
(Chile)