El Salvador: una svolta inevitabile
In America Latina il vento sta cambiando. Segnali di novità
si avvertono un po’ ovunque con l’affermazione di governi di marca progressista
in Brasile, Ecuador, Venezuela - Chavez tiene ancora, pur tra mille difficoltà -
e, ultimamente, in Uruguay.
A più di dieci anni dalla fine della guerra civile che lo ha
dissanguato (70.000 le vittime in totale), anche nel più piccolo degli stati
centroamericani, El Salvador, fermentano idee di rinnovamento. La stessa
società civile, resa più matura dall’eredità lasciata da Monsignor Romero, si
batte per la riconquista dei diritti – sinora negati al popolo dal governo
nazionalista e filo-statunitense di ARENA – e per estirpare le piaghe della
disoccupazione e della miseria dilagante. L’occasione propizia al cambio si
intravede nelle elezioni presidenziali della primavera del 2004 che vedono
favorito il principale partito dell’opposizione, l’FMLN di ispirazione
marxista, nel quale sembrano convivere (non senza difficoltà) le diverse anime
della sinistra ortodossa.
Nato dallo scioglimento della guerriglia ribelle, il Frente
Martì para la Liberacion Nacional propone un programma di governo incentrato
sulla lotta alla povertà e su un modello di sviluppo economico compatibile con
le istanze delle fasce più deboli della popolazione. L’impresa si prospetta
tutt’altro che semplice, in un contesto internazionale dominato dalle politiche
neoliberiste - come il Trattato di Libero Commercio delle Americhe (ALCA) - che
tendono sempre più a favorire gli interessi di grandi corporazioni e
multinazionali, a discapito delle già fragili economie locali.
Nonostante la campagna elettorale non si sia ancora aperta
ufficialmente, la compagine governativa di ARENA ha già cominciato a battere
sui tamburi della propaganda, contando sul controllo pressoché totale dei mezzi
di telecomunicazione. La squadra del presidente Flores (uno dei più squallidi
esempi di intreccio di poteri tra oligarchia imprenditoriale e casta militare)
può vantare sinora solo effimeri successi nella lotta alla delinquenza
organizzata, in seguito all’introduzione della legge “mano dura” che prevede
misure repressive contro le famigerate “pandillas” armate. Ben lungi dal
rappresentare una soluzione efficace al problema della violenza giovanile,
questi provvedimenti rivelano l’incapacità del governo nell’affrontare i veri
drammi che affliggono il popolo salvadoregno: la crisi economica, la mancanza
di lavoro, il degrado e la disuguaglianza sociale.
Nascosti dietro questa coltre demagogico-propagandistica, i
processi di privatizzazione dei servizi pubblici continuano, intanto, il loro
corso. La situazione più critica è quella della sanità.
L’intendimento del governo è di mettere all’asta i servizi
offerti dalle strutture ospedaliere (cliniche, ospedali, ambulatori…) in modo
da attirare il capitale straniero, arrivando a lucrare persino sulla salute dei
cittadini. A tal proposito, è attiva da tempo una commissione di riforma del
servizio sanitario nazionale alla quale aderiscono anche alcune ONG che operano
nel settore.
Questa ondata di privatizzazioni ha provocato, come era
logico aspettarsi, l’ostilità di molte delle organizzazioni di categoria. Con
in testa il personale medico-sanitario, i sindacati hanno ingaggiato un’aspra
battaglia per la difesa della sanità pubblica organizzando ovunque
manifestazioni e scioperi ad oltranza, l’ultimo dei quali è durato addirittura
nove mesi.
Nel frattempo, la campagna di sensibilizzazione contro le
riforme del governo sembra aver influito in modo determinante sulla recente
affermazione del Frente alle elezioni amministrative svoltesi all’inizio
dell’anno. Stando ai risultati di questa consultazione, l’FMLN è ora il primo
partito del Salvador. Mentre si avvicinano le presidenziali del 2004, poiché,
al momento, i partiti di centro non hanno raggiunto una consistenza tale da
costituire una forza alternativa ai due principali “blocchi”, la partita
politica si gioca tutta tra FMLN e ARENA. Il rischio è quello di sprofondare in
un clima di contrapposizione violenta tra gli stessi schieramenti protagonisti
della lunga stagione della guerra civile (1980-1992).
L’FMLN si trova ormai ad un passo da un successo storico: il
“futuro migliore” degli slogan frentisti può finalmente diventare una realtà…
(Chile)