giovedì 28 giugno 2012

Messico: al voto

Con la partecipazione di decine di migliaia di persone ai comizi dei principali partiti politici, si è chiusa ieri in Messico la campagna elettorale per le presidenziali di domenica.
In vantaggio, secondo gli ultimi sondaggi, resta l’oppositore Enrique Peña Nieto, ex governatore dello stato di México e candidato del Partido Revolucionario Institucional (Pri, centro) che ha governato il Messico per 71 anni, fino al 2000. Il suo comizio finale si è tenuto a Toluca, la capitale dello Stato di cui è stato governatore. Davanti a decine di migliaia di sostenitori Peña Nieto ha ribadito di ritenere cruciali i problemi dell’insicurezza, della povertà, della mancanza di crescita economica e della disoccupazione.
Andrés Manuel López Obrador ha invece scelto Città del Messico e la Plaza de la Constitución per salutare i suoi sostenitori. Il candidato del Movimiento Progresista, che riunisce diversi schieramenti dell’opposizione di sinistra, ha sottolineato di voler imprimere un cambiamento al paese, svincolandolo da interessi di parte e definendo il popolo “il motore del vero cambiamento”. Amlo (come è anche chiamato in Messico dalle iniziali del suo nome) ha affrontato a sua volta la questione sicurezza, cruciale per un paese teatro di un conflitto tra cartelli della criminalità organizzata e forze dello Stato, e sul fronte economico ha promesso una crescita annua del 6% con la creazione di sette milioni di nuovi posti di lavoro nell’arco del mandato.
Josefina Vázquez Mota, del Partido Acción Nacional (Pan, conservatore) al potere da 12 anni, ha invece chiuso la campagna elettorale a Guadalajara, la seconda città del paese. Data da tutti i sondaggi al terzo posto, secondo molti osservatori Vázquez Mota paga la politica del presidente uscente Felipe Calderón e i suoi fallimenti sul piano economico e su quello della sicurezza. Ciononostante, al suo comizio finale la candidata del Pan ha annunciato – se eletta – l’intenzione di nominare Calderón procuratore generale della Repubblica.
Oltre al presidente, che in Messico viene eletto a turno unico e con la maggioranza relativa, il 1° luglio gli aventi diritto dovranno anche rinnovare la composizione della Camera dei deputati, del senato e scegliere i governatori di una decina di Stati, tra cui il sindaco della capitale.

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