sabato 8 gennaio 2011

AlReves: Cile


Sebastián Piñera, il Berlusconi d’oltreoceano
L’identikit del mandatario cileno secondo le nuove rivelazioni di Wikileaks

Neppure il presidente del Cile, il plurimilionario affarista Sebastián Piñera, è stato risparmiato dal terremoto provocato dalle scottanti divulgazioni di Wikileaks. Il quotidiano spagnolo “El Pais” ha pubblicato lo scorso dicembre alcuni stralci di documenti diplomatici dell’ambasciata statunitense a Santiago, dai quali emerge nettamente il profilo dell’attuale mandatario del Cile, in carica dal marzo del 2010.

Secondo un rapporto del 9 ottobre 2009, redatto dalla funzionaria statunitense Carol Urban, Piñera viene descritto come “un uomo d’affari scaltro e risoluto che tende ad assumersi molti rischi […]. In passato è stato coinvolto in numerose vicende giudiziarie circa la natura dei suoi affari, tuttavia gli elettori non paiono particolarmente interessati alle accuse mosse nei suoi confronti”*.

Tra le diverse accuse a carico del presidente, il rapporto cita - in particolare - quelle riferite al periodo in cui Piñera occupava un posto nel Consiglio di Amministrazione della Banca Talca, prima di candidarsi e votarsi alla politica: “come altri istituti di credito durante la crisi finanziaria, la Banca Talca concesse molti crediti a rischio, i quali in un primo momento avevano portato benefici apprezzabili ma che, alla fine, condussero l’istituto alla bancarotta”*. Ciò nonostante, Piñera e gli altri manager andarono ben oltre alle tipiche manovre finanziarie “poco ortodosse” in voga in quell’epoca. Oltre ad approvare crediti assai dubbi, crearono dozzine di false compagnie alle quali concessero prestiti bancari, utilizzando in realtà questi fondi per comprare più azioni della stessa banca.

Al di là delle sue spregiudicate azioni da “pescecane della finanza”- appellativo che si è guadagnato grazie alle cause pendenti nei tribunali cileni e statunitensi che lo hanno consacrato come un vero campione della speculazione di borsa -, il capo del primo governo di destra eletto dopo il 1958 continua a custodire nel suo portafoglio la proprietà di Chilevisión (una tra le più importanti reti televisive del paese) e della LAN (la compagnia aerea cilena privatizzata durante la dittatura di Pinochet). E tutto ciò, nonostante la promessa pre-elettorale di vendere tutte le sue azioni milionarie, per risolvere la questione del “conflitto di interessi” originato dalla sua elezione a presidente. Una promessa che difficilmente sarà in grado di onorare, a giudicare anche dai lauti guadagni che ad oggi sta percependo dall’aumento delle quotazioni delle sue aziende.

Fin qui e senza dover andare oltre, saltano all’occhio molte analogie e similitudini con la situazione politica italiana. In effetti dal suo alter ego di casa nostra, Silvio Berlusconi, lo spregiudicato Piñera sembra aver copiato proprio tutto: i toni, i contenuti, gli slogan elettorali e le promesse impossibili, come la creazione del fatidico “milione di posti di lavoro”.

Corre anche voce che i due siano diventati addirittura amici, sebbene il presidente cileno non lo abbia mai ammesso pubblicamente, forse un po’ per vergogna, visto che il Cavaliere a livello internazionale non è esattamente considerato un modello da prendere come esempio…  

Ma tornando alle rivelazioni di Wikileaks, in un altro dispaccio dell’ambasciata degli Stati Uniti a Santiago, datato 22 gennaio 2010, viene fatta un’analisi più dettagliata della figura del neoeletto presidente. Oltre a ribadire alcuni dei suoi “exploit” da avventuriero della finanza, il rapporto lo definisce con toni più elogiativi “un milionario istruito ad Harvard [anche da questo dettaglio si evince la sua matrice ideologica neoliberista, ndr], cattolico conservatore, anti-Pinochet e grande faticatore, noto per lavorare tutti e sette i giorni della settimana”*.

Dunque, a giudicare dal tono di questi dispacci diplomatici, ai funzionari statunitensi “il presidente delle buone azioni” - come lo definiscono ormai molti cileni, chissà forse alludendo appunto alle performance dei suoi titoli in borsa - sembra, tutto sommato, non dispiacere affatto.

La Casa Bianca non pare nemmeno ostile (e come potrebbe essere diversamente?) alla nuova squadra di governo “padronal-imprenditoriale” di Piñera, nella quale spiccano tre illustri laureati nelle più famose università nordamericane, i degni rappresentanti del neoliberismo “alla cilena”. Lo stesso sciagurato sistema economico che, a partire dalla dittatura pinochetista e proseguendo attraverso i 20 anni di governo del “centrosinistra” della Concertación, ha avuto l’unico merito di smantellare lo stato sociale allargando paurosamente la “forbice” tra ricchi e poveri.

Andrea "Chile" Necciai

Note: *Wikileaks: "Piñera amministra la politica ed i suoi affari al limite dell’etica e della legge", dal sito de “La Tercera” – 27/12/2010.

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