mercoledì 25 settembre 2013

Adista, ultima chiamata!


Una favola di Esopo divenuta celeberrima racconta di un pastore che, mentre conduceva le sue pecore a pascolare, decise di fare uno scherzo alla gente del suo villaggio, gridando in più occasioni “Al lupo, al lupo”, e facendo accorrere tanti – e inutilmente – con forconi e randelli, per poi prendersi gioco di loro. Quando veramente il lupo venne, anzi, venne un intero branco di lupi ad azzannare il suo gregge, il pastore gridò più forte, ma quella volta non fu creduto.

Anche noi oggi lanciamo il nostro “Al lupo! Al lupo!”, ma non è uno scherzo. E i nostri lettori, amici, abbonati, sostenitori, compagni di strada sanno bene che non siamo abituati a farne. In tutti questi anni, certo, la situazione del giornale è stata difficile, ma sempre nell’ambito della cronica difficoltà in cui è costretta a vivere una testata che non ha sponsor ecclesiastici e politici, né lobby economico-finanziarie che la coccolino affinché faccia da cassa di risonanza al pensiero dominante, ad un giornalismo che accarezza le coscienze, piuttosto che scuoterle e turbarle. Abbiamo, è vero, anche più volte chiesto ai nostri lettori di aiutarci, rinnovando il proprio abbonamento, sottoscrivendone un secondo da regalare, aggiungendo alla propria quota annuale un po’ di solidarietà. Ma si trattava soprattutto di aiutarci a vivere, in un contesto in cui anche l’informazione, come tutto, è merce. Ma dove la competizione tra le particolari merci che sono le informazioni non è mai alla pari.
Grazie a voi siamo arrivati fino a qui. Miracolosamente, per quasi 50 anni. Ma oggi la situazione è diversa. E diversamente va raccontata ed affrontata. Il passivo economico degli ultimi due esercizi finanziari è di circa 50mila euro, anche se ci siamo ridotti i nostri già magri stipendi e abbiamo operato tagli drastici alle nostre spese. Di questo passo, entro 2-3 anni Adista sarà costretta a chiudere.
La crisi, si dirà. Certo, perdiamo abbonati e contributi perché chi ci legge è più povero, deve fare i conti con prospettive economiche e lavorative non rosee e taglia dove può. Ma, non è solo il calo degli abbonati, la ragione profonda del nostro “buco” di bilancio. Lo è anche, e fortemente, il taglio drastico dei contributi dello Stato all’editoria, ossia quei soldi che ogni anno i giornali ricevono come rimborso parziale delle spese di carta, stampa, diffusione.
Per quanto riguarda Adista si tratta oggi di cavarsela con circa 60mila euro in meno all’anno rispetto al passato. Soldi che non si possono considerare mero “assistenzialismo di Stato”, ma un piccolo atto di giustizia, perché alla piccola editoria indipendente come la nostra sono serviti per reggere la competizioni con i grandi colossi editoriali, per resistere dentro un mondo, quello dell’informazione, che è strutturalmente organizzato in maniera da schiacciare chi non ha alle sue spalle qualche potente sponsor. I giornali cattolici, oltre che fruire legittimamente dei finanziamenti statali, possono contare anche sul sostegno delle istituzioni religiose dalle quali dipendono e sulle sovvenzioni provenienti dall’8xmille alla Chiesa cattolica. Adista no.
Certo oggi più che “Al lupo! Al lupo!” come nella favola di Esopo, dovremmo gridare “Al mercato! Al mercato!”, perché è questo sistema strutturalmente iniquo che ci sta sbranando.
Ma l’informazione è fondamento stesso della democrazia. Chi non conosce non può scegliere. E, se sceglie, lo fa con poca o nessuna consapevolezza. Dentro la Chiesa poi, il diritto all’informazione e alla formazione di un’opinione pubblica di persone pensanti, oltre che credenti, è ancora più drammaticamente necessario ed urgente, soprattutto in un Paese come l’Italia.
Adista è stato ed è uno dei pochi luoghi di informazione ecclesiale dove tutto questo si è realizzato. Per questo chiediamo a voi, che ci avete sempre sostenuto ed apprezzato, di riflettere sull’importanza che Adista può ancora avere nel panorama informativo di questo Paese e di questa Chiesa.
Se credete che Adista costituisca ancora un piccolo “miracolo” nel mondo della comunicazione, se pensate che Adista in fondo siamo tutti noi che la facciamo, la leggiamo, la diffondiamo, allora aiutateci a far vivere Adista. Considerate che la situazione è ad un punto di non ritorno e che rinnovare il proprio abbonamento, sottoscriverne uno nuovo, o regalarlo a qualcuno, o fare un versamento straordinario a favore del giornale significa fare un atto sommamente militante e sommamente politico, non di semplice solidarietà. Significa compiere la scelta consapevole di un impegno radicale e concreto, per far vivere il progetto che ci ha visto camminare assieme praticamente da quando è stato chiuso il Concilio. Per realizzare il nostro sogno di Chiesa, società ed umanità nuova, nonostante i tempi e la realtà che viviamo continuino a volerci negare il diritto di esserci e di esprimerci.

Grazie e buon viaggio insieme, per tanti anni ancora.


Potete fare il vostro versamento militante (causale: Sostengo Adista) tramite:
– bollettino di c.c.p. sul conto n. 33867003 intestato ad Adista, via Acciaioli 7 –  00186 Roma;
– con assegno bancario non trasferibile intestato ad Adista; o anche con bonifico bancario su Banca Popolare dell'Emilia Romagna (BPER): coordinate IBAN IT36J0538703222000000060548 (dall'estero aggiungere BPMOIT22XXX);
– tramite Carta di credito Visa, Mastercard: pagamento sicuro Bankpass direttamente sul nostro sito internet (sezione “Abbonati”; riquadro: “Versamento libero”).


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