lunedì 15 novembre 2010

finanziaria

Mi pare interessante divulgare questo articolo di Tito Boeri pubblicato alcuni giorni fa su lavoce.info
beppe

IL MAXIEMENDAMENTO ELETTORALE
di Tito Boeri

Rigore sì, sviluppo no. Questo, in sintesi, il giudizio sin qui prevalso tra molti commentatori sulla politica economica del Governo. Ma siamo davvero sicuri che si possa parlare di rigore? Il dubbio affiora guardando al maxiemendamento alla legge di stabilità e ai dati sulle entrate tributarie. Il maxiemendamento prevede maggiori spese per circa 5,8 miliardi, non poche di natura strutturale, finanziate in gran parte con entrate una tantum.
LE SPESE IN PIÙ
Partiamo dalle spese aggiuntive. I capitoli più importanti sono un allentamento al patto di stabilità dei Comuni che vale circa 500 milioni, trasferimenti alle Regioni per sanità, trasporti locali e politiche sociali per quasi un miliardo, un altro miliardo per l'università (800 milioni di finanziamento del FFO e 200 per concorsi di associati), 750 milioni per il rifinanziamento per sei mesi delle missioni internazionali, un miliardo e mezzo per gli ammortizzatori in deroga, 100 milioni di voucher per le imprese che finanziano la ricerca e una serie di altri interventi, tra cui spiccano i 245 milioni per le scuole private e rivoli di altri interventi del valore di 375 milioni che saranno gestiti direttamente dalla presidenza del Consiglio durante la campagna elettorale (sono previsti
stanziamenti fino a giugno). In non pochi casi si tratta di incrementi di spesa destinati a rimanere nel tempo. Pensiamo agli ammortizzatori sociali in deroga: sono soldi dati per finanziare riduzioni di orario in imprese che non pagano contributi a fronte delle prestazioni di cassa integrazione. È un rubinetto destinato a non chiudersi, dato che permette consistenti riduzioni del costo del lavoro per le imprese beneficiarie. Del resto le ore di cassa in deroga continuano ad aumentare nonostante si sia superata la fase più critica della crisi. Oppure le missioni internazionali: c'è un piano che ci fa ritenere che queste spese si interromperanno a giugno 2011? E ancora, come si fa ritenere una tantum i 200 milioni dati per i concorsi di associato nelle università?
MA COME VERRANNO FINANZIATE?
I finanziamenti sono invece rappresentati per lo più da entrate una tantum o aleatorie. Il piatto forte è rappresentato dai 2,4 miliardi che dovrebbero provenire dall'asta per le frequenze delle Tv digitali, chiaramente una fonte di entrate temporanea. Altre entrate dovrebbero venire dall'intensificazione delle misure contro l'evasione. Non si capisce come si potrebbero addirittura aumentare le entrate dalla lotta all'evasione quando mancano all'appello, come riconosciuto dalla stessa Decisione di finanza pubblica a pagina 29 e dalla stessa relazione del ministero sulle entrate tributarie, circa 3 miliardi di entrate preventivate. Mentre il Centro studi Confindustria, a pagina 37 del rapporto denuncia un forte incremento del lavoro sommerso, aumentato di più del 20 per cento in un anno.
CLIMA DA CAMPAGNA ELETTORALE
Ci sono poi poste che trasferiscono oneri sugli esercizi futuri, come l'allentamento dei vincoli al prepensionamento di lavoratori che esauriscono la cassa integrazione. Si continua anche a chiudere un occhio sulla pratica di trasformare i tagli alle università in maggiore spesa pensionistica. Gli atenei mandano i docenti in pensione e offrono loro contratti temporanei. I docenti interessati, che sono ancora nel sistema retributivo, ci guadagnano: tra pensione e contratto hanno redditi più alti di prima. Gli atenei riducono il costo del lavoro, dato che pagano solo il contratto e non più lo stipendio pieno. Chi paga è il contribuente che si ritrova alla fine a sborsare, tra contratto e pensione, più di prima. Basterebbe una norma per cancellare questa pratica.
Insomma ci sembra un maxiemendamento pre-elettorale. Che, senza sviluppo, toglie ulteriormente al rigore. E rischiamo di vederne di peggio con il "milleproroghe" di fine anno, nonostante i dati deludenti sulla crescita nel terzo trimestre ci dicano che le previsioni del Governo sulle entrate sono troppo ottimistiche: se il Pil quest'anno crescesse solo dello 0,9 per cento come acquisito sin qui, avremmo un altro miliardo e mezzo di entrate in meno. Ma le elezioni incombono.

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