giovedì 9 maggio 2019

Come si vota alle elezioni europee


Il 26 maggio in Italia si terranno le elezioni europee. Serviranno a rinnovare i seggi italiani del Parlamento Europeo e a influenzare la composizione della prossima Commissione Europea, e si terranno più o meno in contemporanea con quelle negli altri 27 stati dell’Unione. Rispetto alle elezioni nazionali e regionali, però, ci saranno alcune differenze visibili: la legge elettorale per le europee prevede ad esempio un sistema di preferenze “libero”, e collegi molto più ampi rispetto a quelli a cui siamo abituati. Abbiamo messo insieme una breve guida per arrivare preparati al seggio.

Dove, come, quando
Si potrà votare in tutta Italia dalle 7 alle 23 di domenica 26 maggio. I seggi e le sezioni elettorali saranno le stesse delle elezioni politiche nazionali. Potranno votare tutti i cittadini italiani che hanno compiuto 18 anni.
Anche nella maggior parte degli altri paesi dell’Unione Europea si voterà domenica 26, ma ci sono diverse eccezioni: nei Paesi Bassi si voterà giovedì 23 maggio, in Irlanda venerdì 24, in Repubblica Ceca sia venerdì 24 sia sabato 25, e infine in Lettonia, Malta e Slovacchia sabato 25. I risultato dei paesi che votano in anticipo saranno comunque diffusi dopo le 23 di domenica 26, per evitare condizionamenti.

Cosa si vota
I cittadini italiani votano per rinnovare i seggi destinati all’Italia al Parlamento Europeo, l’organo dell’Unione Europea che detiene il potere legislativo. Se il Regno Unito sospenderà il processo di uscita dall’UE saranno 73 su 751, altrimenti saranno 76 su 705 (perché i seggi del Regno Unito non saranno in parte eliminati e in parte riassegnati).
Ciascun partito o coalizione presenta una lista di candidati, diversa per ciascuna delle cinque circoscrizioni in cui è diviso il territorio italiano: Italia nord-occidentale (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia), Italia nord-orientale (Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Emilia Romagna), Italia centrale (Toscana, Umbria, Marche, Lazio), Italia meridionale (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria) e Italia insulare (Sicilia, Sardegna).
Le legge elettorale italiana per le elezioni europee prevede un sistema proporzionale puro: se un partito ottiene un quarto dei voti totali, otterrà anche un quarto dei seggi. Il calcolo è fatto su base nazionale, e soltanto in un secondo momento applicato alla circoscrizione. Il partito che otterrà il dieci per cento a livello nazionale otterrà di conseguenza il dieci per cento dei seggi in ognuna delle cinque circoscrizioni. La soglia di sbarramento per ottenere almeno un seggio è fissata al 4 per cento su base nazionale.

Anche negli altri paesi si vota con un sistema proporzionale puro, anche se ciascuno gode di un certo margine di libertà: in Grecia e in Belgio il voto è obbligatorio, in Germania non esiste soglia di sbarramento, in Austria l’età minima per votare è 17 anni, e così via (qui trovate tutte queste eccezioni).
Ciascun partito o coalizione italiana è affiliata a un gruppo politico che siede nel Parlamento Europeo: in base ai risultati dei vari partiti in tutti gli stati dell’Unione, si determinerà la maggioranza che controllerà i lavori del Parlamento nella prossima legislatura, che durerà fino al 2024.
Attualmente la coalizione di maggioranza al Parlamento Europeo è formata dal Partito Popolare Europeo (centrodestra) e dai Socialisti e democratici (centrosinistra), spesso appoggiata dall’ALDE (liberali). Il gruppo politico che otterrà più voti avrà anche diritto a indicare il prossimo presidente della Commissione Europea: è il processo del cosiddetto Spitzenkandidaten, che però non è scritto nei trattati europei e che quindi potrebbe essere messo in discussione nelle settimane successive al voto. 

La scheda
Il voto si esprime tracciando una X su un unico simbolo di partito o di coalizione. Accanto a ogni simbolo ci sono anche tre spazi bianchi, su cui si possono scrivere fino a tre cognomi di candidati di quella lista (è il sistema delle cosiddette “preferenze”). L’indicazione delle preferenze è facoltativa: il voto sarà considerato valido se ci sarà anche solo un X. Non è permesso il cosiddetto voto disgiunto, cioè votare un partito e contemporaneamente scrivere il cognome di un candidato in un altro partito.
ATTENZIONE: nel caso di due o tre preferenze, devono riguardare candidati di genere diverso. Non si possono votare soltanto uomini, né soltanto donne.

I risultati
Arriveranno probabilmente nelle prime ore di lunedì 27, anche se alle 23 verranno diffusi exit poll effettuati in tutta Europa. Per sapere esattamente quali candidati saranno stati eletti ci vorrà invece un po’ più di tempo, dato che per fare i calcoli necessari va concluso lo spoglio in tutte le sezioni.

Le altre elezioni
In Italia il 26 maggio sono previste diverse elezioni amministrative e un’elezione regionale, in Piemonte. In particolare si vota per rinnovare l’amministrazione comunale in cinque capoluoghi di regione – Firenze, Bari, Perugia, Potenza e Campobasso – e 25 capoluoghi di provincia, fra cui alcuni piuttosto rilevanti come Bergamo, Pescara e Ferrara, oltre che in vari comuni più piccoli. In tutto le elezioni amministrative riguarderanno un corpo elettorale di 17 milioni di elettori.
In Trentino si terranno anche delle elezioni suppletive per sostituire due membri della Camera dei deputati eletti col sistema dei collegi uninominali, che nel frattempo si sono dimessi: si tratta di Maurizio Fugatti e Giulia Zanotelli, entrambi della Lega, entrati di recente nella giunta della provincia autonoma di Trento. Entrambi i collegi in cui si voterà fanno parte della provincia di Trento.

Come andò nel 2014
In Italia il Partito Democratico, guidato ai tempi dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, ottenne il 40,81 per cento dei voti. Il Movimento 5 Stelle si attestò (risultato peggiore della sua storia in un’elezione su base nazionale) al 21,16 per cento. Forza Italia arrivò invece al 16,81 per cento. Poi la Lega (6,15), l’UDC (4,38) e  il cartello della sinistra radicale, L’Altra Europa con Tsipras, che riuscì a passare lo sbarramento di poche migliaia di voti (ottenne il 4,04 per cento).

Al Parlamento Europeo, il gruppo politico che ottenne più seggi fu il Partito Popolare europeo, con 221 seggi. I socialisti ne ottennero 191, i liberali 67, la sinistra radicale 52, Verdi 50, mentre i tre partiti di ispirazione populista in tutto 150 parlamentari. Il presidente del Parlamento Europeo fu espresso dai socialisti, che nominarono Martin Schulz, mentre il Partito Popolare indicò l’attuale presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker.



FONTE:
Konrad. L'Europa, spiegata bene
(IlPost)

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