lunedì 24 settembre 2012

Servizio

Ciao a tutt*,
vorrei condividere con voi una riflessione, più che altro un pensiero ad alta voce, riguardo la riappropriazione di un'altra parola.
In questi anni di Movimento dopo aver riconquistato le parole Diritto (ben oltre il Bisogno) e Beni Comuni ho iniziato a vedere con luce diversa la parola Servizio.
Sono anni che ci occupiamo di Servizi, ma abbiamo una comprensione intima della parola? 
Certo è immediato il discorso gestionale, di assetto aziendale, arriviamo a riconoscere facilmente l'erogazione di Servizio di beni essenziali, di prima necessità.

Credo poter tracciare un sentiero grezzo per andare ancora oltre, ovvero:
Servizio ha una valenza di subordinazione, da servo, servitù. Direi che soprattutto è questa l'ottica con la quale ci approcciamo quotidianamente al termine.
Ma abbiamo perso tutto un universo di idee e concetti legati al termine, ovvero tutti i significati collegati a serbare e potenziati ulteriormente dal prefisso con: CONSERVARE.
Serbare ovvero custodire, conservare intatto, proteggere.
Credo fortemente sia questo il legame saldo che deve guidare la nostra riflessione di difesa dei Beni Comuni attraverso i Servizi, al fine della loro CONSERVAZIONE per le generazioni future.
Da questo deve, intendo proprio dovere, conseguire la cultura e l'educazione che attiene a questa visione, ovvero l'educazione allo Spirito di Servizio.

Solo sviluppando e facendo nostro questo spirito potremo davvero fare la differenza rispetto al contesto attuale. Esplicito: solo facendo nostro lo Spirito di Servizio (ovvero rivolto alla conservazione dei Beni per le future generazioni) potremo affrontare degnamente la gestione dei Servizi piuttosto che dei beni comuni - Res Publica - in un modo nuovo e altro dal presente. Ancor più esplicito: senza questa premessa non credo che apporteremmo sostanziali modifiche rispetto al modello imperante che combattiamo da tempo e penso soprattutto alla nostra ampia proposta di partecipazione e per i servizi pubblici locali e per la partecipazione alla politica, sia essa interna (chi un giorno si candiderà) sia esterna, restando cittadino attivo.

L'esperienza bellissima di questi anni mi fa affermare che questa cultura è più sviluppata tra i cittadini, non mi riferisco solo a noi attivi dei diversi movimenti, ma anche alle cittadine e cittadini che abbiamo incontrato in anni di banchetti in piazza, piuttosto che agli amministratori pubblici o delegati, comunque sempre con i dovuti distinguo.

Reputo interessante dibattere a riguardo e approfondire un sentiero da me appena appena abbozzato.

Andrea,
Comitato Acqua Pubblica Torino

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